Nelle ultime ore si è tornato a parlare di Via col vento, a più di 80 anni dalla sua uscita. Il casus belli è stata la rimozione della pellicola dal servizio di streaming HBO Max, in seguito al riemergere di alcune critiche sulla sua rappresentazione degli afroamericani e della fazione sudista della guerra di secessione. A riportare a galla il problema è stato John Ridley, sceneggiatore premio Oscar per 12 anni schiavo, con un articolo pubblicato sul Los Angeles Times.
Dopo la decisione di WarnerMedia di escludere dal proprio servizio il film, la discussione è esplosa online. A poco è valsa la spiegazione successiva dell’azienda che ha chiarito come si tratti solo di una rimozione temporanea. Via col vento tornerà online molto presto, accompagnato da un invito alla contestualizzazione, ma ormai era troppo tardi. Nonostante la tempestività del chiarimento, il dibattito era già acceso sul web e non si poteva fermare.
Da una parte c’è chi sostiene la necessità di fare i conti con il proprio passato anche quando si tratta di classici senza tempo. Dall’altra chi invoca il valore artistico dell’opera e i pericoli di eliminare un prodotto così importante, in nome di una ipotetica “dittatura del politically correct”. Una questione decisamente intricata, che vogliamo contribuire a dipanare con qualche riflessione.
Via col vento è un’opera fondamentale, poco da dire
E se ciò non bastasse, ci sono i numeri. Furono otto gli Oscar portati a casa da questo titolo epocale, un primato. Si dovrà attendere il 1953 per un altro risultato simile con “Da qui all’eternità”, ripetuto da “Fronte del porto” l’anno dopo e infine superato da “Gigi” nel 1958. Ma i premi non sono sufficienti a dare l’idea dell’importanza di questo titolo, capace di affascinare ancora oggi.
Per capirlo davvero dobbiamo andare a vedere la classifica del box office. Via col vento ha infatti tenuto per venticinque anni il titolo di film con il maggiore incasso della storia del cinema. E anche se oggi è stato superato, resta comunque saldamente in testa alla classifica una volta considerato l’effetto dell’inflazione. Insomma, tutti all’epoca hanno visto (e rivisto e ri-rivisto) quest’opera.
Dopotutto la storia di Rossella O’Hara e Rhett Butler è affascinante e appassionante. Nelle sue quasi quattro ore la vediamo evolvere passo per passo, tra le mille e più difficoltà, restando incollati allo schermo. Un’esperienza che chiunque sia appassionato di cinema dovrebbe fare almeno una volta nella vita.
Quindi sì, Via col vento è un capolavoro, un pezzo di storia del cinema, un’opera imprescindibile. Ma questo significa che dobbiamo ignorare i problemi che ha? E questi a loro volta dovrebbero portare alla sua cancellazione dalla memoria collettiva?
La contestualizzazione è chiave
Il problema di Via col vento non è il fatto che parli della Confederazione, della ‘causa sudista’ o che ci siano degli schiavi tra i personaggi. Chi attacca la pellicola non lo fa certo con l’obiettivo di rimuovere quella terribile parte della storia degli Stati Uniti dalla memoria di tutti. Tutt’altro: l’obiettivo è proprio far sì che la si ricordi, insieme a tutte le sue atrocità. E Via col vento va contro questo scopo.
Perché il problema vero del film non sono i temi di cui parla, ma come ne parla. Il Sud del periodo prima della Guerra di secessione è visto con uno sguardo romantico, nostalgico. La causa sudista non è presentata in maniera completamente positiva forse, ma il tono è decisamente più morbido del dovuto per un movimento che lottava per il diritto di possedere schiavi. Il tutto cavalcando i peggiori stereotipi possibili sugli afroamericani mentre sorvolava completamente sulle loro condizioni di vita.
“Eh va beh, ma erano altri tempi“. Sì, ma quali tempi erano? Perché andando indietro nel tempo tendiamo a perdere la prospettiva.
Il passato di Via col vento era già passato nel passato
Tuttavia, ci sono altri (quasi) 80 anni che dovrebbero farci riflettere. Sono quelli che separano la pubblicazione di Via col vento dalla Guerra di secessione americana, iniziata nel 1861. Ragionando sotto questa luce, non possiamo semplicemente catalogare quelle rappresentazioni come un prodotto dell’epoca. La romanticizzazione del Sud era già un problema, ma a quel tempo le voci che lo sostenevano facevano molta più fatica a farsi ascoltare.
Cosa imparare dall’affaire Via col vento?
È proprio questo che dobbiamo imparare da questa vicenda, ad ascoltare. Sentire le voci di chi ha sofferto per tutta la vita certi pregiudizi, che ha dovuto caricarsi sulle spalle il peso di idee che il cinema, la letteratura e l’arte in generale hanno a volte (anche involontariamente) rafforzato. Sentire quello che è un punto di vista diverso dal nostro, senza sovrastrutture, senza la convinzione di essere nel giusto perché non siamo pronti a fare i conti con un passato complesso.
A quel punto, saremo pronti a chiudere un occhio sui (tanti, forse troppi) aspetti controversi delle opere che amiamo. Che, piccolo spoiler per il prossimo futuro, non sono solo in Via col vento. Un processo che va ben oltre il semplice “Eh va beh, ma erano altri tempi” e che dobbiamo imparare ad affrontare.
- Gable,Leigh (Attore)
- Audience Rating: Non valutato