Immaginate che qualcuno scriva per voi una canzone di consolazione per un brutto momento. E immaginate che quella stessa canzone finisca per consolare il mondo intero. Può capitare se l’autore in questione si chiama Paul McCartney, a mani basse il più grande melodista della musica pop. Ed è proprio questa la storia di Hey Jude dei Beatles, che in origine avrebbe dovuto chiamarsi Hey Jules, in quanto scritta da Sir Paul per Julian Lennon, figlio di John.
È una storia affascinante quella di Hey Jude, come del resto tutte quelle che riguardano le canzoni dei Beatles. Una storia fatta anche di incomprensioni (John Lennon pensava addirittura fosse dedicata a lui) e di momenti felici. Del resto il celebre video girato presso i Twickenham Studios rappresenta forse uno degli ultimi veri momenti spensierati dei Fab4.
Ma procediamo con ordine, benvenuti ad un nuovo episodio di Dentro la Canzone, oggi dedicato alla storia e al significato di Hey Jude dei Beatles.
La storia di Hey Jude dei Beatles: una canzone per Julian Lennon
Il 1967 è un anno in cui cambia tutto per i Beatles. In agosto muore Brian Epstein, manager e grande amico del gruppo. Una dipartita che peserà tantissimo sul declino che porterà la band di Liverpool verso lo scioglimento di pochi anni dopo.
Sempre nel ‘67 avvengono diversi cambiamenti nelle vite personali dei Fab4. Paul McCartney termina la relazione con la sua storica fidanzata Jane Asher, e intraprende un’intensissima storia d’amore Linda Eastman. Nel corso dello stesso anno anche John Lennon divorzia da Cynthia Powell, portando allo scoperto la relazione con Yoko Ono (conosciuta l’anno prima). Insomma, se c’è da trovare un anno in cui il giocattolo Beatles si rompe, quello è proprio il 1967.
All’epoca dei fatti Julian Lennon, figlio di John e Cynthia, aveva solo 5 anni. John è talmente preso da Yoko che tocca a Paul assicurarsi che Cynthia e il piccolo Julian stiano bene, andando a trovarli regolarmente. Lo stesso Julian, divenuto adolescente, ricorderà come passasse più tempo con Paul che con suo padre John, che in quei giorni vedeva a stento.
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Durante uno dei viaggi in auto verso casa di Cynthia, Paul comincia a pensare a come possa sentirsi un bambino di 5 anni nell’affrontare il divorzio dei genitori. Pensa soprattutto a che parole usare con Julian, cercando di consolarlo ma al tempo stesso incoraggiarlo. Ed è così che nascono le iconiche parole: “Hey Jules, non prenderla a male. Immagina una canzone triste che puoi rendere allegra”
Paul ancora non lo sa, e neanche Julian, ma stava per nascere uno dei capolavori della storia della musica.
“Paul mi disse che aveva pensato alla mia situazione, a quello che stavo passando e a quello che avrei dovuto passare. Paul e io ci frequentavamo spesso, più di quanto facessimo io e papà… Sembra che ci siano molte più foto di me e Paul che giochiamo a quell’età che di me e papà. Non ho mai voluto sapere la verità su come era papà e su come si comportava con me. C’erano cose molto negative, come quando disse che ero uscito da una bottiglia di whisky bevuta il sabato sera. È difficile da affrontare. Pensi: dov’è l’amore in questo? Mi sorprende ogni volta che ascolto la canzone. È strano pensare che qualcuno abbia scritto una canzone su di te. Mi tocca ancora”.
Julian Lennon nel libro The Stories Behind Every Beatles Song di Steve Turner
Julian Lennon scoprì che la canzone era stata scritta per lui solo una decina di anni dopo, quando era ormai adolescente. Fu in quel periodo che riallacciò i rapporti con il padre, che andava a trovare a New York fino a quel tragico 8 dicembre 1980.
Da Hey Jules a Hey Jude: John Lennon pensò fosse dedicata a lui
Non è chiaro il perchè Paul decise di cambiare il nome da Jules e Jude. Le ipotesi e le teorie sono varie, e quella più accreditata e diffusa ritiene che il nome Jude sia ispirato dal personaggio di Jud del musical Oklahoma!. Paul McCartney, da canto suo, ha sempre sostenuto di amare il suono della parola Jude. Fatto sta che il compositore lavora al brano prima di suonare a John Lennon.
