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Il Ponte Farnese di Michelangelo rivive a 18 metri d’altezza

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ponte farnese roma tevere sospeso

Camminando dalle parti di Palazzo Farnese in questi giorni i romani potrebbero avere una sorpresa alzando gli occhi al cielo. Sopra il Tevere infatti è presente da qualche ora una speciale installazione davvero particolare. Si tratta della riproduzione del cosiddetto Ponte Farnese, un progetto mai realizzato di uno dei più grandi artisti italiani, che ora rivive in una versione completamente nuova, sospesa a diversi metri d’altezza.

Il Ponte Farnese di Michelangelo diventa realtà grazie a Olivier Grossetête

Quest’opera nasce inizialmente nel XVI secolo, quando Michelangelo Buonarroti mette le basi per il progetto. L’idea, commissionata da Papa Paolo III, era quella di creare un collegamento tra Palazzo Farnese e i giardini di Villa Farnesina. Tuttavia il tutto non è andato in porto ed è rimasto irrealizzato. È proprio a partire da quest’idea che si è sviluppato questo cosiddetto Ponte fra le Epoche.

Il nuovo Ponte Farnese sospeso tra le sponde del Tevere è una riproduzione di quello immaginato da Michelangelo. Lungo 18 metri, si può vedere in questi giorni, dopo l’inaugurazione avvenuta mercoledì e fino al 18 luglio. L’intera struttura vola sopra il celeberrimo fiume capitolino, sorretta da tre palloni aerostatici, ed è completamente realizzata in cartone. Questo permetterà, alla conclusione dell’installazione, di recuperare il materiale riciclandolo del tutto, in completa ecosostenibilità.

A occuparsi della realizzazione, promossa dall’Ambasciata di Francia, in collaborazione con l’Institut Français Italia, il gruppo Webuild e Villa Farnesina-Accademia dei Lincei, è stata una squadra guidata dall’artista transalpino Olivier Grossetête. Proprio lui ha spiegato la sua interpretazione del ‘nuovo’ Ponte Farnese, in una dichiarazione riportata da ANSA:

Effimere per natura, come noi, queste monumentali costruzioni partecipative di cartone sono destinate a scomparire. La loro posta in gioco è quindi tanto nel processo, nel percorso e nell’esperienza collettiva che propongono quanto nelle loro forme finali. Questo ponte ‘sospeso’, inaccessibile per essenza, ci collega in definitiva solo a noi stessi. È l’immagine del nostro rapporto con l’indicibile“.

Un modo interessante per catturare l’attenzione degli abitanti della Capitale, dimostrando modi nuovi di fare arte, collegando epoche differenti. E voi, siete già andati a vederlo?

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