«L’estate non è una stagione ma uno stato d’animo», è solito ripetere uno dei re indiscussi della commedia balneare e vacanziera italiana, Jerry Calà. Un filone scolpito nell’immaginario collettivo grazie soprattutto al cult con lui protagonista Sapore di mare, la cui linfa scorre nel film Netflix del 2020 Sotto il sole di Riccione e nel suo sequel Sotto il sole di Amalfi, disponibile da pochissimo sulla medesima piattaforma. Alla base di tutti questi progetti infatti non ci sono solamente l’ambientazione marittima e l’atmosfera scanzonata, ma anche la penna di Enrico Vanzina e il volto di Isabella Ferrari, lanciata al cinema proprio grazie al successo della sua Selvaggia nel già citato Sapore di mare. Tre indizi che anche in questo caso fanno una prova.
Mentre lo stato d’animo alla base del lavoro del compianto Carlo Vanzina e di Sotto il sole di Riccione era il senso di magia e atemporalità trasmesso dall’estate, il sentimento su cui si basa Sotto il sole di Amalfi è inequivocabilmente l’insicurezza. L’insicurezza degli adulti, smarriti fra i tanti bivi e gli svariati errori che costellano la vita, ma anche degli stessi adolescenti protagonisti. C’è chi si sente insicuro di un rapporto nato proprio nello stato di grazia estivo, chi si sente inadeguato per il proprio aspetto fisico, chi insegue la fama sui social network e, come sempre, non manca l’imbranato di turno, perennemente all’inseguimento di un approccio efficace con l’altro sesso.
Ma soprattutto c’è il vero protagonista di Sotto il sole di Amalfi, Vincenzo di Lorenzo Zurzolo, che stanco dell’insicurezza profusa dai suoi cari per la sua cecità vuole invece buttarsi e prendersi la vita, nonostante la sua giovane età. Un contrasto fra prospettive su cui si basa questa opera prima di Martina Pastori, tutt’altro che disprezzabile e perfettamente in linea col target giovane di Netflix.
Sotto il sole di Amalfi: amori e insicurezze nel nuovo teen drama balneare Netflix
È passato un anno dagli eventi di Sotto il sole di Riccione. A fare da sfondo alle avventure dei protagonisti non c’è più la riviera romagnola ma un’altra eccellenza italiana che merita visibilità e promozione, ovvero la costiera amalfitana. Vincenzo aspetta la sua amata Camilla (Ludovica Martino), di ritorno dopo un anno in Canada insieme alla compagna di corso Nathalie (Kyshan Wilson). Insieme a loro, anche il goffo Furio (Davide Calgaro), attratto da Rebecca (Elena Funari), e Hans (Nicolas Maupas), amico d’infanzia di Vincenzo. Inizialmente diretti verso la Sicilia, all’ultimo momento ripiegano verso la località campana anche la mamma di Vincenzo, Irene (Isabella Ferrari), e il suo compagno Lucio (Luca Ward), raggiunti anche dall’ex della donna Roberto (Andrea Occhipinti, fondatore di Lucky Red e produttore di Sotto il sole di Amalfi).
Rispetto al precedente capitolo, resta inalterata la squadra degli sceneggiatori (Caterina Salvadori, Enrico Vanzina e Ciro Zecca), cambia la regia (dagli YouNuts! alla già menzionata Martina Pastori) e si modifica sostanzialmente anche il gruppo di protagonisti, più ridotto e compatto. Al centro del racconto ci sono i turbolenti rapporti delle due coppie superstiti di Sotto il sole di Riccione, quella giovane formata da Vincenzo e Camilla e quella adulta composta da Irene e Lucio. Più decisi e affrettati i maschi, più riflessive e titubanti le femmine, come da tradizione di questo filone, ma la scrittura è leggera e ispirata, e aiuta a non cadere in scivoloni grossolani. Non mancano gli stereotipi tipici del filone balneare, i personaggi poco caratterizzati e le forzature a livello di trama, ma si percepisce chiaramente anche la voglia di rinnovare il cinema vacanziero, che ha scritto pagine indelebili nella storia della nostra filmografia.
Ci sarà un terzo capitolo?
Questione di anagrafica, con protagonisti più giovani dei Sapore di mare e non ancora inclini alle derive goderecce dei vari Abbronzatissimi o Rimini Rimini, ma anche di un approccio molto più intimo alle fragilità e ai timori dei personaggi.
Pur con dinamiche facilmente prevedibili e senza particolari guizzi registici, Sotto il sole di Amalfi riesce infatti a creare empatia verso Vincenzo, stanco di essere trattato come un fragile bambolotto, e soprattutto nei confronti della new entry Nathalie, che sotto la sua buffa parlata italoamericana cela dubbi e disagi sul suo corpo in repentino mutamento e sul rapporto fra la sua rinnovata immagine e la sua interiorità. Martina Pastori riesce inoltre nel non facile intento di fotografare lo scarto netto fra l’estate e il resto dell’anno e l’eterno dubbio che ne consegue: ciò che è successo sotto il sole e in riva al mare è reale o è destinato a svanire dalla nostra memoria come un sogno?
Mentre la location amalfitana è ben sfruttata in chiave narrativa e commerciale, con scenari da cartolina di sicuro impatto in Italia e all’estero, destano perplessità le scelte operate sulla colonna sonora, fondamentale per questo filone. Mentre il capitolo precedente poteva contare sui brani dei Thegiornalisti, Sotto il sole di Amalfi limita al minimo indispensabile la musica, appoggiandosi soltanto nel finale a Fiamme negli occhi dei Coma_Cose, peraltro già utilizzata in Summertime.
Al netto dei difetti evidenziati, resta però la sensazione di essere di fronte a un prodotto italiano ben congegnato a livello commerciale ed editoriale (il terzo capitolo è possibile e auspicabile), valido per contenuti e messa in scena e soprattutto con un preciso pubblico di riferimento. Non poco per un’industria che troppo spesso si accartoccia su stanche e sbiadite commedie sentimentali su adulti borghesi, finendo per non parlare concretamente a nessuno.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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