All’età di 83 anni è morto Ruggero Deodato, maestro del cinema di genere italiano noto soprattutto per il suo Cannibal Holocaust, pietra miliare del filone dei cannibal movie. Al momento non sono ancora note le cause del decesso.
A salutare l’amico e collega è stato Sergio Martino, che in un appassionato post su Facebook scrive «Ho appena saputo che Ruggero Deodato ci ha lasciato. Con lui ho diviso una stagione bellissima di cinema. Abbiamo iniziato praticamente insieme un percorso parallelo che in questi anni di rivalutazione del nostro cinema, ci ha “goliardicamente” portato in giro per il mondo, insieme. Ciao Ruggero!».
Nato a Potenza il 7 maggio 1939 e trasferitosi successivamente a Roma, Ruggero Deodato muove i suoi primi passi nel mondo del cinema da giovanissimo, come comparsa in alcuni film di Domenico Paolella. La grande occasione arriva quando Roberto Rossellini lo sceglie come aiuto regista. Da lui apprende i primi trucchi del mestiere, che lo portano però in direzione del cinema di genere. Collabora con Sergio Corbucci, Riccardo Freda e Antonio Margheriti, e con quest’ultimo firma nel 1964 la sua opera prima Ursus il terrore dei Kirghisi. È il primo passo di una lunga e florida carriera, che porta Deodato a distinguersi in svariati generi e fra diversi media.
La carriera di Ruggero Deodato
Nei primi anni ’70 lavora soprattutto in televisione per poi tornare al cinema, dove vive la sua stagione migliore. Dopo il poliziesco Uomini si nasce poliziotti si muore, dà il via con Ultimo mondo cannibale alla cosiddetta trilogia dei cannibali, proseguita da Cannibal Holocaust e conclusa con Inferno in diretta. A incidere maggiormente nell’immaginario collettivo è proprio Cannibal Holocaust, che per le sue cruente scene di violenza e per il sapiente uso della tecnica del falso documentario lascia particolarmente scossi spettatori e addetti ai lavori, finendo censurato in decine di paesi del mondo.
Il suo lavoro scava ispira registi del calibro di Oliver Stone, Quentin Tarantino e Eli Roth e opere come The Blair Witch Project, trovando una meritata rivalutazione. Nel frattempo, Deodato esplora con successo il revenge movie con La casa sperduta nel parco, l’avventura fantascientifica con I predatori di Atlantide, lo slasher con Camping del terrore e il cappa e spada con The Barbarians, dimostrando la sua poliedricità.
Si dedica poi per qualche anno alla televisione, firmando la regia de I ragazzi del muretto, Noi siamo angeli e Padre Speranza. Nel 2016 firma poi il notevole Ballad in Blood, horror liberamente ispirato all’assassinio di Meredith Kercher. Salutiamo questo sublime artigiano del cinema di genere con le sue stesse parole tratte da un’intervista concessa a Horror.it: «Non mi piace farmi catalogare o etichettare sotto queste definizioni, “gore, splatter, horror”. Se ho messo in scena una violenza così truce l’ho sempre fatto perché quello era il grado di violenza che esisteva nella realtà di un dato contesto storico e geografico».
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