Chissà che cosa hanno pensato i vicini di quelli che nel 1999 hanno acquistato …Squérez?, primo e unico album testimone del dirompente successo dei Lùnapop. Già perchè al termine di Silvia stai dormendo, brano che chiude il disco, quando le chitarre a là Champagna Supernova degli Oasis vanno via, parte un’oscura e inquietante filastrocca recitata da un bambino (anzi, scopriremo in seguito, una bambina). Una ghost track che, il mondo ancora non lo sa, è la versione embrionale di quella che diverrà Il Pagliaccio, una delle canzoni più cariche di significato del Cesare Cremonini solista.
Ma ritorniamo per un attimo a quei vicini di casa di coloro che acquistarono (e probabilmente suonarono a tutto volume) il disco. Quella vocina così inquietante, cantata peraltro da una voce innocente, suscitò non poco clamore.
Più di un genitore chiamò il Telefono Azzurrò, perchè i figli, terrorizzati da quella vocina, non riuscivano più a dormire. Cremonini racconterà in seguito che i Lùnapop si beccarono addirittura una denuncia per Satanismo da parte di un parroco, al punto da tirare in mezzo gli avvocati.
La verità è ben più innocente e tenera.
E no, il significato de Il Pagliaccio di Cesare Cremonini non va ricercata negli inni alla Bestia.
La storia de Il Pagliaccio: da brano scarato dei Lùnapop al singolo di Cesare Cremonini
Ben prima di diventare il quarto singolo de Il Primo Bacio Sulla Luna (capitolo 3 della fortunata avventura solista di Cremonini), Il Pagliaccio era una canzone destinata a finire proprio su …Squérez?, esattamente 10 anni prima.
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Cremonini la scrisse nel 1996, quando aveva 16 anni, in un periodo in cui la penna del cantautore bolognese era decisamente florida (ma a ripensarci lo è sempre stata). Nel 1998 il brano supera la fase degli scarti dei pezzi che andranno a comporre il primo disco della band. Ma si sa come vanno queste cose: le canzoni sono troppe e quindi bisogna tagliare ancora qualcosa. Del resto la tracklist di …Squérez? conta già 12 pezzi (di cui non mancano le hit), e per Il Pagliaccio proprio non c’è posto.
Poi accade qualcosa. Di fianco ai Tam Tam Studio di Cesena, dove i Lùnapop stanno registrando il disco, vive una famiglia con una bambina: Anna. Ha solo 4 anni, ma a quanto pare le mura dell’atrio dei Tam Tam devono essere parecchio sottili, perchè la piccola Anna ha già imparato tutte le canzoni che Cesare e soci stanno provando ossessivamente da settimane. E indovinate qual è la sua preferita?
La band ha così un’intuizione: la canzone intera non può finire sul disco, ma facciamo cantare un pezzettino della melodia ad Anna e mettiamola come ghost track alla fine dell’album. Lo fanno. Il mondo apprezza, Anna pure, il parroco di cui sopra molto meno.
La versione definitiva di Cesare Cremonini
Per molti anni il mondo non conoscerà la verità sul brano (come ancora attende di conoscere la verità su quel bellissimo intro cantato in stile crooner di Latin Lover). Poi, nel 2008, Cremonini, ormai avviato verso una dirompente carriera solista, pubblica il suo terzo album: Il Primo Bacio sulla Luna. Alla numero 6 della tracklist c’è proprio la versione ufficiale de Il Pagliaccio, peraltro scelta come quarto singolo estratto del disco.
Il significato de Il Pagliaccio di Cesare Cremonini
La canzone, come rivelato dallo stesso Cremonini, parla “dell’inchino rivolto verso il pubblico, di maschere e teatralità”.
Il cantante si immedesima in un pagliaccio che vive una sorta di dualismo: da un lato il suo personaggio in scena, dall’altro la sua persona. Di mezzo c’è tutto il resto: le aspettative delle persone (che con un pagliaccio vogliono solo ridere), la ricerca di sé stessi e l’ostinata necessità di essere autentici.
