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Triton: il più pericoloso malware della storia colpisce ancora

Che sia 5G, cloud o un sistema operativo, il rischio legato agli hacker è sempre dietro l’angolo. Nei casi “migliori” la perdita di dati e di denaro è la prima conseguenze dell’attività illegale da parte dei cyber criminali ma quando il rischio diventa “fisico” qualche preoccupazioni in più è indispensabile. In questo caso, gli hacker dietro la creazione del malware Triton, o Trisis, si sono spinti oltre attaccando infrastrutture fisiche e mettendo a repentaglio la sicurezza delle infrastrutture.

La sicurezza informatica non basta

Come riportato da E&E News, il malware Triton ha precedentemente colpito il gigante del petrolio saudita Petro Rabigh. In quel caso gli hacker hanno utilizzato il malware per modificare alcuni processi industriali causando la disattivazione di alcune utilità di sicurezza con un tangibile rischio di danni fisici alle entità in gioco. FireEye crede che ci sia il governo russo dietro tutto questo: il complotto internazionale è sempre dietro l’angolo.

Due spegnimenti di emergenza per quanto riguarda i sistemi hanno portato al buio totale delle infrastrutture della raffineria lungo la costa del Mar Rosso d’Arabia“, riporta E&E News. “Gli hacker hanno utilizzato dozzine di strumenti di intrusione personalizzati in grado di forzare e mantenere l’accesso ai vari obiettivi“, scrive FireEye in un repart sul nuovo attacco di Triton.

I ricercatori di FireEye, azienda americana di sicurezza informatica, hanno modo di credere che Triton sia attivo dal 2014 e che gli attacchi andati a segno siano molti di più rispetto a quelli scoperti finora. Non si sa ancora molto riguardo i danni reali che l’attacco di Triton ha portato ma il collegamento con vari gruppi di hacker non fa ben sperare per il futuro.
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