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I progetti di Leonardo da Vinci che sono diventati realtà

Il 2 maggio del 1519, esattamente 500 anni fa, moriva Leonardo di ser Piero da Vinci il genio italiano per eccellenza. Nessun’altra figura della storia può vantare il fatto di aver lasciato un’impronta così indelebile in ogni materia in cui si sia cimentato. Tra pittura, architettura, scienza, medicina e anatomia, Leonardo è l’incarnazione perfetta del Rinascimento italiano e del grande periodo di fervore intellettuale che esso ha rappresentato.

Noi abbiamo deciso di ricordarlo per il suo straordinario talento nell’invenzione tecnologica mostrandovi 5 dei suoi progetti del XVI secolo diventati realtà.

Il salvagente

Sebbene le prime tracce di un primordiale prototipo risalgano al 440 a.C., è a Leonardo che dobbiamo riconoscere la progettazione del primo salvagente. Lo troviamo disegnato in un foglio datato tra il 1487 ed il 1490 che contiene, oltre al Salvagente, anche i disegni di un guanto palmato, per nuotare più facilmente, e di “galleggianti per camminare sull’acqua”.

Il disegno rappresenta quella che è stata definita una forma di galleggiamento in grado di salvare la vita in caso di naufragio o, come scritto da Leonardo stesso, un “modo di salvarsi da una tempesta”. La nota accanto al disegno non dice nulla riguardo ai materiali da utilizzare. Si pensa però che potesse trattarsi di legno intrecciato o forse vimini. Il progetto del salvagente è stato perfezionato nel corso degli anni fino ad arrivare al 1851 quando il capitano inglese Johnn Ross Ward ideò una veste in sughero da far indossare al suo equipaggio.

Il carro armato

Leonardo capì ben presto che il Rinascimento rappresentava anche un momento di sviluppo dell’ingegneria militare. Il carro armato (o carro coperto) progettato da Leonardo da Vinci rappresenta, tra i progetti militari, quello più affascinante da un punto di vista tecnico. Si tratta di una terrificante macchina da guerra dotata di cannoni su tutti i lati, in grado di muoversi e fare fuoco contemporaneamente.

Leonardo inserisce al suo interno un meccanismo di movimento basato su ingranaggi che permettono alle 4 ruote interne di muoversi. Un grande rinforzo con piastre metalliche va a proteggere il guscio esterno. L‘attacco era possibile grazie ai 12-13 cannoni disposti tutt’intorno e manovrati dall’interno da 8 soldati che, a turno, li caricavano con altra polvere da sparo.

In una lettera del 1482 destinata a Ludovico il Moro, Leonardo da Vinci scrive: “Posso costruire, poi, carri coperti, sicuri e inattaccabili, i quali col fuoco dei propri cannoni potranno penetrare tra i nemici senza che questi, per quanto numerosi, possano attaccarli. Dietro il carro potranno seguire le fanterie, in gran numero, illese e senza incontrare ostacoli.”

Il paracadute

Quello del volo è stato uno dei temi più amati e studiati da Leonardo. Dopo aver osservato a lungo il volo degli uccelli e l’attrito dell’aria su un corpo, Leonardo disegnò il primo progetto di un paracadute. Il disegno, datato tra il 1483 e il 1486, rappresenta uno dei primissimi progetti riguardanti il volo. Raffigura un paracadute a forma piramidale a base quadrata. La struttura (7,2 metri il lato base e 7,2 metri l’altezza) è rivestita di tela di lino inamidata, per renderla compatta ed impermeabile all’aria.

Accanto al disegno Leonardo, rigidamente da sinistra verso destra e al contrario, scrive “se un uomo ha un padiglione di pannolino intasato, che sia di 12 braccia per faccia e alto 12, potrà gittarsi d’ogni grande altezza senza danno di sé”.

