Gli storici dell’arte fanno risalire l’inizio deli movimento impressionista al 1872, anno in cui Claude-Oscar Monet presentò al mondo un’opera chiamata Impressione, levar del sole che sorge. Partiamo proprio da questo quadro per raccontarvi oggi la storia e il significato di Impressioni di Settembre, brano scritto da Mogol e reso eterno da quella che ufficialmente si chiamerebbe Premiata Forneria Marconi, ma che l’Italia imparerà a chiamare semplicemente PFM.
Cosa c’entra Impressioni di Settembre col quadro di Monet? Più di quanto si immagini, ma procediamo con ordine.
L’impressionismo diventa musica: il significato di Impressioni di Settembre della PFM
Il quadro di Monet, che regalerà poi il nome all’intero movimento artistico, parte da un concetto estremamente semplice: rappresentare come l’occhio umano, ancora assopito al risveglio, vede il sole che sorge. Una percezione quindi sfocata, distorta, che ripudia la ricerca della perfezione tipica dell’arte rinascimentale e portata all’estremo da Leonardo Da Vinci. Da qui il termine impressione: ciò che vede l’occhio non è perfetto, è solo la percezione umana dell’alba, con tutte le sue sfocature.
È esattamente ciò che pensa Giulio Repetti, in arte Mogol, quando una mattina di settembre del 1971 esce dalla sua casa nella campagna milanese. L’autore si ritrova a camminare in un paesaggio ancora assonnato, con l’immancabile nebbia meneghina e la rugiada ben visibile. Immortala quell’immagine nella propria testa così come immortala il passaggio di un cavallo. Partendo da questa impressione in stile Monet, Mogol comincia a riflettere sul sempreverde tema del trascorrere del tempo e su come questo impatti la vita delle persone.
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È il 1971, lo ricordiamo, ma nell’aria ci sono ancora flebili echi dei movimenti sessantottini, quella stessa generazione che dall’altra parte del pianeta era esplosa nella Summer of Love di Woodstock ‘69. Con tutti questi pensieri in testa, compresa quella fotografia del paesaggio milanese al risveglio, Mogol prende carta e penna e scrive Impressioni di Settembre, proprio come Monet prese il pennello e dipinse Impressione, levar del sole che sorge.
Non è che ci prestereste un Moog?
Dal punto di vista musicale il brano è composto principalmente dal chitarrista della PFM Franco Mussida e Mauro Pagani. Armonicamente è una canzone incredibilmente semplice, ma impreziosita da un tema suonato col Moog, che rappresenta il climax della composizione.
Oggi la presenza di un Moog in un arrangiamento non è una grande novità, essendo il sintetizzatore uno strumento ampiamente reperibile sul mercato. Nel 1971 però mettere le mani sul prezioso strumento era quasi impossibile per una band italiana, anche a causa dei costi esorbitanti. Si dice che la PFM lo ottenne solo in prestito, essendo disponibile in Italia un solo modello dell’iconico synth. Il risultato è uno dei temi musicali più riconoscibili e apprezzati della storia del prog italiano.
Il significato e la storia di Impressioni di Settembre della PFM: il testo
Quante gocce di rugiada intorno a me
Cerco il sole, ma non c’è
Dorme ancora la campagna, forse no
È sveglia, mi guarda, non so
Mogol ci descrive ciò che vide quella mattina di settembre all’alba: la rugiada, il sole che sta per sorgere, la campagna, la città che si sveglia. Un vero e proprio quadro impressionista in musica.
Già l’odore della terra odor di grano
Sale adagio verso me
E la vita nel mio petto batte piano
Respiro la nebbia, penso a te
Questa strofa ci conferma che il protagonista non vive nel mezzo della città di Milano, ma nelle campagne circostanti. Ed è proprio in piedi, mentre il sole sorge e la nebbia gli entra nei polmoni, che pensa a qualcuno, presumibilmente un amore lontano.
Quanto verde tutto intorno e ancor più in là
Sembra quasi un mare l’erba
E leggero il mio pensiero vola e va
Ho quasi paura che si perda
L’erba dei campi è talmente fitta che sembra un’enorme mare verde. Mogol ci aveva già regalato immagini bellissime nei suoi testi, e molte altre ce ne regalerà in seguito. È proprio su questo oceano d’erba che il suo pensiero, quello all’amore distante, si libra in volo come un gabbiano sul mare. E vola talmente in alto che potrebbe addirittura perdersi nella sconfinata campagna.
Proprio su queste parole esplode l’incredibile tema musicale del brano, dominato da quella leggendaria parte lead di Moog.
Un cavallo tende il collo verso il prato
Resta fermo come me:
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
Respiro la nebbia, penso a te
Ragionando sempre per immagini (e impressioni), nella seconda strofa il protagonista vede un cavallo. animale che potrebbe simboleggiare lo stesso uomo che “resta fermo” nella sua vita. Difatti, quando si volta, l’animale non c’è più, come non c’è più il passato dell’uomo stesso. Quella della staticità è quindi solo un’illusione, in una vita in cui è impossibile fermare il tempo.
No, cosa sono adesso non lo so
Sono un uomo, un uomo in cerca di sé stesso
No, cosa sono adesso non lo so
Sono solo il suono del mio passo
Presa coscienza di questa condizione, l’uomo ha quasi uno sfogo. Questo è reso magistralmente dall’interpretazione vocale di Mussida, che riflette sull’ossessiva ed eterna ricerca di sé stessi e di un proprio posto del mondo. Il protagonista arriva alla conclusione che è impossibile trovare una risposta: si è, in fin dei conti, quello che si percepisce di sé: il suono dei propri passi.
Ma intanto il sole tra la nebbia filtra già
Il giorno come sempre sarà
Nel mentre che l’essere umano passa parte della propria vita a cercare risposte, il tempo avanza ineluttabile. Il sole è ormai sorto, e un’altra giornata inizierà e finirà: il tempo è indifferente alle preoccupazioni degli esseri umani.
Interpretazioni e cover
Divenuto uno dei brani simbolo della scena prog italiana (e della stessa PFM), Impressioni di settembre, con tutto il suo carico di significato simbolico, sarà riproposta in numerose versioni dai più svariati artisti. Tra le interpretazioni più intense ricordiamo la versione in studio di Franco Battiato (per il disco di cover Fleurs 3) e le reinterpretazioni live dei Marlene Kuntz. Anche Francesco Renga e Antonella Ruggiero hanno più volte eseguito cover dal vivo della canzone.
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