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La recensione di The Last of Us Part I su PC: un porting difficile, ma ce lo aspettavamo

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Su The Last of Us sono state fatte recensioni a iosa. Il gioco è stato uno dei più acclamati degli ultimi anni, come storia, come giocabilità e sotto molti altri punti di vista. È stato un’esclusiva per PlayStation fino a fine marzo del 2023, momento in cui Naught Dog lo ha reso disponibile anche per PC attraverso Steam. Come è stato l’atterraggio sulla nuova piattaforma? Alcuni dicono un po’ brusco. Oggi vi proponiamo una recensione non tanto del gioco di The Last of Us quanto di come è arrivato (il suo porting) su PC.

Che cosa vuol dire fare il porting di un gioco

È un termine semplice, ma che secondo noi è importante chiarire. Fare il porting di un gioco (o di un software in generale) vuol dire prenderlo e farlo funzionare nella maniera più possibile simile all’originale su una nuova piattaforma o su un nuovo sistema operativo.

Un porting è una cosa diversa da una remaster. In una versione remaster si rinnova un gioco aggiornando gli asset (grafica, modelli 3D, audio, effetti speciali) in maniera che sfruttino meglio le nuove tecnologie. Un porting, invece, trasporta il gioco su un sistema dove prima non era disponibile, correggendo possibilmente gli errori. Ovviamente, nulla vieta che durante un porting si migliorino anche gli asset lì dove permesso o necessario.

Leggi anche la recensione sulla serie The Last of Us

Se pensiamo al mondo dell’editoria, un porting è come la ristampa di un libro in un formato diverso e traducendo il testo in una nuova lingua.

Il porting di The Last of Us su PC

Fare il porting di un gioco come The Last of US, che stiamo vedendo in questa recensione, da PlayStation a PC è, come direbbero alcuni, andarsi a cercare una rogna. Di fatto, tra le due piattaforme non c’è niente in comune: diverso sistema operativo, diverso processore, diversa gestione della memoria, diverso è persino il sistema con cui si implementa il gioco (SDK).

Non è un compito impossibile, ma ammettiamo anche che è molto difficile. Di fatto, in questo caso, i programmatori sono partiti con gli asset e i documenti di design e, probabilmente, hanno dovuto rifare la programmazione praticamente da capo.

Come se la sta cavando il porting di The Last of Us?

Questa è una domanda davvero semplice che però sembra abbia bisogno di una risposta piuttosto complessa.

Se ci affacciamo alla finestra di Internet, pare che il risultato non sia dei migliori. Molti utenti hanno cominciato da subito a lamentarsi di problemi relativi alla grafica, perdita di frame e crash continui. Tanto è vero che su siti che fanno da collettori di opinioni, tipo metacritic.com, i voti sono sotto la media.

Il fenomeno ha assunto una dimensione tale che persino Naughty Dog ha dovuto esprimersi sull’argomento attraverso twitter.

La nostra recensione di The Last of Us Part I su PC

Se dobbiamo essere onesti, e in controtendenza alla massa, noi, tutti quei problemi non li abbiamo visti.

È vero, non lo neghiamo, il gioco pretende molto da un PC anche con hardware buono e i frame al secondo non sono stellari. Infatti, qualche problema di ottimizzazione è stato ammesso. Però, la nostra esperienza di gioco è stata tutto sommato positiva. Il gioco a volte risponde con una manciata di millisecondi di ritardo e in qualche (tutto sommato rara) occasione abbiamo visto un framerate leggermente sotto il minimo sindacale. Tuttavia, non abbiamo osservato nessun disturbo a livello grafico e il gioco non è mai crashato. Per cui, è vero che ci aspettavamo qualcosa di più, ma non ci sentiamo neanche dare riscontro alle lamentele di gran parte degli utenti.

Dal punto di vista tecnico ci sono dei problemi, inutile negarlo. Alcuni sono immediatamente visibili, come il ritardo di risposta, che può dare fastidio ai giocatori più esigenti. Altri, invece, sono un po’ più strutturali. Tipo il fatto che si deve aspettare un tempo molto lungo che il gioco prepari tutti gli shader all’inizio. Per fortuna serve farlo solo al primo avvio; però è la prima volta che ci capita di dover attendere così tanto.

