Nella casa romana di Francesco De Gregori, c’è questo giornale aperto su un trafiletto che racconta un episodio realmente avvenuto. Il proprietario di casa, invece, passeggia in giro per l’abitazione. Ha in testa due cose: una sequenza di note di pianoforte che lo tormentano da qualche settimana, e l’articolo appena letto. Ancora non lo sa, ma unendo queste due ossessioni sta per consegnare al mondo una delle più grandi canzoni mai scritte: La Donna Cannone, di cui oggi vi raccontiamo storia e significato.
Grappoli di note a cascata
Partiamo da quelle note di piano. Nelle settimane precedenti, Francesco, giocando col pianoforte, aveva trovato questa sequenza di note che egli definisce, per mancanza di una teminologia più adeguata, “grappoli di note a cascata”. Sono sequenze di tre note cromatiche che accompagnano i cambi di accordo. Nulla di trascendentale, una soluzione melodica di piano che il mondo aveva già conosciuto in Imagine di John Lennon, ma di una bellezza disarmante. De Gregori ne è ossessionato.
È una di quelle situazioni in cui “prima o poi devo farci qualcosa”. De Gregori prova la stessa sensazione di quando, leggendo uno dei suoi primi contratti discografico, legge “Francesco De Gregori, per brevità chiamato artista”, una formula legale standard per evitare di riportare nome e cognome in ogni punto del contratto. Bisognerà attendere qualche anno prima che Per brevità chiamato artista diventi una bellissima canzone. Per quei “grappoli di note”, invece, basterà molto meno: il tempo di leggere un giornale. Letteralmente.
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“La donna cannone molla tutti e se ne va”
Nel frattempo, sul tavolo, c’è sempre quel giornale con quel piccolo trafiletto di cronaca di inizi del ‘900. Il titolo recita: La donna cannone molla tutti e se ne va. La storia in sé, proprio come quella sequenza cromatica di note, non sembra fare molto testo, ma ha qualcosa di affascinante. L’articolo racconta infatti di un circo sull’orlo del fallimento perchè la sua maggiore attrazione, la donna cannone, è scappata via per amore. Un amore vietato dalle rigide regole degli ambienti circensi. Di seguito un estratto di quell’articolo:
“Siamo agli inizi del Novecento, in uno di quei capannoni destinati ai circensi. In uno di quegli attimi morti, mentre la gente va via dal circo, mentre gli artisti riposano le stanche membra, due occhi si incrociano.. due anime sentono di doversi amare.. Ma la regola lo vieta. Non avrebbero potuto esaudire il loro puro desiderio di condividere le proprie emozioni con l’altro perché “le regole del circo” non consentivano. Così la donna cannone, quell’enorme mistero, volò.”
E così, di punto in bianco, il genio lirico di De Gregori romanza questo avvenimento reale, immaginandosi questo amore vietato che, magicamente, diventa realtà.
Storia e significato de La Donna Cannone di Francesco De Gregori
Dal punto di vista stilistico, come ben sanno i suoi estimatori, De Gregori è un cantautore ben poco didascalico, più vicino a Bob Dylan che al cantautorato francese descrittivo che ha forgiato colleghi illustri come Fabrizio De Andrè. Per assoluta carenza di termini più adeguati, i critici dell’epoca ne presero in prestito uno dalla poesia: ermetico. E poi una profonda passione per la storia (e le storie, come in questo caso). De Gregori impugna la penna con una classe disarmante, al punto che più di una persona arriverà a definirlo Il Principe della canzone italiana.
Poco importa, infatti, se la protagonista della canzone non rispecchia i canoni di bellezza (la donna cannone, nell’immaginario collettivo, è una donna corpulenta dai tratti mascolini). Tuttavia il suo amore e il suo desiderio di libertà non valgono meno. Ed è proprio col suo stile ermetico e principesco che De Gregori ci consegna l’ennesima dimostrazione che si può scrivere d’amore senza risultare banali.
La descrizione perfetta de La Donna Cannone ce la regala Claudio Fabretti nel libro Francesco De Gregori – Fra le pagine chiare e le pagine scure:
“Un piccolo affresco felliniano, ammantato d’un lirismo sfrenato e surreale, con un’introduzione di piano quasi operistica e una melodia ariosa”.
- Fabretti, Claudio (Autore)
La melodia
Prima di cimentarci nell’analisi del significato del testo, vale la pena di spendere qualche parola proprio sull’incredibile melodia de La Donna Cannone di Francesco De Gregori. Un brano atipico, dicevamo, soprattutto per la costruzione metrica. Nelle strofe il cantautore comprime e allarga la melodia in modo quasi ossessivo, alternando soluzioni ariose (“butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno”) a parte più convulse (“giuro che lo farò”).
