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Negli Stati Uniti rischio ban per TikTok? E gli influencer sciopereranno

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Il polverone che sempre più alto si sta sollevando su TikTok acquista ora nuove prospettive e coinvolge nuovi attori.

Per adesso era sembrata solo una questione tecnologico-politica, che qui riassumiamo brevemente, per rimandarvi ai nostri diversi articoli sull’argomento.

ByteDance, l’azienda di TikTok, è accusata di trattenere i dati degli utenti e metterli a disposizione del governo di Pechino.

Ciò ha portato al ban della piattaforma dai device governativi di Commissione, Consiglio e Parlamento europei, da quelli di Stati Uniti e Gran Bretagna e da quelli dei parlamentari neozelandesi.

La questione TikTok negli Usa

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Ancora più delicata è la questione che riguarda il rapporto tra l’app cinese e gli Stati Uniti.

Partiamo dalla notizia più recente. Secondo quanto riportato dal New York Times, già negli ultimi mesi del 2022 il Dipartimento di Giustizia americano (assieme all’Fbi e alla procura della Virginia) avrebbe aperto un’indagine su TikTok, proprio per dimostrare in concreto l’ipotesi di spionaggio da parte del social media.

Inoltre, l’amministrazione Biden ha seriamente minacciato che TikTok verrà escluso da tutti gli Stati Uniti se non si renderà autonomo dall’azienda ByteDance.

Dunque, si tratta solo di una sorta di guerra fredda in salsa tech tra Cina e Stati Uniti, nella quale al massimo potrebbero rimetterci ByteDance e gli utenti americani?

TikTok e gli influencer

Non proprio. Abbiamo citato il social e l’azienda che ne è proprietaria, abbiamo citato i fruitori, ma ci siamo dimenticati di chi quel social lo popola.

Al di là dei privati cittadini che postano i loro video, infatti, gravitano attorno a TikTok influencer e creator spesso con milioni di follower al seguito. Ricordiamo che l’influencer più seguito sulla piattaforma è Khaby Lame, che ha superato i 152 milioni di seguaci.

Ecco: un eventuale ban di TikTok negli Stati Uniti metterebbe ovviamente in crisi gli influencer. Che vedrebbero ridursi drasticamente il loro pubblico, e con esso i loro introiti.

Lo sciopero dei creator e degli influencer di TikTok

Il minacciato ban dell’amministrazione Biden a TikTok ha dunque messo in allarme influencer e creator.

Pare tuttavia che a cavalcare il loro disappunto sia la stessa ByteDance. Che ha invitato gli influencer di TikTok a far sentire la loro protesta, con un corteo a Capitol Hill.

È quanto riporta The Information, secondo cui ByteDance non solo sta organizzando una manifestazione di creator e influencer che sfileranno a Washington, ma sta pensando di portarli al corteo a proprie spese.

The Information ha raccolto le dichiarazioni di Jamal Brown, portavoce del social proprio negli Stati Uniti. Brown ha detto: “I legislatori di Washington che discutono di TikTok dovrebbero ascoltare dal vivo le voci delle persone che sarebbero direttamente influenzate dalle loro decisioni. Non vediamo l’ora di dare il benvenuto ai nostri creator nella capitale, aiutare a fare in modo che le loro ragioni vengano ascoltate, e continuare a veicolare un impatto significativo nelle loro vite e in quelle della loro comunità”.

I giorni più papabili per la manifestazione a Capitol Hill sembrerebbero mercoledì 22 o giovedì 23 marzo.

Una questione anche economica

Lo sciopero degli influencer di TikTok sposta la questione dal versante politico a quello economico.

È quanto sottolinea (in modo certo non disinteressato) sempre Jamal Brown: “I creator di TikTok sono proprietari di piccole imprese che cercano di guadagnarsi da vivere per mettere il cibo sulle loro tavole, insegnanti che istruiscono la prossima generazione di leader e innovatori di tutti i giorni.”

Gli americani, intanto, si dividono su un eventuale divieto a TikTok.

Secondo un sondaggio di Quinnipiac, percentuali molto simili caldeggiano il ban o vi si oppongono. Ma ben il 63% dei giovani tra i 18 e i 34 anni non vorrebbero che TikTok fosse vietato.

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La professione dell’influencer

Lo sciopero degli influencer di TikTok fa tornare di attualità un’altra questione. Ovvero quella di una professione, i creator sulle piattaforme social, sempre più diffusa, e che evidentemente – al di là del giudizio che se ne possa dare – è bisognosa di norme.

Ricordiamo, per prendere il caso italiano, che gli influencer non hanno necessariamente guadagni milionari. E che è nato il primo sindacato in loro rappresentanza.

Non ci dovremmo stupire: se i mestieri evolvono, e sono sempre di più quelli che nascono nel mondo virtuale, è sacrosanto che queste nuove attività abbiano diritti e tutele.

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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