L’8 luglio del 2005 raggiungeva gli scaffali dei negozi di tutto il mondo God of War, il primo capitolo della tragedia di Kratos, il Fantasma di Sparta. Mentre aspettiamo di saperne di più su God of War Ragnarok, che dovrebbe uscire nel 2022, cogliamo l’occasione per ripercorrere la storia del guerriero deicida, dalla sua nomina a dio della guerra, fino al soft reboot del 2018.
God of War: una saga che ha fatto la storia
Kratos, con le sue Lame del Caos e la sua carnagione cinerea è diventato nel tempo uno dei personaggi più iconici appartenenti all’universo PlayStation. Oggi il Fantasma di Sparta compie 16 e l’occasione è propizia per scoprire come è nata la saga di God of War e cosa ci possiamo aspettare dal prossimo capitolo in arrivo nel 2022.
La prima avventura dello spartano entra in fase di sviluppo nel 2002; i Santa Monica Studios si erano formati da pochi anni e il progetto, allora chiamato semplicemente Dark Odissey, era guidato da David Jaffe, in qualità di game desiner, e Cory Balrog, lead animator oggi diventato il volto della software house. Il gioco doveva essere basata sulla mitologia greca e l’obbiettivo di Jaffe era quello di restituire tutta la crudezza e dei miti classici, tra sangue, sesso e tradimenti.
Il protagonista di questa avventura avrebbe dovuto essere volutamente bidimensionale, dato che non doveva rappresentare altro che il concetto di forza bruta. Ed ecco quindi che nasce Dominus, colui che poi avrebbe preso il nome di Kratos, il guerriero spartano mosso da rabbia e vendetta contro le divinità che gli avevano tolto tutto.
Particolarmente interessante la sua pelle cinerea, frutto della presentazione a Jeffe di un bozzetto non ancora colorato. Il designer pensò che il pallore fosse un ottimo modo per far “indossare” al personaggio i suoi peccati, ed è proprio da questa idea che nasce il design definitivo del Fantasma di Sparta.
God of War cominciava a prendere forma, e il risultato finale fu un eccellente hack ‘n slash, caratterizzato da un azione veloce e più accessibile rispetto ai canoni del genere.
La tragedia di Kratos
Armato di Lame del Caos e incantesimi di varia natura, Kratos nel primo God of War devo recuperare il Vaso di Pandora per ottenere il potere necessario ad uccidere Ares, dio della guerra. Il guerriero spartano aveva giurato fedeltà al dio in punto di morte, salvandosi grazie al dono delle Lame del Caos, ma tutto ha un prezzo. La benedizione di Ares lo aveva reso anche schiavo della divinità, al punto che in una delle tante missioni per suo conto arriva ad uccidere per errore, accecato dalla rabbia, sua moglie e sua figlia.
La storia di Kratos quindi riprende i classici canoni della tragedia greca, con un protagonista prima consumato dalla sua stessa ambizione e poi dal senso di colpa per aver brutalmente ucciso la sua famiglia, le cui ceneri gli vengono impresse sulla pelle, da cui il colorito cinereo. Ha quindi origine il suo bruciante senso di vendetta.
La trama di God of War quindi ci vede iniziare i primi passi nel percorso di Kratos di uccisore di dei, percorso che vedrà la sua apoteosi in God of War 3 in cui daremo la caccia alle ultime divinità rimaste, questa volta per regolare i conti con Zeus, rivelatosi essere il padre di Kratos in God of War 2. Proprio nel secondo capitolo Zeus uccide Kratos, per cercare di limitarne la violenza, cosa che ovviamente non ha fatto altro che far arrabbiare ancora di più il Fantasma di Sparta, che dall’Ade risale fino alla cima dell’Olimpo per riscattare il torto subito.
I punti di forza principali dell’originale trilogia di God of War (e relativi spin off) sono due: il gameplay, frenetico e profondo al punto giusto per risultare alla portata di tutti, e la ricostruzione dei miti greci che, ovviamente riadattati per il contesto, dimostrano l’enorme studio dei ragazzi di Santa Monica del phanteon ellenico.
God of War 2018
Come abbiamo visto finora la saga di God of War si è sempre proposta al pubblico come una serie votata all’azione pura, con una introspezione minima dei personaggi che si avvicendavano a schermo. Soprattutto Kratos era poco più di una macchina di morte, e la sua dimensione psicologica veniva esplorata in parte soltanto nei due spin off per PsP Ghost of Sparta e Chains of Olympus.
Questo elemento viene completamente sovvertito in God of War, il soft reboot uscito nel 2018 in esclusiva Ps4. Kratos qui è invecchiato, ha un figlio, e si è ritirato nelle remote terre del nord, dove le divinità locali, quelle norrene, non conoscono la sua identità.
Questo almeno finché un misterioso figuro si presenta alla sua porta dichiarando di essere a conoscenze del suo oscuro passato. Da qui comincia il viaggio di Kratos e di suo figlio Atreus per consegnare le ceneri della moglie alla montagna di Jötunheim, che avrà la sua conclusione in delle bossfight più epiche di tutta la serie.
God of War 2018 si configura come un cambio di paradigma totale per la serie, anche grazie alla volontà di Cory Balrog di cambiare le carte in tavola. Kratos diventa qui un personaggio semplice ma sfaccettato, che cerca in tutti i modi di lasciare alle spalle il suo passato e di indirizzare il figlio Atreus su una strada che non sia autodistruttiva come quella da lui percorsa in passato.
Gli eventi messi in moto in God of War comunque sono solo l’incipit di una storia più grande, che non vediamo l’ora di vedere continuare in God of War Ragnarok. Un nuovo trailer per questo titolo potrebbe arrivare da un momento all’altro, magari entro la stagione autunnale.
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