Per chi è meno pratico della tecnologia, uno shader è un programma che anziché usare la CPU si rivolge alla scheda grafica. Uno shader, detto in maniera molto sintetica, descrive il modo in cui la nostra scheda grafica deve rappresentare gli oggetti sul monitor. A noi, semplicemente, viene il dubbio che chi si è lamentato di problemi di visualizzazione potrebbe non aver aspettato il tempo necessario prima di iniziare a giocare.

L’altra cosa su cui siamo stati un po’ perplessi è il fatto che il gioco, nell’indicare i comandi, assume si stia usando un controller per PlayStation. Cosa che, ammettiamolo, su Steam è vera solo in un numero limitato di casi. Capiamo che il porting vuole essere fedele all’originale, ma considerare controller diversi da quelli di Sony ci pare abbastanza dovuto. Soprattutto se, ad un certo punto, il gioco chiede di premere il touchpad centrale per creare nuovi oggetti.

Per il resto, a parte i due aspetti appena descritti, abbiamo rigiocato un paio di livelli, divertendoci e godendoci la storia. Qualche problema c’è, ma nel nostro caso non è stato tale da impedirci di fruire del gioco in tranquillità.

Che cosa è andato storto?

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È evidente che qualcosa, almeno all’uscita, è andato storto. Su cosa esattamente, vista la complessità del progetto, potremmo solo che fare delle ipotesi. Non crediamo però possibile che un gruppo di utenti così grande si sia messo d’accordo per diffamare il gioco. Per cui, sicuramente dei problemi ci sono stati.

Anche sul motivo per cui la nostra prova non è stata in linea con l’opinione generale possiamo solo fare delle ipotesi. Potrebbe essere che nelle 48 ore successive all’uscita il team di sviluppo si sia rimboccato le maniche e si sia accorto di qualche errore un po’ grossolano, per cui abbiamo già usufruito dei primi aggiornamenti. Oppure, semplicemente, siamo stati fortunati con la nostra combinazione di hardware. Perché, bisogna far notare, sviluppare per una console vuol dire avere la sicurezza di quale sarà l’hardware, mentre su un PC il gioco si trova a gestire una enorme varietà di combinazioni.

Alla fine, l’unica cosa su cui qui in redazione siamo stati d’accordo è che o il gruppo di controllo della qualità (QA) è stato un po’ distratto oppure il gioco è uscito in maniera affrettata per motivi di marketing. Con motivi di marketing possiamo intendere un sacco di cose, incluso il fatto di usufruire della notorietà della serie televisiva che si ispira al gioco. E la fretta è sempre una cattiva consigliera, anche quando si presenta con un assegno in mano.

La recensione del porting di The Last of Us Part I su PC in sintesi

The Last of Us Part I su PC, che abbiamo visto in questa recensione, è un porting che, secondo noi, presenta ancora qualche spigolo tagliente ma che verrà portato a regime in tempi brevi. Si sta purtroppo consolidando una opinione diffusa di insoddisfazione, che però non ci sentiamo di sostenere, perché nelle nostre prove non ne abbiamo avuto grande evidenza. Il risultato finale, bisogna ammetterlo, non è perfetto, ma lo abbiamo trovato ugualmente giocabile.

Se avete dei dubbi, lo capiamo e vi suggeriamo di aspettare qualche giorno per vedere se ci saranno aggiornamenti importanti da parte di Naught Dog. Comunque sia, il gioco rimane un’esperienza fantastica e, se non ci avete giocato su PlayStation, vi consigliamo davvero di dargli una possibilità. La storia merita molto, anche a fronte di qualche bug da sopportare. Soprattutto, ricordatevi di aggiornare i driver della vostra scheda grafica e di prendetevi una pausa mentre il gioco compila gli shader; dovrebbe andare tutto bene.

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