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TikTok: problema di privacy e tutela dei dati secondo AIP

TikTok continua a non convincere i paladini della privacy e della tutela dei dati personali (di adulti e minori). AIP, Accademia Italiana Privacy, sottolinea la necessità di un dibattito verso la risoluzione di questi problemi.

TikTok è ancora alle prese con problemi di privacy

Non è la prima volta che il social cinese si scontra con problemi legati a privacy e tutela dei dati.

Dopo la multa da 5.7 milioni di dollari che si è vista recapitare negli USA per aver violato le disposizioni del Children’s Online Privacy Protection Act, TikTok rischia di dover pagare altri 20 milioni nel Regno Unito per la violazione del GDPR, il noto regolamento europeo per la protezione dei dati.

Il social di Pechino, in entrambi i casi, non avrebbe rispettato le norme che tutelano i minori di 13 anni.

TikTok ha cercato di aggirare questa restrizione inserendo, nelle condizioni d’uso, il divieto di iscrizione ai minori di anni 13, ma il problema è che barando sull’età si può entrare senza problemi.

Le sanzioni non sono sufficienti

TikTok è solo un caso, ma la riflessione su questi problemi si apre anche ad altri servizi.

L’ideale sarebbe di mettere in campo degli strumenti in grado di identificare in modo sicuro chi usa certi servizi su internet, tutelando allo stesso tempo la privacy.

Nessuna azienda è in grado, attualmente, di fare questo e di impedire il “raggiro” della falsa dichiarazione dell’età.

I primi tentativi erano stati fatti dal Regno Unito: avevano obbligato certe piattaforme a richiedere l’upload del documento d’identità, ma era sorto il timore che la privacy potesse essere a rischio.

Insomma, sembra un cane che si morde la coda, ma non può finire così.

Le parole dell’AIP

Alessandro Papini, presidente dell’Accademia Italiana Privacy, ci spiega che “Il tema della tutela dei minorenni su Internet e del trattamento dei dati che condividono sulle piattaforme online è caldissimo.

Purtroppo sembra che l’approccio attuale si muova su due piani che rappresentano entrambi un vicolo cieco: lasciare la soluzione alla buona volontà delle singole aziende o scaricare tutte le responsabilità sul dovere di sorveglianza in capo ai genitori“.

L’AIP spinge sul fatto che il dibattito su questa tematica debba continuare al fine di avviare un percorso che punti a creare strumenti legislativi e tecnologici capaci di tutelare la privacy e i dati di chi usa piattaforme e software internet.

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