Con un risparmio sulle emissioni CO2 del 20%, il 5G permetterebbe una maggiore sostenibilità. Ma l’Europa è in ritardo rispetto a USA e Asia.
5G: connessione veloce e risparmio sulle emissioni CO2
Utilizzare la tecnologia 5G in settori ad alta densità di carbonio può garantire maggiore sostenibilità? La risposta è si, e arriva da uno studio Ericsson riportato da ansa. Introdurre la tecnologia di quinta generazione nell’industria energetica, manifatturiera, edile e del trasporto porterebbe a creare un risparmio annuale di emissioni CO2 tra i 55 e i 170 milioni di tonnellate. Per immaginare la portata di questi numeri basti pensare che sarebbe come togliere dalle strade oltre 35 milioni di automobili ogni anno.
Secondo lo studio Ericsson si arriverebbe a ridurre l’inquinamento da anidride carbonica in Europa fino al 20%. Un numero totale che, al momento, corrisponde alle emissioni di CO2 di Spagna e Italia messe insieme. Secondo lo studio, la tecnologia 5G porterebbe, in circa dieci anni, ad una riduzione totale di almeno il 40% dell’inquinamento. La tecnologia di quinta generazione è infatti garantirebbe diverse applicazioni. Potrebbe, ad esempio, essere applicata nello sviluppo di generatori per produrre energia rinnovabile. Nonostante gli enormi benefici, la situazione europea non è però delle più rosee. Del resto il rapporto Ericsson parla chiaro:
“Nonostante il potenziale in gioco le nuove previsioni sull’implementazione del 5G dipingono un quadro preoccupante per l’Europa”.
Ansa riporta che, alla fine del 2020, la diffusione del 5G copriva solo il 15% della popolazione mondiale. Nonostante ciò, nell’ultimo anno, enormi progressi sono stati portati avanti, ma questi purtroppo non riguardano l’Europa. L’Unione Europea, sul fronte diffusione 5G, è infatti palesemente indietro rispetto a Stati Uniti e Asia. Basti pensare che, secondo le stime, entro il 2027 Nord America e Nord Est Asiatico dovrebbero arrivare ad avere una copertura della popolazione superiore al 95%.
“Al contrario, l’Europa è destinata a restare significativamente indietro rispetto ai suoi competitor economici con poco più dell’80% di copertura della popolazione”.