Capirà, con un maturo senso di accettazione, che le due figure sono più fuse di quanto non creda.
Il Pagliaccio: il significato del testo
Sono il guardiano del Paradiso
Per me si va soltanto se sei stato buono
Sono il pagliaccio e tu il bambino
Nel circo ho tutto
E vivo solo di quel che sono
Nella prima strofa Cremonini ci introduce il suo personaggio, regalandoci delle immagini ben precise, attingendo anche all’immaginario collettivo (il guardiano del Paradiso che decide chi può entrare, il pagliaccio del circo). Immagini chiare, che ci indicano anche la condizione del protagonista: io che canto sono il pagliaccio, e tu che ascolti sei il bambino. In pratica sono qui per intrattenerti. Una condizione che potrebbe riflettere anche il ruolo stereotipato del cantante nella società.
La sera quando mi sciolgo il trucco
Riscopro che sono un pagliaccio anche sotto
Ritrovatosi da solo, cioè dismessi i panni del clown, il protagonista si trova a fare i conti con sé stesso: il personaggio in scena non è troppo dissimile dalla sua vera persona. In questo verso Cremonini (che ricordiamoci aveva solo 16 anni) utilizza un verbo emozionante: riscopro. Come a voler simboleggiare che l’uomo, quasi tutte le sere, si trova a fare i conti con sé stesso. Cremonini ci ricorda di avere capacità di scrittura talmente imponenti da risultare quasi imbarazzanti.
Ma in fondo io sto bene qua
Tra le mie facce e la mia falsità
Ma infondo io sto bene qua
Trovando in quel che sono
Un po’ di libertà
Il protagonista accetta la sua natura di pagliaccio, tra i trucchi e le maschere. Tutto sommato quel suo modo di stare al mondo lo fa sentire libero. Almeno per un po’.
Oh no! Non ridere perché
Io sai meglio di me
Che non ho più voglia per risponderti
Perché sei
Sei come me
Nel ritornello Cremonini manda in mille pezzi la quarta parete: si rivolge direttamente a noi, pronti a giudicare la vita dell’uomo. Noi siamo esattamente come lui, il pagliaccio, e brancoliamo cercando il nostro posto nel mondo, cercando di bilanciare ciò che siamo con ciò che la gente si aspetta da noi. Indossiamo maschere, e a volte ci riscopriamo essere le maschere che indossiamo.
Sono la sfera di un indovino
Nei miei disegni è scritto e vedo il tuo futuro
Sono il pagliaccio e tu il bambino
Farò pagare caro ad ogni uomo il suo sorriso
La seconda strofa riprende lo stile della prima: immagini chiare di quelli che potrebbero essere cliché. Cosa ci aspettiamo da una sfera di cristallo di un indovino? Che ci sveli il futuro, ovviamente. E da un clown? Che faccia ridere. E qui Cremonini ci spiazza, rivelandoci un clown cinico e disilluso: “ti farò pagare caro il sorriso”. Un’immagine di ossimorica bellezza.
La sera quando mi sciolgo il trucco
Riscopro che sono un pagliaccio anche sotto
E sullo specchio del camerino
Mi faccio della stessa droga per cui vivo
La vanità
Il secondo pre-ritornello si differenzia dal primo per questa rivelazione del protagonista. L’uomo riconosce ciò che lo porta a essere un pagliaccio: la vanità. E ancora una volta Cremonini sceglie una forma bellissima di rivelarci questo aspetto: “mi faccio della stessa droga per cui vivo: la vanità”. Anche qui possiamo rivedere nel testo un aspetto autobiografico: i cantanti, molto spesso, vivono per la vanità.
Live 2018: Cesare Cremonini si è BlackSabbathizzato!
Ci tenevamo a chiudere questo episodio di Dentro la Canzone con una nuova veste che Cremonini ha dato al brano. In occasione dei tour nei palazzetti del 2018, il cantante ha proposto una versione decisamente atipica e heavy de Il Pagliaccio.
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