Meta ha ammesso di aver addestrato il suo Large Language Model Llama2, alla base della recentemente annunciata Meta AI, utilizzando dati provenienti dai post e dalle immagini presenti su Facebook e Instagram.
Meta ha usato post Facebook e Instagram per addestra l’AI
L’azienda di Melo Park ha lavorato a lungo per potenziare il proprio Large Language Model (LLM) Llama2, per poter inserire l’AI in diverse novità presentate nel corso del Meta Connect la settimana scorsa. In particolare, il chatbot Meta AI, uno degli strumenti di intelligenza artificiale che unisce le potenzialità di Llama2 con quelle di Emu, un modello di AI specializzato nella generazione di immagini.
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Si tratta di “un assistente conversazionale avanzato disponibile su WhatsApp, Messenger e Instagram e in arrivo sugli occhiali intelligenti Ray-Ban Meta e Quest 3″. Può generare immagini fotorealistiche, audio e testo a partire da un prompt. Inoltre, ha accesso a informazioni in tempo reale sul web grazie a una partnership con il motore di ricerca Bing di Microsoft.
La questione cruciale riguarda da dove Meta AI ottiene i dati. Come spiega Bruno Ruffilli su Repubblica, Questi provengono dai due social network più popolari al mondo, ovvero Facebook, con oltre tre miliardi di utenti, e Instagram.
Tuttavia, il presidente degli Affari Globali di Meta, Nick Clegg, ha sottolineato in un’intervista con Reuters che l’addestramento di Llama2 non ha coinvolto post privati condivisi solo con familiari e amici. Ha anche specificato che Meta non ha utilizzato chat private su WhatsApp e Messenger. E ha filtrato le informazioni private dai dati pubblici utilizzati nell’addestramento.
La questione copyright
Nell’intervista, Clegg ha ammesso che utilizzare materiale coperto da copyright per addestrare l’IA potrebbe non rientrare nella categoria di “fair use”, che consente un uso limitato di opere protette per scopi quali commento, ricerca e parodia. Secondo Meta, rientra in questa definizione. Ma ha anche previsto “diverse cause legali” legate a questa questione.
Il dibattito sull’utilizzo dei contenuti coperti da copyright per l’addestramento dell’IA sta diventando sempre più acceso. Alcune testate giornalistiche, tra cui il New York Times, ha vietato l’uso dei propri contenuti. E sono arrivati accordi specifici tra grandi aziende come OpenAI e Shutterstock per le immagini.
La questione resta aperta, con le decisioni legali dei prossimi anni che potranno fare precedente e cambiare la situazione. Trasparenza e rispetto della privacy restano tematiche imprescindibili quando si parla di intelligenza artificiale.
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