Si parla sempre di guida autonoma anche se la guida autonoma formalmente non esiste ancora. Siamo stati a San Francisco per provare Waymo, il taxi senza guidatore di Google. È stato davvero straniante per i primi 5 minuti della corsa. Vi raccontiamo come è andata.
In principio era Google Driveless Car
Sono anni che Google sta lavorando a Waymo, un servizio di veicoli a guida autonoma utilizzati per il trasporto di persone. In poche parole de robotaxi.
Il progetto nasce con il nome Google Driveless Car nel 2009. “Alla guida” c’erano Sebastian Thrun, ex-direttore del laboratorio di intelligenza artificiale dell’università di Stanford (da questa università della Silicon Valley sono nati tantissimi progetti tecnologici e innovativi) e Anthony Levandowski, fondatore di 510 Systems and Anthony’s Robots.
Nel 2016 il progetto cambia il nome in Waymo e poi finalmente nel 2020 diventa ufficialmente operativo come il primo servizio di taxi a guida autonoma (senza la necessità di avere a bordo un “operatore di sicurezza”).
Al momento Waymo è disponibile a San Francisco (città in cui lo abbiamo provato), Phonenix, Austin e nel futuro anche a Los Angeles.
Waymo che cos’è e come funziona il robotaxi di Google
Abbiamo capito quindi che Waymo è un servizio di taxi completamente automatizzato in grado di portarti da un punto A a un punto B senza necessità di un pilota. Vi sedete e poi scendete a destinazione.
Il processo per farvi venire a prendere da un taxi Waymo è semplicissimo anche se dovete avere un po’ di pazienza: si apre l’app, si conferma la posizione esatta in cui vi trovate, poi inserite la destinazione. L’applicazione calcola il percorso così come la tariffa. Una volta accettato, il taxi verrà a prendervi. Per il pick-up ci vogliono all’incirca 10 minuti (non è proprio immediato).
Quando il taxi arriva si fermerà di fronte a voi se la strada è sgombra e se la situazione è sicura. Altrimenti si fermerà nel luogo più adatto quache metro più in avanti.
La flotta che abbiamo visto a San Francisco è composta da Jaguar i-Pace completamente elettriche (anche se Waymo ha siglato accordi anche con il gruppo Mercedes-Benz, Volvo e Stellantis).
Le Waymo di 5° generazione sono vetture elettriche modificate per essere essere autonome e sono completamente attorniate di radar, fotocamere “long range” capaci di “guardare” molto più in là rispetto allo sguardo umano (circa 500 metri) e sensoristica LiDAR a 360° (uno strumento capace di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser). Grazie a tutto questo equipaggiamento tecnologico le vetture autonome di Waymo possono vedere cosa succede attorno.
La navigazione non si basa solo sui dati raccolti dal GPS, che possono essere fallibili, ma è un incrocio di dati tra quelli GPS e la mappatura che Waymo ha effettuato in ugnuna delle città in cui è operativo il servizio.
Come si comporta il taxi autonomo
Una volta giunto sul punto del pick-up il taxi deve prima assicurarsi che siate voi. Basterà alzare lo sguardo e controllare le vostre iniziali in cima alla vettura. Nel mio caso FC. Quindi la macchina è proprio quella che ho ordinato.
Dall’app si sbloccano le portiere e si sale a bordo. Una volta accomodati, basterà premere “star” sul display e la corsa inizia. Il percorso è già preimpostato e il pagamento avviene in anticipo. Io ho speso 15 dollari per andare dalla spiaggia di Marina Green (vicino al Golden Gate Bridge) fino a The Painted Ladies. Ho percorso un totale di 2.5 miglia, quasi 4 km.
Appena parte, la sensazione è stranissima, quasi di paura soprattutto se si è abituati a guidare nel traffico di Milano o Roma. Ma dopo poco ci si rende conto che la vettura ha il controllo della situazione, si è fermata per far passare tutti i passanti sulle striscie, ha rispettato tutti gli stop e le precedenze e i semafori. Con grande prudenza. La velocità ovviamente è ridotta e infatti abbiamo rischiare di creare una coda di auto dietro di noi. Nessuno ci ha suonato né tantomeno ha cercato di sorpassarci. Quando abbiamo incontrato dei lavori l’auto ha rallentato e si è mossa con grande agilità lungo quel percorso imprevisto.
Gli occhi dei curiosi erano tanti anche se non ho capito se esattamente fossero curiosi o indispettiti. Ho scoperto infatti che molti abitati di San Francisco non amino particolarmente i taxi di Waymo e Cruise tanto da cercare di sabotarli piazziando sui parabrezza dei coni. Risuoltato? Le vetture vanno in blocco.
Durante il viaggio sullo schermo posteriore si può vedere il percorso ma soprattutto si può apprezzare una ricostruzione di ciò che vede l’auto: semafori, stop, auto e camion (anche a grande distanza), persone e coni. Insomma il senso di sicurezza è molto elevato.
In caso di problemi si può richiedere assistenza per parlare con un umano che vi può guardare da una telecamera di sicurezza posta all’interno dell’auto.
Una volta terminata la corsa si scende, si chiude la portierà e il gioco finisce. L’auto riparte per andare a prendere altri passeggeri.
“Ci rubano il lavoro!”
Ho sentito questa frase davvero tante volte sotto i video dedicati a Waymo o altre diavolerie tecnologiche. Ecco, il progresso ha sempre fatto questo nella storia: ha modificato fino a far sparire alcuni lavori in un processo graduale. Prendiamo ad esempio i segnalatori ferroviari (delle persone che si assicuravano che i treni arrivassero in orario prima dell’esistenza di sistemi automatizzati) oppure di coloro che accendevano i lampioni per le strade prima dell’avvento dell’elettricità. Forse un girono questi taxi potrebbero sostituire il mestiere degli autisti o forse no. Non lo sappiamo.
Ciò che sappiamo al momento è che le vetture di Waymo fanno parecchie corse soprattutto di notte quando scarseggiano i taxi e che possono coprire momenti di picco quando i taxi tradizionali non bastano.
Anche se non pesso che queste auto siano pronte per invadere il mondo che conosciamo. Negli stradoni degli Stati Uniti sicuramente sono funzionali mentre in Europa con i piccoli centri abitati e borghi che ci ritroviamo, non è semplice far funzionare questa tecnologia.
Per ora si tratta di un esperimento che funziona abbastanza bene e che comunque ha bisogno di manutenzione umana per poter sopravvivere e garantire il servizio.
Cosa ci riserverà il futuro? Lo scopriremo solo vivendo 🙂
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