Laura Pausini – Piacere di conoscerti: com’è il film sulla cantante italiana

C’è un momento di Laura Pausini – Piacere di conoscerti in cui, nella splendida cornice notturna di Piazza del Popolo a Faenza, si incontrano sorridendosi a vicenda le due Laura: la cantante conosciuta e amata in tutto il mondo (una rarità per i nostri artisti, la cui fama si ferma troppo spesso a Ventimiglia) e quella che, nella finzione di questo docufilm diretto da Ivan Cotroneo, sarebbe esistita se La solitudine non avesse vinto la sezione Novità del Festival di Sanremo 1993.

Una scena che esplicita il senso dell’intero progetto, ideato e fortemente voluto dalla stessa Laura Pausini e disponibile nel catalogo di Prime Video dal 7 aprile: siamo sempre portati a pensare che le sliding doors della vita determinino la nostra esistenza, mentre molto più di rado prendiamo in considerazione l’ipotesi che, a prescindere dai bivi che abbiamo imboccato e dai traguardi raggiunti, avremmo potuto essere fondamentalmente la stessa persona, con i medesimi desideri e uguali passioni.

Proprio a partire da questa ipotesi si dipana un racconto profondo e sorprendente, che non si limita a una semplice cronistoria degli eventi più importanti della vita e della carriera di Laura Pausini, ma si pone invece l’obiettivo di mostrarci gli anfratti più reconditi dell’animo della cantante, mettendo in evidenza il fatto che la star vincitrice di Grammy e Golden Globe rimarrà sempre indissolubilmente legata a quella ragazzina che prendeva il treno a Solarolo, per andare a scuola e soprattutto per incontrare il Marco che ormai tutti conosciamo.

Laura Pausini – Piacere di conoscerti: un toccante e sincero ritratto della cantante romagnola

Con un convincente montaggio alternato, Laura Pausini – Piacere di conoscerti si muove con naturalezza fra realtà e finzione, soffermandosi sulle principali tappe della carriera dell’artista e delineando al tempo stesso l’esistenza della Laura alternativa, che non ha vinto Sanremo e non ha mai lasciato la sua Romagna, ma è comunque riuscita a trovare la propria strada, in bilico fra il lavoro in un negozio di ceramica, la maternità da donna single e le immancabili esibizioni al piano bar nel tempo libero. Una realtà che, con un pizzico di ingenuità ma anche con encomiabile sincerità, si specchia nell’esistenza della vera Laura Pausini.

Ivan Cotroneo mette in scena un’operazione particolarmente complessa, costantemente sospesa fra documentario, film di finzione e una sorta di diario intimo della protagonista. Il punto di equilibrio fra questi diversi generi e registri viene raggiunto soprattutto grazie alla spontaneità di Laura Pausini, sempre coerente con se stessa sia quando si avvia verso la notte degli Oscar nell’abbagliante sole di Los Angeles, sia quando torna nei suoi luoghi familiari, fra Faenza, Castel Bolognese e Solarolo.

Anche se intorno alla protagonista si notano comunque piccoli difetti, come scene di vita familiare troppo impostate o le sequenze eccessivamente ovattate della Laura alternativa, Laura Pausini – Piacere di conoscerti risulta un’opera genuina e onesta, soprattutto quando si sofferma sui passaggi più difficili della vita della cantante, come la maternità a lungo inseguita, la paura di essere un confronto troppo opprimente per la figlia Paola e soprattutto la lunga assenza di un amore, colmata poi dall’incontro con Paolo Carta. Molto toccante in proposito la scena in cui Laura Pausini si trova sola in una stanza d’albergo dopo aver vinto il Grammy, senza nessuno con cui condividere la gioia. Efficace dimostrazione del fatto che l’affermazione professionale non sempre coincide con la felicità.

L’importanza delle piccole cose

Dopo Ferro, il documentario sull’altra eccellenza della musica italiana Tiziano Ferro, Prime Video centra un altro notevole ritratto di una nostra artista, che riesce nell’intento di evitare l’agiografia e di tratteggiare uno spaccato intimo e umano di una vita vissuta sotto la luce dei riflettori, almeno negli ultimi 28 anni. La fragilità della protagonista, che non nasconde neanche un piccolo accenno di sindrome dell’impostore («Perché proprio io?», si chiede interrogandosi sulla sua prodigiosa e inaspettata carriera), è il valore aggiunto dell’opera, insieme alla valorizzazione di un territorio ancora poco sfruttato dalla nostra produzione audiovisiva, che il sapiente tocco di Cotroneo fa apparire molto più viva e pulsante di Roma, sorprendentemente anonima e poco riconoscibile.

Torna alla mente una delle più celebri opere dedicate alla realtà alternativa, ovvero Vanilla Sky, dove Tom Cruise si chiede «Le piccole cose. Niente è più grande, vero?». Sono proprio le piccole cose, come uno sfortunato vicino di casa di un piccolo paesino, una famiglia unita e sempre presente nonostante i differenti punti di vista, le sessioni di piano bar con il padre, le amiche di sempre e la campagna intorno a lei, a rendere Laura Pausini la persona che è, a farle accettare con serenità sconfitte come il mancato Oscar e a permetterle di tenere testa alle pressioni e alle aspettative. Le stesse piccole cose che, in un universo parallelo, hanno reso un’altra Laura comunque felice, anche senza il successo e la celebrità, e che ci ha fatto davvero piacere conoscere.

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