Cari affezionati della rubrica, anche questo lunedì non disattenderemo la buona abitudine. Secondo cui iniziamo l’articolo dando la definizione di ciò di cui tratteggeremo la storia.
Prima di scoprire come è cambiato il forno a microonde, dunque, proviamo a spiegare cos’è.
Ricordiamo, intanto, che il suo nome viene abbreviato in microonde tout court. Si tratta di un forno per alimenti che cuoce o riscalda i cibi sfruttando la frequenza delle microonde.
Da qui in poi, il discorso si complica. Cercando di semplificarlo al massimo: l’elevata frequenza delle microonde crea un notevole assorbimento di energia da parte dei cibi, così da permettere una cottura rapida e uniforme. Con l’aggiunta che i contenitori (a meno di clamorosi errori umani) non si surriscaldano.
Ma come nasce, e come è cambiato, il forno a microonde?
Il microonde: un’invenzione… militare
Il dizionario Treccani descrive così la voce serendipità: “La capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, spec. in campo scientifico, mentre si sta cercando altro”.
È esattamente quanto è successo per il forno a microonde. Durante la seconda guerra mondiale l’esercito britannico utilizzava il magnetron, una valvola termoionica ad alta potenza che produceva microonde, per potenziare i radar. Nel 1945 l’ingegnere statunitense Percy Spencer, dipendente della società Raytheon e impegnato nello studio delle microonde, un giorno usando un magnetron scoprì che un cioccolatino che teneva in tasca si era sciolto.
Intuì subito un possibile utilizzo alimentare delle microonde. Provò a cuocere un pop corn e a scaldare un uovo (che, vuole la leggenda, esplose in faccia a un altro degli sperimentatori).
Di esperimento in esperimento, Spencer realizzò finalmente il primo forno a microonde.
Il primo forno a microonde
La Raytheon brevettò il processo della cottura a microonde nel 1946, e l’anno dopo realizzò il primo strumento destinato alla commercializzazione. Si chiamava Radarange, era alto quasi due metri e pesava la bellezza di 340 chili. Nonostante ciò, ebbe un discreto successo.
Come è cambiato il forno a microonde
Ma come è cambiato il forno a microonde dal 1947?
Il primo microonde domestico da parete viene prodotto nell’ottobre del 1955 dalla Tappan Stove Company. Aveva un’alimentazione a 220 volt, con cui era possibile cuocere e riscaldare i cibi a 500 o 800 watt.
Tuttavia, se le dimensioni del microonde si erano di molto ridotte, i prezzi erano ancora elevati.
Solo intorno agli anni Settanta del secolo scorso, grazie alla concorrenza di diverse altre aziende (tra cui la Litton Industries), ecco che i prezzi si abbassano e il microonde inizia a entrare nelle case. Eppure, nel 1978 solo l’8% degli americani ha un microonde, che viene utilizzato soprattutto nella ristorazione professionale.
Negli anni Ottanta lo sviluppo tecnologico porta al crollo dei prezzi dei microprocessori incorporati in tutti i forni a microonde. È da allora che l’elettrodomestico inizia a diffondersi in modo sempre più massiccio.
Il microonde in Italia
Mentre i forni a microonde diventavano sempre più piccoli, leggeri ed economici, in Italia la diffusione arranca, per un certo pregiudizio nei confronti dell’efficacia della tecnologia, e per qualche dubbio che riguardava la salute. Dubbio che, come vedremo, sta tornando in auge in questi ultimi tempi.
Il forno a microonde inizia a entrare nelle case degli italiani alla fine degli anni Ottanta del Novecento, ma il boom si avrà solo negli anni Duemila.
Il forno a microonde oggi
Dall’inizio del nuovo millennio non c’è quasi famiglia che non utilizza un forno a microonde. L’elettrodomestico, grazie anche a una serie di nuove funzionalità, non è più usato solo per il riscaldamento dei cibi ma anche per la loro cottura.
Oggi ci sono in commercio microonde che danno la possibilità di scongelare i cibi, grigliarli, cuocere con il sistema crisp o nella modalità a forno ventilato, e avvalersi di ricette preimpostate.
Sono opzioni che di fatto eliminano la differenza tra il forno a microonde e il tradizionale forno elettrico, rendendo spesso inutile l’acquisto del secondo. Con un risparmio di spazio ma anche energetico, visti i minori tempi di cottura del microonde.
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Le recenti polemiche sul microonde
La questione antica è: i cibi riscaldati al microonde perdono le loro proprietà nutrizionali?
Risposta: sì e no. Due esempi opposti: i broccoli se scaldati al forno a microonde riducono di circa il 75% i loro antiossidanti, a differenza di quanto accade se vengono cotti a vapore o cucinati senza acqua.
Al contrario, gli spinaci mantengono quasi tutto il loro acido folico se cotti al microonde. Mentre sui fornelli ne perdono quasi l’80%.
Ma oggi ha attecchito una nuova polemica: dal momento che i complottisti vedono pericoli ovunque, il forno a microonde sta diventando una sorta di cugino del 5G. Insomma, è tornata a fare paura la sua presunta radioattività nociva all’uomo. Nulla di cui preoccuparsi: sono ormai numerosi gli studi che hanno serenamente sfatato questo mito. Per cui cuocete pure i vostri cibi al microonde, e buon appetito.