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Il Tribunale dell’UE dà ragione a Dyson

Dyson, dopo aver perso nel 2015 e dopo un ricorso alla Corte di Giustizia europea nel 2016, l’8 novembre ha visto il Tribunale dell’UE dargli ragione con una sentenza storica. La questione? L’etichettatura energetica degli aspirapolvere, ritenuta da Dyson ingiusta sia nei suoi confronti che di quelli dei consumatori.

Valutare le performance di un aspirapolvere

Dal 2014 è in vigore nell’Unione Europea un regolamento, che stabilisce gli standard e i test necessari per la valutazione energetica di elettrodomestici come gli aspirapolvere. A seguito di questi test i vari prodotti sono collocati in una certa classe energetica (da A+++ a G) e ricevono, sotto forma di un etichetta, una certificazione. Questo sistema permette, attraverso i limiti di legge imposti dal regolamento, di spingere i produttori verso una maggiore efficienza energetica. Inoltre il sistema di etichettatura permette ai consumatori di acquistare in maniera più informata e consapevole.

Il problema, evidenziato da Dyson nel 2013 con un ricorso al Tribunale dell’UE, è che questi test sono effettuati con il carrello dell’aspirapolvere vuoto, in assenza di polvere. Questo tipo di test non è quindi rappresentativo di un utilizzo reale del prodotto, e non ne modellizza la reale efficienza. Questo è particolarmente vero quando si devono confrontare gli aspirapolvere tradizionale rispetto a quelli con tecnologia ciclonica (portata per la prima volta sul mercato da Dyson). Infatti, negli aspirapolvere a sacchetto, l’accumulo di polvere nel tempo può portare ad un calo della potenza di aspirazione e quindi a una diminuzione dell’efficienza.

Alcune aziende sfruttano questo regolamento a loro vantaggio, inserendo nei loro prodotti un’aumento programmato della potenza. In questo modo durante le fasi di test a vuoto la potenza utilizzata risulterà bassa e l’efficienza energetica alta. Man mano che però il dispositivo verrà utilizzato, l’aumento di potenza compenserà l’usura e l’accumulo di polvere, ma andrà ad aumentare i consumi.

Il riconoscimento da parte dell’UE

Nel 2015 la prima sentenza del Tribunale dell’UE bocciò il ricorso di Dyson, affermando che i test a pieno carico proposti dall’azienda non fossero affidabili o “riproducibili“, e quindi non applicabili. Questa decisione, però, poi bocciata nel 2017 in seguito ad un appello alla Corte di Giustizia europa, non teneva conto che test di questo tipo esistono e sono regolamentati dalle organizzazioni internazionali per gli standard e le misure. 

La seconda sentenza, arrivata sempre dal Tribunale dell’UE l’8 novembre di quest’anno, dà ragione a Dyson e annulla il sistema di etichettatura attualmente in vigore. Ci sarà un periodo di transizione di due mesi e 10 giorni e nel frattempo dovrà essere definita una nuova etichetta, che tenga conto della sentenza e che rappresenti più fedelmente l’efficienza energetica dei prodotti.

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