Quest’ultimo ne rimane affascinato, anche perchè era convinto che il testo fosse dedicato a lui. In particolare la frase “You were made to go out and get her” venne interpretata come un incoraggiamento dell’amico nel vivere liberamente la storia con Yoko.
Chiarito questo piccolo fraintendimento, la coppia di autori più celebre della musica pop lavora insieme al brano, rendendolo un piccolo kolossal: ben 7:11 minuti di canzone, la più lunga dell’intero repertorio dei Beatles.
La registrazione di Hey Jude (e quell’imprecazione ben udibile)
L’arrangiamento è quanto di più studiato i Fab 4 abbiano mai realizzato: la canzone inizia con il solo pianoforte, e man mano si sviluppa fino ad esplodere nel poderoso finale, con il leggendario coro e i vocalizzi di Paul in stile Little Richard.
La canzone venne registrata presso i Trident Studios di Londra, il 31 luglio e il 1° agosto 1968, con un’orchestra composta da 36 elementi. La leggenda afferma che gli orchestrali applaudirono e cantarono durante tutta la sequenza finale, ricevendo un compenso doppio per la passione dimostrata durante le registrazioni.
La registrazione originale comprende alcune imprecazioni colte su nastro in sala di incisione. Infatti, se si ascolta al minuto 2:55 circa, si può sentire la voce di John mentre Paul canta la sua strofa. Lennon sembra dire “ooh”, ma in realtà sta dicendo “chord”, cioè accordo. In pratica, sebbene poco udibile, sta dicendo “ho sbagliato accordo”. Poco dopo è udibile anche un’imprecazione di Paul, che dice “”F**king hell”. Nel video di seguito, con le voci isolate, tutto è più udibile.
Doveva essere la B-side di Revolution, ma finì per essere il contrario
Hey Jude è una canzone che infranse diversi primati. Fu ad esempio la prima canzone pubblicata dalla neonata Apple Records, l’etichetta di proprietà dei Beatles, che dopo la morte di Epstein decisero di gestire autonomamente le proprie pubblicazioni. L’idea iniziale era di pubblicarla come lato B di Revolver, dato che l’eccessiva lunghezza del brano (oltre i 7 minuti) la rendeva poco appetibile come singolo. In realtà però si decise di fare diversamente: Hey Jude sul lato A e Revolver come B-side.
La scelta di pubblicarla come singolo portò ad un altro record: Hey Jude divenne il singolo più lungo mai pubblicato fino a quel momento, con i suoi 7 minuti e 11 secondi. Il successo del brano sdoganò il concetto di durata standard radiofonica, e difatti gli anni ‘70 sono stati caratterizzati da singoli dalla durata considerevole (si pensi ad American Pie di Don McLean o a Layla di Eric Clapton).
La canzone ha debuttato al 10° posto della Hot 100, entrando così nella storia e diventando il primo singolo in assoluto a raggiungere la top 10 nella sua prima settimana di permanenza in classifica. Inoltre, quando la musica dei Beatles debuttò per il download per la prima volta iTunes – il 16 novembre 2010 – Hey Jude fu la canzone dei Fab4 più scaricata quel giorno.
C’è anche un altro primato decisamente interessante. Secondo un’indagine realizzata da Small Demons (via The Guardian), Hey Jude è la canzone più citata nella letteratura. Sarebbero ben 55 i libri che fanno riferimento al brano, tra cui anche I lupi della calla di Stephen King (“Perché la gente di qui canta Hey Jude? Non lo so”) e Paradise di Toni Morrison (“Soane era rimasto inorridito – e se ne andò accompagnando Hey Jude alla radio”)
Hey Jude dei Beatles: il significato del testo
Hey, Jude, don’t make it bad
Ehi, Jude, non prenderla a male
Take a sad song and make it better
Remember to let her into your heart
Then you can start to make it better
Prendi una canzone triste e rendila migliore
Ricordati di farla entrare nel tuo cuore
Poi potrai iniziare a migliorare le cose
Come detto, Paul si rivolge ad un piccolissimo Julian (che chiama Jules nella versione originale del testo). Dovendo rassicurare e incoraggiare un bambino di 5 anni a non abbattersi, gli fa una metafora musicale: prendi una canzone triste e rendila migliore. Come a dire che certe cose della vita possono essere tristi, ma possiamo sempre migliorarle, se apriamo il cuore.