Il tutto sfocia in un ritornello apertissimo, quasi onirico, che melodicamente potremmo definire eltonjohniano, per una parte cantata estremamente complessa da eseguire dal vivo. Una soluzione anch’essa atipica per i cantautori di scuola Dylaniana, che ai virtuosismi vocali prediligono note secche. La voce di De Gregori sembra volare nell’aria proprio come la protagonista della canzone, senza alcuna voglia di tornare giù.
La Donna Cannone: il significato del testo di Francesco De Gregori
È interessante notare come il testo della canzone alterni la prima persona alla terza. In alcuni punti ascoltiamo il punto di vista della protagonista, la donna cannone appunto, mentre in altri sembra parlare un narratore che ci racconta questa incredibile storia.
“Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno
Giuro che lo farò
E oltre l’azzurro della tenda, nell’azzurro io volerò”
La protagonista ci racconta il suo disagio. Vorrebbe scappare via dal circo, anzi sa che lo farà, e sogna di andarsene nel modo più spettacolare del mondo: volando oltre il tendone, sparata da quello stesso cannone che ogni sera incanta il pubblico pagante. Oltre l’azzurro di quella tenda, per volare nell’azzurro del cielo. Ora avete capito perchè lo chiamano Il Principe della canzone.
“Quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà
Senza passare per la stazione l’ultimo treno prenderà”
Ora è il narratore a parlare: la donna cannone andrà via, e non in modo convenzionale. Diventerà d’oro e d’argento, incantevole, nonostante l’aspetto fisico sia lontana dai clichè di bellezza. Da notare i tempi verbali: al futuro (mentre nella seconda strofa saranno al passato remoto).
“E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà
E dalle porte della notte il giorno si bloccherà
Un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
E dalla bocca del cannone una canzone suonerà”
La protagonista continua a immaginare la sua fuga spettacolare. Alla faccia di chi vuole ingabbiarla lì, di chi la vede come un mero fenomeno da baraccone. E i paganti applaudiranno, come a sottolineare la straordinarietà di quel momento. È peraltro affascinante notare che dal vivo, quando De Gregori canta “un applauso del pubblico pagante”, parta sempre un applauso. Ogni volta.
Poi, come anticipato dall’ultima frase del testo, comincia uno dei ritornelli più incredibili del canzoniere italiano.
“E con le mani amore, per le mani ti prenderò
E senza dire parole nel mio cuore ti porterò
E non avrò paura se non sarò come bella come vuoi tu
Ma voleremo in cielo in carne e ossa, non torneremo più”
La donna cannone si rivolge al suo amante, anch’egli parte del circo. Gli racconta il suo sogno di fuga: “tenendoti per mano voleremo insieme”. E “non torneremo più”. Poi ancora un riferimento a quell’ideale stereotipato di bellezza: “poco importa se non sarò bella”.
La ripetizione di “con le mani” e “per le mani” è solo la ciliegina sulla torta di un ritornello bellissimo, per testo e melodia. Quest’ultima, per l’ariosa apertura, sembra quasi ricordare certi capolavori firmati Lennon/McCartney (Yesterday su tutte).
“E senza fame e senza sete
E senza ali e senza rete voleremo via”
Il ritornello si chiude sottolineando le differenze tra il volo dal cannone, che la protagonista è chiamata a compiere ogni sera, e quello della fuga. In quest’ultima non c’è bisogno di rete di sicurezza, né di ali. Basta il loro amore per volare insieme nel cielo.
“Così la donna cannone, quell’enorme mistero, volò
E tutta sola verso un cielo nero nero s’incamminò
Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì
Altri giurarono e spergiurarono che non erano mai stati lì”
Il narratore ci informa su ciò che accadde, parlandone al passato remoto, perchè la fuga è già avvenuta. Lo ha fatto sul serio: è volata via. De Gregori non lesina sui particolari di quello che potrebbe tranquillamente essere un’opera impressionista in musica: “tutta sola verso un cielo nero nero s’incamminò”. Poi ci racconta le reazioni incredule di un pubblico cinico che, pur di non ammettere che l’amore ha vinto, è disposto a giurare che la fuga non sia mai avvenuta (o se è avvenuta loro non c’erano). È come se De Gregori, descrivendo l’ultimo volo della donna, fermasse il tempo. Un concetto rimarcato già nella prima strofa, quando cantava “dalle porte della notte il giorno si bloccherà”.
Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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