Dopo una lunghissima attesa, finalmente i fan di Good Omens hanno potuto vedere l’attesissima seconda stagione. Questa serie fenomeno, nata dall’omonimo libro di Neil Gaiman e Terry Pratchett, esplora in maniera ironica le pieghe della mitologia cristiana, tra Inferno e Paradiso. A reggerla, un duo di attori straordinari che ha trovato la propria chimica ideale. Ed è proprio questo a far funzionare questa stagione un po’ claudicante.
Cosa succede nella seconda stagione di Good Omens?
Dopo essere riusciti a impedire l’Apocalisse per un soffio, l’angelo Aziraphale e il demone Crowley sono tornati sulla Terra, dove vivono un’esistenza fondamentalmente libera da legami. Non sono più i benvenuti in Paradiso e all’Inferno, ma non sono attivamente in pericolo. Questo fino a quando non arriva alla porta di Aziraphale una vecchia conoscenza.
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Si tratta di uno dei leader assoluti del Paradiso, l’Arcangelo Gabriele. È nudo, con una scatola di cartone in mano e senza memoria. Ed è giunto alla libreria per chiedere aiuto, senza sapere di più. L’angelo e il demone dovranno quindi proteggerlo dalle forze del Bene e del Male che cercheranno di catturare Gabriele, mentre cercano di scoprire cosa gli sia successo…
Questa seconda stagione di Good Omens sfrutta totalmente il punto di forza principale dello show: i due protagonisti e la chimica fra loro. Tutto si regge completamente su questo duo (o coppia, se preferite) ancora più che in passato. Se la prima stagione aveva una sua coralità per quanto limitata, qui il focus è quasi interamente su Aziraphale e Crowley, per la felicità dei fan.
E così assistiamo a un approfondimento della loro storia, scoprendo come si siano incrociati lungo il tempo e come ciascuno di loro abbia influenzato l’altro. Il tutto naturalmente impreziosito dallo straordinario lavoro di Michael Sheen e David Tennant. Un duo nato su questo set ai tempi della prima stagione e diventato straordinariamente solido e amabile. Ma che non riesce a dare davvero sostanza al tutto.
È una stagione (che vuole essere) di raccordo
Come sottolineato nella recensione che potete trovare su orgoglionerd, questa seconda stagione di Good Omens soffre di un problema di narrazione. Era evidentemente difficile far ripartire la macchina e trovare un motore per la trama che potesse rivaleggiare con “sta arrivando l’Apocalisse”. E così lo show abbassa incredibilmente la tensione, optando per una vicenda molto più semplice, anche troppo.
L’espediente narrativo di incastrare le vicende passate dei due protagonisti non regge. È piuttosto evidente come sia un modo per cercare di riempire, di prolungare il racconto per arrivare a creare una stagione intera. Per quanto siano interessanti, questi episodi hanno un legame troppo debole con la narrazione principale e la rallentano invece che arricchirla.
Gran parte della vicenda sembra essere un modo per muovere delle pedine per creare un nuovo tabellone. E così facendo prepararsi il terreno per una terza stagione, semplicemente accennata nel finale ma dal grandissimo potenziale. Rendendo quindi questa seconda stagione di Good Omens un vero e proprio raccordo tra le due che la circondano. Sempre però che la terza arrivi.
Una strada più valida sarebbe stata quella spesso adottata dalla TV britannica (a cui chiaramente questo show è legato): quella dell’episodio speciale. Raccogliere tutta la parte dello show ambientata nel presente e renderla un film per il piccolo schermo. Un modo per contenere l’investimento e lanciare più facilmente verso la nuova stagione.
La seconda stagione di Good Omens è un grande azzardo
È stata una scelta molto peculiare quella di creare una stagione così. Un rischio non indifferente, che sposta tutta l’attenzione verso il futuro. Il problema è che quella terza stagione promessa nel finale bisogna conquistarsela e non è detto che questo approccio porti in quella direzione, anzi. Bisognerà vedere se il solidissimo fandom di Good Omens (fratello di altri iconici come quello di Doctor Who) riuscirà a dimostrare la propria forza.
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Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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