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Tariffe indicizzate all’inflazione, aumenti in arrivo per la telefonia

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Esim Telefonia

Nuovi aumenti di prezzo in arrivo per il settore della telefonia. Infatti, alcuni operatori hanno deciso di iniziare il 2023 con delle rimodulazioni tariffarie che comportano aumenti del canone mensile di un importo fisso stabilito dal provider per i già clienti. Inoltre, sono apparse sul mercato delle tariffe indicizzate all’inflazione, che si adeguano periodicamente in base all’andamento dell’indice dei prezzi e che potrebbero determinare nuovi rincari nelle tariffe. L’Osservatorio Tariffe di SOStariffe.it e Segugio.it hanno analizzato nel dettaglio i nuovi trend del settore della telefonia.

Tariffe indicizzate all’inflazione, come aumentano i prezzi nella telefonia

Nel campo della telefonia mobile, gli aumenti hanno riguardato alcuni già clienti di TIM (+2 euro al mese) e WINDTRE (+2 euro al mese), oltre che i clienti del principale operatore virtuale italiano PosteMobile (+1 euro al mese).

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Per quanto riguarda la telefonia fissa, le rimodulazioni hanno interessato i clienti Fastweb (fino a + 5 euro al mese), TIM (+2 euro al mese) e Vodafone (+1,99 euro al mese). Questi rincari si sono verificati solo per le tariffe dei già clienti, mentre quelle per i nuovi clienti non sono state influenzate dal fenomeno.

Infatti, secondo le rilevazioni dell’Osservatorio di inizio 2023, il canone medio delle offerte di telefonia mobile è al livello più basso mai registrato. E anche il canone medio delle offerte Internet casa è diminuito rispetto ai mesi precedenti.

L’Osservatorio riporta inoltre un nuovo fenomeno, l’introduzione delle tariffe che si adeguano all’inflazione. Questa novità riguarda per ora WINDTRE e TIM, che hanno adottato questa formula con modalità diverse, sia per le offerte destinate ai clienti già attivi che per quelle rivolte ai nuovi utenti. In alcuni casi, gli aumenti arrivano addirittura al +10%.

Rischio di aumenti generalizzati

Una tendenza che potrebbe diffondersi anche ad altri operatori in futuro, come già avvenuto in passato con i rinnovi ogni 28 giorni invece che ogni mese. Le tariffe che si adeguano all’inflazione prevedono una variazione annuale del costo mensile in base all’andamento dell’indice dei prezzi al consumo. Questa variazione non costituisce una rimodulazione unilaterale da parte dell’operatore e non consente quindi al cliente di recedere dal contratto, ma fa parte delle condizioni stabilite al momento della sottoscrizione dell’offerta.

Se vi serve una mano per navigare questo mare di tariffe in aumento, potete approfondire la questione sul sito dell’Osservatorio.

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