L’Australia propone un nuovo limite di età per l’uso dei social media per proteggere i giovani, ma la mossa suscita forti critiche dagli attivisti per i diritti digitali.
Il Primo Ministro Anthony Albanese ha annunciato l’intenzione di introdurre una verifica dell’età prima di implementare la misura, sollevando dubbi sulla sua efficacia e sulle possibili conseguenze.
In Australia nuove regole per i social: limite di età per usarli
Il governo australiano, guidato dal Primo Ministro Anthony Albanese, intende stabilire un limite di età minimo per l’uso dei social media tra i giovani, con l’obiettivo di ridurre i rischi per la salute mentale e fisica. Albanese ha dichiarato che la nuova legge potrebbe fissare l’età minima tra i 14 e i 16 anni. Un range già più elevato rispetto a quelli imposti dalle maggiori piattaforme social (basti pensare che su Facebook e TikTok l’età minima è 13 anni)
Albanese ha motivato la proposta sottolineando la necessità di incoraggiare i giovani a dedicare più tempo alle attività all’aperto e alle relazioni reali. “Vogliamo vedere i ragazzi lontani dai loro dispositivi e impegnati in attività fisiche come il calcio, il nuoto e il tennis,” ha affermato Albanese (via Reuters), evidenziando i danni sociali legati all’uso eccessivo dei social media.
È una manovra giusta? Arrivano le critiche degli attivisti digitali
La proposta del governo ha suscitato reazioni contrastanti, specialmente da parte degli attivisti per i diritti digitali, che temono un impatto negativo sui giovani. Daniel Angus, direttore del Queensland University of Technology Digital Media Research Centre, ha criticato l’iniziativa definendola “impulsiva” e potenzialmente dannosa. Secondo Angus, limitare l’accesso ai social media potrebbe spingere i giovani verso piattaforme meno sicure e meno regolamentate, riducendo così la loro partecipazione significativa e sicura al mondo digitale.
Anche l’eSafety Commissioner australiano ha espresso preoccupazioni, avvertendo che approcci basati sulle restrizioni potrebbero limitare l’accesso dei giovani a supporti critici e spingerli verso “servizi non mainstream meno regolamentati”. Il regolatore internet ha inoltre sottolineato l’importanza di collaborare con diverse parti interessate, inclusi esperti di salute mentale e gruppi emarginati, per evitare conseguenze non intenzionali come l’esclusione dei giovani da spazi sicuri online.
Mentre il dibattito si infervora, sono numerose le piattaforme social che implementano funzionalità pensate per il benessere digitali dei più giovani. Proprio in questi giorni vi abbiamo parlato delle iniziative di YouTube, che ha introdotto diversi strumenti per le famiglie. Iniziative analoghe sono largamente presenti anche su Instagram (proprietà del gruppo Meta).
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