Hey, Jude, don’t be afraid
Ehi, Jude, non aver paura
You were made to go out and get her
The minute you let her under your skin
Then you begin to make it better
Sei stato creato per andare a prenderla
Nel momento in cui l’hai lasciata entrare nella tua pelle
Poi cominci a migliorare le cose
Questo è il celebre verso frainteso da John Lennon, il quale credeva che Paul McCartney lo stesse incitando a vivere liberamente e senza pressioni la nuova relazione con Yoko Ono.
And anytime you feel the pain, hey, Jude, refrain
E ogni volta che senti il dolore, ehi, Jude, fermati
Don’t carry the world upon your shoulders
For well you know that it’s a fool who plays it cool
By making his world a little colder
Na-na-na-na-na, na-na-na-na
Non portare il mondo sulle tue spalle
Perché sai bene che è uno sciocco che fa finta di niente
Rendendo il suo mondo un po’ più freddo
Na-na-na-na-na, na-na-na-na-na
È cosa comune che i figli si sentano in colpa per il divorzio dei genitori. In questi casi Paul rassicura Jules: non portare il peso del mondo sulle tue spalle. Non assumerti colpe che non sono le tue.
So let it out and let it in, hey, Jude, begin
Quindi lasciati andare e lasciati andare, hey, Jude, inizia
You’re waiting for someone to perform with
And don’t you know that it’s just you, hey, Jude, you’ll do
The movement you need is on your shoulder
Na-na-na-na-na, na-na-na-na, yeah
Stai aspettando qualcuno con cui esibirti
E non sai che sei solo tu, ehi, Jude, lo farai
Il movimento di cui hai bisogno è sulla tua spalla
Na-na-na-na-na, na-na-na-na, yeah
Quando presentò il brano a John, Paul gli disse che il verso: “The movement you need is on your shoulder” era solo provvisorio e che lo avrebbe cambiato. Tuttavia Lennon insistette affinché il verso restasse quello, affermando che era “la strofa migliore di tutta la canzone”
Il lunghissimo outro, climax dell’intera composizione, è qualcosa che non si può spiegare. È un vero e proprio orgasmo musicale, con un coro che canta all’unisono e Paul McCartney che se ne sta appollaiato un paio di ottave sopra la decenza umana, senza falsetto, prendendo una nota di Fa letteralmente disumana.
Il video di Twickenham ridiede gioia ad una band allo scatafascio
All’epoca dei fatti, come accennato all’inizio di questo articolo, i Beatles erano dilaniati da dissidi interni e dinamiche personali. C’era una forte tensione anche tra George Harrison e Paul McCartney, il quale era molto rigido sulle parti di chitarra delle proprie composizioni (se avete visto Get Back di Peter Jackson, questo aspetto è ben evidente).
Per risollevare gli animi dopo la prematura scomparsa di Epstein, e per ritrovare la gioia della musica, i 4 di Liverpool organizzano delle riprese presso i Twickenham Studios (gli stessi che vediamo nel primo episodio di Get Back). Le riprese si tengono il 4 settembre 1968, e il regista Michael Lindsay-Hogg coinvolge un’orchestra e un pubblico di circa 100 persone che si alzano in piedi e cantano insieme alla band nella seconda metà della performance.
Il filmato, insieme a quello di Revolution, anch’esso girato quel giorno, viene trasmesso per la prima volta dal programma britannico The David Frost Show l’8 settembre ed è rapidamente ripreso da altri programmi, dando alla canzone una grande spinta promozionale.
La riuscita della performance fornisce ai Beatles un vero boost emotivo (che è palpabile nel video dell’esibizione), a due anni di distanza da quella che era stata la loro ultima esibizione in pubblico nel 1966. Il gruppo ne è così entusiasta che accetta di girare un lungometraggio, che finì per essere il loro documentario Let It Be (da cui poi è tratto Get Back).
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