Una lunga e suggestiva ripresa a volo d’uccello su una Milano cupa e sinistra. La macchina da presa che indugia sulla stazione centrale, perdendosi poi per le vie adiacenti fino ad accompagnarci fra le mura di un piccolo ma affollato appartamento. Qui assistiamo agli ultimi preparativi per la festa di pensionamento di Franco Amore, poliziotto che sta per concludere i suoi 35 anni di onorato servizio, sempre dalla parte delle regole e lontano dalla trasgressione. Un antieroe disciplinato e ligio al dovere, che proprio a pochi metri dal traguardo della pensione si trova invischiato in un torbido intreccio di malavita, leggerezza e sfortuna. È questo il folgorante incipit de L’ultima notte di Amore, terzo film di Andrea Di Stefano disponibile dal 9 marzo nelle sale italiane grazie a Vision Distribution.
Un cinema da difendere e valorizzare, che attinge alla gloriosa tradizione del poliziesco all’italiana per dare vita a un polar urbano teso e angosciante, forte delle ottime interpretazioni di Pierfrancesco Favino e della sorprendente Linda Caridi, nei panni della moglie del protagonista Viviana. L’ennesima prova del fatto che la strada per fare tornare grande il cinema italiano passa dal genere e da registi capaci di esplorarlo come Andrea Di Stefano, che dopo le escursioni all’estero per Escobar e The Informer – Tre secondi per sopravvivere dimostra di poter fare ottime cose anche nell’asfittico panorama produttivo nostrano.
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L’ultima notte di Amore: un sorprendente poliziesco all’italiana in una sinistra Milano notturna
Restare fedele all’etica professionale e umana o cedere a una piccola deviazione? Assecondare la propria indole equilibrata, così forte da impedirgli di sparare un colpo mortale per tutta la carriera, o arrendersi all’uso della forza, anche a costo di farsi giustizia da solo? E quando tutto va a rotoli, a che cosa ci si può aggrappare se l’origine del pericolo è Cosimo Forcella, losco e truffaldino cugino dell’amata moglie? Sono questi gli interrogativi che passano per la mente di Franco Amore nel percorso che lo accompagna all’ultima notte della sua carriera, quella più lunga e pericolosa.
A fare da cornice alla lenta discesa agli inferi del protagonista è una Milano oscura e crepuscolare, che rivive i fasti della leggendaria trilogia del milieu di Fernando Di Leo (Milano calibro 9, La mala ordina e Il boss), ma con i piedi ben piantati nel nostro complesso presente, in cui la globalizzazione ha conseguenze anche sul crimine organizzato. Un presente in cui le ben rodate dinamiche della criminalità italiana (rappresentate dallo stesso Cosimo Forcella di un sempre più bravo Antonio Gerardi) incontrano la nuova potente malavita cinese e i suoi spietati ma coerenti codici.
I flashback sono svariati e incisivi, ma il nocciolo de L’ultima notte di Amore è racchiuso appunto in un’unica nottata, crocevia di destini e storie ben più spaventose e sanguinolente di quelle di Fuori orario, con l’amore (in questo caso con la a minuscola) come unico appiglio.
L’ultima notte di Amore: un thriller a venature noir dal respiro internazionale
Andrea Di Stefano dirige un thriller poliziesco dal ritmo incalzante e dalla palpabile tensione, che nonostante prosperi in un luogo specifico come Milano, con le sue strade anguste e le sue autostrade sempre trafficate, mostra chiare ambizioni internazionali, corroborate dalla presentazione nella sezione Berlinale Special Gala del Festival di Berlino 2023. Dopo anni di “pensavo peggio”, stropicciate sufficienze e malcelati complessi di inferiorità, finalmente il nostro cinema sforna un’opera che può confrontarsi a testa alta con il livello qualitativo di omologhe produzioni europee e americane, alzando ulteriormente l’asticella già sollevata da Il mio nome è vendetta, film Netflix di Cosimo Gomez con Alessandro Gassmann diventato un vero e proprio successo internazionale.
Merito di una regia asciutta e precisa, che mette al servizio del racconto sia i preziosismi tecnici che le suggestive location della città meneghina (da antologia il piano sequenza iniziale e le riprese del Duomo di Milano durante l’atto conclusivo), e della sceneggiatura dello stesso Andrea Di Stefano, capace di rielaborare i topoi del cinema poliziesco in un’opera fresca e originale, che auspichiamo essere un punto di partenza per una nuova continuativa esplorazione del polar da parte del cinema italiano.
L’ultima notte di Amore: le ottime prove di Pierfrancesco Favino e Linda Caridi
Doverosa una menzione per l’incalzante colonna sonora di Santi Pulvirenti, che accompagna l’azione sempre più concitata e travagliata e allo stesso tempo omaggia le sonorità con cui Luis Bacalov ha contribuito a rendere immortale il nostro cinema bis. Mentre Pierfrancesco Favino dà ulteriore sfoggio della sua intensità e della poliedricità, abbracciando il genere per dare vita a un personaggio complesso e stratificato, fedele ai suoi principi ma allo stesso tempo attratto dalla possibilità di una remunerativa seconda vita lavorativa, a restare impressa è soprattutto la già citata Linda Caridi, che tratteggia una donna perfettamente in bilico fra il ruolo di femme fatale, quello di compagna di (dis)avventure e quello di unica e imperitura ancora di salvezza per un uomo in totale balìa degli eventi.
La proverbiale ciliegina sulla torta di un progetto che fa del realismo la propria cifra stilistica, riuscendo nel non facile intento di camuffare agli occhi dello spettatore anche le più scivolose forzature nella trama e nelle scelte dei personaggi. Una trama in cui convivono la disillusione e la falsa speranza, la lealtà e la pericolosità di un potere meno appariscente ma pronto a estendere i suoi tentacoli a ogni angolo di strada, in un’anonima piazzola di sosta e perfino in un freddo, sudicio e buio canale di scolo.
Morte e rinascita
Fra le pieghe della viscerale e dolente interpretazione di Pierfrancesco Favino, e in quella di segno opposto del collega del protagonista interpretato da Francesco Di Leva, emerge anche il disagio del corpo di polizia, spesso oltraggiato dalle deformazioni professionali di alcuni suoi membri, ma composto per la maggior parte da persone serie ed equilibrate, costrette a convivere col pericolo e con le tentazioni di guadagni facili extra-lavoro, per uno stipendio nel migliore dei casi appena accettabile. L’ultima notte di Franco Amore si trasforma così anche in una versione estremizzata e cinematograficamente appagante della quotidianità di molti servitori dello stato, per i quali anche il più spensierato e facile “sì” può trasformarsi nel primo passo di un’inarrestabile discesa nell’abisso.
Teniamoci stretti lo sguardo colmo di disperazione e rimpianto di Pierfrancesco Favino, la capacità di attraversare e fare deflagrare i generi di Andrea Di Stefano e film umani e dolorosi come L’ultima notte di Amore, rari germogli di un grande cinema che tutti insieme possiamo fare rinascere.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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