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iCub 3, è italiano il robot avatar per il mondo reale: si controlla con una tuta a chilometri di distanza

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Sempre più aziende del settore tecnologico (e non solo di quello) stanno studiando il metaverso, col desiderio di entrare a farne parte. Ma c’è anche chi dal metaverso prende spunto per intervenire sulla realtà.

È il caso di un gruppo di ricerca dell’IIT-Istituto Italiano di Tecnologia. Grazie al quale una nuova versione del robot umanoide iCub, che è stata chiamata iCub 3, potrà diventare nostro avatar fisico. Potrà cioè muoversi non nel mondo virtuale del metaverso, ma mimare i nostri movimenti e le nostre azioni nel caro, vecchio mondo della tridimensionalità.

Scopriamo qualcosa in più sul progetto.

Il progetto iCub 3

Il progetto iCub 3 è stato realizzato da un team di ricercatori del laboratorio Artificial and Mechanical Intelligence. Ed è stato coordinato da Daniele Pucci dell’Istituto Italiano di Tecnologia-IIT.

Il team ha testato per la prima volta il sistema avanzato di tele-esistenza su una nuova versione del robot iCub, denominato iCub 3.

iCub è stato messo alla prova come avatar fisico di un essere umano. Gli operatori hanno testato il controllo virtuale in remoto delle sue capacità di muoversi nello spazio, manipolare oggetti, percepire stimoli. E quelle di interagire verbalmente e fisicamente con persone e ambiente.

L’esperimento

Il team di ricerca, grazie all’integrazione di diverse tecnologie e lo sviluppo di software specifici, ha teleguidato iCub 3 a circa 300 chilometri di distanza. I ricercatori si trovavano infatti nei laboratori dell’ITT di Genova, e il robot umanoide all’interno del Padiglione Italia alla diciassettesima  Mostra Internazionale di Architettura-La Biennale di Venezia.

L’esperimento è stato realizzato in collaborazione con il Padiglione Italia “Comunità Resilienti”. E promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e curato dall’Architetto Alessandro Melis.

Durante l’esperimento iCub 3 ha visitato gli spazi e ammirato le opere del Padiglione Italia a Venezia, riproducendo i comandi che l’operatore gli ha impartito da Genova. Operatore che in questo modo è stato trasportato in maniera immersiva in un’altra realtà senza muoversi dal laboratorio.

Questa tele-esistenza, realizzata utilizzando una comune fibra ottica, fa muovere iCub 3 con un ritardo di comunicazione di appena 25 millisecondi.

L’esperimento nel dettaglio

Il teleoperatore ha indossato una tuta sensorizzata ideata e realizzata da IIT nell’ambito del progetto europeo AnDy e applicata con INAIL all’interno del progetto ergoCub. La tuta, chiamata iFeel, ha due obiettivi. Traccia il movimento corporeo dell’operatore per trasmetterlo al robot, e fornisce il feedback aptico (sensazioni di tipo tattile) all’operatore che la indossa, in modo che possa percepire quando e dove il robot viene toccato.

Il teleoperatore nella sede IIT di Genova cammina sul posto all’interno di una piattaforma di realtà virtuale. Che rileva la direzione e la velocità della camminata e gli permette di muovere liberamente la parte inferiore (gambe e piedi) e superiore del corpo (braccia e mani).

Il gruppo di ricerca ha anche sviluppato gli algoritmi che permettono l’integrazione di diverse tecnologie già esistenti. L’operatore indossa un visore che traccia la sua mimica facciale e i movimenti della testa che vengono trasferiti all’avatar e riprodotti con un alto livello di precisione.

Se l’operatore chiude gli occhi o muove le sopracciglia, il robot replica le sue azioni facendo apparire dei led che simulano le diverse espressioni del viso. Gli occhi di iCub 3 sono delle telecamere che hanno acquisito immagini a Venezia poi trasferite al visore dell’operatore a Genova. Il quale ha visto e sentito quello che vedeva e sentiva il robot.

iCub 3 è in grado di relazionarsi verbalmente, grazie a sistemi che registrano la voce dell’operatore e la trasmettono all’avatar.

I possibili utilizzi degli avatar fisici

La buona riuscita dell’esperimento della tele-esistenza condotto a Venezia concretizza  la strategia del team coordinato da Daniele Pucci. Il cui obiettivo è quello di sviluppare in futuro robot umanoidi che possano fungere da avatar degli esseri umani in contesti pericolosi. Come ad esempio il compiere azioni in luoghi potenzialmente a rischio per la salute umana o inaccessibili. Altre importanti funzioni degli avatar fisici sono quella di dare lavoro o altre opportunità a persone con disabilità, e proporre un nuovo modello di fruizione del nostro capitale culturale.

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Le parole del coordinatore del progetto

Daniele Pucci, coordinatore del progetto, ha detto: “Vogliamo creare avatar robotici per esseri umani utilizzando robot umanoidi per favorire l’interazione con il mondo reale da remoto.

Utilizziamo metodi simili a quelli di accesso al metaverso per accedere a distanza ad un mondo fisico e non digitale e crediamo che questa direzione di ricerca abbia un potenziale enorme. Da un lato, emergenze come la recente pandemia, ci insegnano che i sistemi avanzati di telepresenza possono diventare necessari in poco tempo. E possono fare la differenza in diversi campi, come la sanità e la logistica. Dall’altro, immaginiamo che gli avatar umanoidi potranno consentire alle persone con disabilità di lavorare e compiere azioni nel mondo reale attraverso un corpo robotico col fine ultimo di contrastare l’emarginazione di persone con gravi disabilità confinate nel proprio domicilio”.

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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