Non sappiamo se ai tempi di Leonardo questo progetto sia mai stato testato, ma sappiamo che funziona! Nel 2000, infatti, il paracadutista inglese, Adrian Nicholas, si è tuffato in volo da un’altezza di oltre 2000 metri con un paracadute realizzato sulla base di questo stesso disegno. Il paracadute è stato issato in volo da una mongolfiera sui cui Nicholas si è agganciato per poi iniziare la sua discesa. Non solo il paracadute ha funzionato perfettamente ma non si sono presentati nessuna brusca oscillazione ne vuoti d’aria legati ai moderni paracadute.

In merito all’esperimento Adrian Nicholas ha commentato: “C’è voluta una delle più grandi menti che abbia mai vissuto per progettarlo, ma ci sono voluti 500 anni per trovare un uomo con un cervello abbastanza piccolo da poterlo effettivamente provare.”

Lo scafandro

Verso la fine del 1400 Leonardo inizia a progettare e disegnare diverse invenzioni che possano permettere all’uomo di operare in immersione. In un foglio risalente al 1480 (c.a), è rappresentato lo scafandro per palombaro con tanto di sistema respiratorio. Leonardo da Vinci descrive, in una nota, l’abbigliamento completo che comprendeva: giubba, calzoni e maschera con occhiali in vetro.

Il sistema di respirazione era composto da due tubazioni in lega d’acciaio, uno per inspirare e l’altro per espirare l’aria dalla superficie. Delle giunture funzionavano da prolungamento dei tubi stessi, consentendo una maggiore estensione. Ogni tubo era ricoperto da una guaina in cuoio per aumentarne la resistenza all’acqua e alla sua pressione, per impedire improvvise interruzioni del flusso d’aria.

La giubba prevedeva un rigonfiamento, destinato a contenere in un otre la riserva d’aria. Completavano l’equipaggiamento sacchi di sabbia utilizzati come zavorra, una corda, un coltello e un corno per comunicare la fine delle operazioni. Inoltre, convinto che la riserva d’aria potesse durare a lungo, Leonardo aveva previsto per il palombaro anche un piccolo recipiente per orinare.

Non sappiamo se qualcuno abbia mai effettivamente provato lo scafandro progettato da Leonardo ma è certo che il disegno rinascimentale è servito per la realizzazione del modello “moderno” grazie al quale siamo riusciti ad esplorare i fondali marini, fluviali e dei laghi.

I robot

Passateci il termine forse eccessivamente contemporaneo ma Leonardo da Vinci ha davvero progettato e costruito i primi prototipi di quelli che oggi chiameremmo Robot. L’automa cavaliere o, appunto, il “robot di Leonardo”, è senza dubbio il più famoso prototipo che si conosca. In alcuni appunti ritrovati nel Codice Atlantico, la più grande raccolta di scritti e disegni di Leonardo, si trovano tutti i dettagli del cavaliere meccanico.

L’automa era rivestito da un’armatura in metallo mentre all’interno era costruito in legno, con elementi in pelle e metallo. Era azionato da un sistema di cavi che simulavano tendini e muscoli mentre un sistema di ma novelle, esterno al corpo meccanico, muovevano le gambe. Non ci sono fonti che attestino l’effettiva costruzione dell’automa ma un modello realizzato nel 2002 dall’esperto di robotica della NASA, Mark Rosheim, ha dimostrato l’effettiva funzionalità. Nel 2007, a seguito di ulteriori studi realizzati da Mario Taddei, è stato dimostrato che il progetto si avvaleva di altri disegni presenti in vari fogli del Codice Altantico. Tuttavia è praticamente impossibile leggerli: i disegni sono volutamente confusi e di difficile interpretazione senza un ordine preciso.

Il modello di “robot” realizzato, di cui è stato documentato il suo funzionamento, è quello del Leone Meccanico. L’automa è stato costruito nel 1515 e inviato a Lione al re di Francia Francesco I. Non esiste un vero e proprio progetto se non piccoli indizi individuati in una serie di disegni del Codice Madrid I. La struttura doveva essere realizzata in legno e ricoperta di pelliccia. Secondo le cronache del tempo, il leone era perfettamente in grado di camminare autonomamente come è stato dimostrato da una recente ricostruzione da parte dello studio Leonardo3.

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