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Ciao Raffaella, icona nazionalpopolare e trasgressiva

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Raffaella Carrà

Ieri, lunedì 5 luglio, è improvvisamente morta Raffaella Carrà, e la notizia ha stordito l’Italia.

Lo si percepisce dal fatto che tutti i telegiornali hanno aperto con un servizio sulla scomparsa. E dai messaggi di cordoglio arrivati da tutti: le maggiori cariche dello Stato, personaggi politici, colleghi del mondo dello spettacolo e persone comuni.

Raffaella Carrà è stata la showgirl italiana per antonomasia. Per decenni ha rappresentato il volto migliore – più allegro, più graffiante e più generoso – del nostro Paese.

La Carrà ha saputo coniugare una grande professionalità con una naturalezza e una simpatia innate: per questo oggi, all’indomani dalla sua inattesa scomparsa, il dolore è unanime.

Ripercorriamo brevemente la carriera di quella che, con pieno merito, è stata definita la regina della televisione italiana. E scopriamo perché, dietro i suoi atteggiamenti così genuini, si nascondeva un’artista ben più rivoluzionaria di quanto si creda.

Chi era Raffaella Carrà

Raffaella Carrà, il cui vero nome è Raffaella Maria Roberta Pelloni, è nata a Bologna il 18 giugno 1943, ed è sempre stata una figura di primo piano nei palinsesti televisivi dalla fine degli anni Sessanta del Novecento a oggi.

In oltre cinquant’anni di carriera, la Carrà ha venduto più di 60 milioni di dischi, collezionando 22 tra dischi d’oro e dischi di platino.

Showgirl, ballerina, cantante, presentatrice, attrice e autrice, Raffaella ha avuto un successo impareggiabile in Italia.

Colpisce il fatto che la morte di Raffaella Carrà sia avvenuta alla vigilia della semifinale Italia-Spagna del Campionato europeo di calcio. Proprio la Spagna, infatti, è stata per anni la seconda patria artistica della Carrà.

I momenti clou della carriera di Raffaella Carrà

È impresa impossibile dar conto anche solo di alcune delle tappe della formidabile carriera di Raffaella Carrà. La quale andava incontro a un successo pressoché assicurato a ogni apparizione, fosse la parte in un film, l’uscita di un disco o la conduzione di un programma televisivo (di cui sovente era anche coautrice, spesso assieme a Gianni Japino, ballerino, coreografo, autore e soprattutto compagno di Raffaella – sulla scena e nella vita – per decenni).

Proviamo piuttosto a individuare alcuni momenti salienti del percorso artistico della Carrà, che nonostante il suo atteggiamento nazionalpopolare ha saputo più di una volta essere innovativa, spregiudicata e controcorrente.

Ma che musica maestro!

Era il 1970 e l’Italia, almeno quella della TV, era ancora decisamente conservatrice.

Ecco perché la sigla d’apertura di Canzonissima, cantata da Raffaella (quell’anno conduttrice assieme a Corrado) sarebbe stata destinata a fare scandalo.

In “Ma che musica maestro!”, che peraltro è il singolo d’esordio della Carrà, la showgirl si presenta in top esibendo l’ombelico nudo. Una cosa che oggi farebbe sorridere, ma che allora mostrava qualcosa di mai visto prima, e che in molti fecero fatica ad accettare. Nonostante il tentativo di veto dei vertici Rai (democristiani) e del Vaticano, la sigla non fu bloccata. E il singolo vendette 200.000 copie.

Ed era solo l’inizio…

Tuca Tuca

L’anno dopo, infatti, sempre a Canzonissima irrompe il Tuca Tuca.

E fa impressione il fatto che… ci sia poco da spiegare, perché a distanza di cinquant’anni da quel 1971 la stragrande maggioranza dei nostri lettori sanno bene di cosa stiamo parlando.

Era una canzone sulle cui note Raffaella Carrà, assieme al ballerino Enzo Paolo Turchi, si lasciava andare a una danza piena di ammiccamenti e sottintesi: una critica nemmeno troppo velata alle rigide regole della televisione pubblica di quegli anni.

Il Tuca Tuca divenne subito una moda ballata per tutto lo Stivale. E l’intervento del grande Alberto Sordi, voluto dai piani alti della Rai per sdrammatizzare la carica erotica di quella danza, contribuì invece ad alimentarne il successo.

A far l’amore comincia tu

Nel 1975 comincia il quinquennio d’oro di Raffaella in Spagna. E l’anno dopo, nel 1976, ecco uscire un altro tormentone all’insegna della libertà (anche sessuale). Il brano “A far l’amore comincia tu”, che vendette benissimo anche in Inghilterra e Germania, diede a Raffaella Carrà la patente di star internazionale.

Raffaella Carrà icona del movimento LGBT+

I successi di Raffaella Carrà, televisivi e non solo, sono continuati ininterrotti dagli anni Ottanta del secolo scorso ai giorni nostri.

Basti pensare che il titolo del programma “Carramba! Che sorpresa” è diventato la frase ancora oggi adoperata quando si assiste a (o si è protagonisti di) un ricongiungimento inatteso.

Piuttosto, desideriamo chiudere il nostro ricordo di Raffaella Carrà, all’indomani della sua morte, sottolineando come la sua voglia di libertà ed emancipazione l’abbia incoronata a icona del movimento LGBT+.

Tutto ha inizio con “Luca”, canzone del 1978 che per la prima volta affronta con ironia il tema dell’omosessualità. Ed è proseguito negli anni con una serie di dichiarazioni della showgirl sempre a favore di ogni orientamento sessuale.

Alla morte di Raffaella Carrà, avvenuta ieri, tra gli altri messaggi di cordoglio ecco cosa recita quello di Vladimir Luxuria: “La morte di Raffaella Carrà mi coglie impreparata, sbigottita, addolorata. La colonna sonora delle nostre feste e dei nostri Pride, i suoi look imitati da mille drag queen in tutto il mondo, il suo sorriso… farai ballare gli angeli”.

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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