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Dentro la Canzone – Viva la Vida dei Coldplay: da un dipinto di Frida Kahlo a Luigi XVI

"Who would ever wanna be king?"

“Certe volte sono in cielo come un aquilone al vento che poi a terra ricadrà”, cantava Francesco Guccini. Giuseppe Ungaretti la toccò ancora più piano: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Di riflessioni sulla vulnerabilità dell’essere umano sono pieni i libri di filosofia e poesia. Di testi di canzoni sulla fugacità della vita pure. Partiamo da questo concetto, oggi, per raccontarvi la storia e il significato di Viva la Vida, piccolo gioiello che nel 2008 confermò i Coldplay come band simbolo del pop britannico del nuovo millennio.

La storia della canzone: tutto nasce da un dipinto di Frida Kahlo

Nel 2007 i Coldplay stanno ultimando il lunghissimo tour mondiale di X&Y, album uscito nel 2005. Una delle ultimissime date del tour fa tappa a Città del Messico, dove Chris Martin e soci hanno la possibilità di visitare Casa Azul, il museo ufficiale di Frida Kahlo. Piccola parentesi musicale: La Casa Azul è anche una canzone di Marco Mengoni, in cui il cantante omaggia la figura dell’artista messicana. Ma torniamo nel 2007 con i nostri amici londinesi.

Chris Martin rimane particolarmente colpito da un quadro di Frida Kahlo rappresentante delle angurie. Non sono i frutti in sé a catturare l’attenzione del cantante, quanto la scritta “Viva la Vida” che campeggia sul quadro. L’opera è datata 5 luglio 1954, esattamente otto giorni prima della morte di Frida Kahlo.

La vita non era stata certamente gentile con Frida Kahlo. La vita sentimentale travagliata, l’aborto spontaneo e la malattia che mise fine alla sua esistenza a soli 47 anni. Tuttavia, nonostante tutte le sofferenze, quando già gravemente malata, Frida dipinge Viva la Vida. Un inno alla vita stessa, un incitamento a viverla fino in fondo, nonostante tutte le avversità. La cosa commuove Chris Martin, che successivamente dichiarerà:

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Lei stava vivendo dolori insopportabili e eppure crea questo quadro spettacolare che chiama Viva la vida, ammiro il suo coraggio”.

Pochi mesi dopo i Coldplay si chiudono in studio per registrare il nuovo album, che non a caso si chiamerà Viva la vida or Death and All His Friends, dato che Chris Martin era ancora affascinato dal significato di quel quadro. In studio con loro anche la leggenda vivente di Brian Eno, che avrà peso proprio nella produzione del singolo Viva la Vida. Le registrazioni avvengono in giro per il mondo e toccano diversi luoghi (dal The Bakery, quartier generale dei Coldplay a Londra, al The Magic Shop Studios di New York, passando per una chiesa di Barcellona).

Il brano in sé, almeno dal punto di vista musicale, è tanto semplice quanto funzionale: introduzione di archi cadenzati, cassa dritta, chitarre piene di ambiente in stile U2 e spazio alla voce di Chris Martin. Tutto segue un filone atipicamente sinfonico, mentre lo spettacolare arrangiamento di archi è curato dall’italiano Davide Rossi, che per il suo lavoro si prenderà i complimenti proprio da Chris Martin.

A proposito di Martin: vale la pena spendere qualche parola sulla sua interpretazione vocale. Il cantante londinese canta la canzone in modo solenne, abbandonando il dilagante uso del falsetto che aveva caratterizzato il suo stile vocale nei primi anni 2000.

Il significato di Viva la Vida dei Coldplay

Il significato del testo di Viva la Vida, come vedremo tra poco, è nascosto dietro citazioni e riferimenti storici e bìblici. Chris Martin dà voce ai pensieri di un Re che, dopo la caduta, si ritrova solo. Sebbene il testo non espliciti mai chi sia il vero personaggio storico dietro al protagonista, sono evidenti alcune caratteristiche che potrebbero ricondurci a Luigi XVI (sebbene non manchino citazioni anche a Cesare. Un riferimento alla Rivoluzione Francese è la copertina stessa del disco, che raffigura il celebre quadro La Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix, quintessenza artistica dei movimenti rivoluzionari del 1789.

Altro aspetto interessante: nonostante il titolo, il testo non recita mai le parole “Viva la Vida”.

Il significato del testo di Viva la Vida dei Coldplay

I used to rule the world
Seas would rise when I gave the word
Now in the morning, I sleep alone
Sweep the streets I used to own

Una volta comandavo il mondo
I mari si sarebbero aperti se solo avessi parlato
Ora al mattino dormo da solo
Spazzando le strade che un tempo erano mie

Il passato glorioso e il presente misero. La canzone si apre con questa grande contrapposizione. C’è anche un primo riferimento ai testi sacri: “si sarebbero aperti i mari se solo avessi parlato”, riferimento a Mosè che apre le acque.

I used to roll the dice
Feel the fear in my enemy’s eyes
Listen as the crowd would sing
‘Now the old king is dead, long live the king

Una volta lanciavo il dado
Potevo avvertire la paura negli occhi dei miei nemici
Mentre la folla cantava
‘Il vecchio Re è morto, lunga vita al Re”

Il riferimento al lancio dei dadi è chiaramente a Cesare che attraversa il Rubicone e alla celebre frase “Alĕa iacta est”, ovvero “il dado è tratto”. Il Re ricorda quando il suo sguardo incuteva paura nei nemici, e quando la folla acclamava adorante la sua incoronazione. Tutto passato.

One minute, I held the key
Next, the walls were closed on me
And I discovered that my castles stand
Upon pillars of salt and pillars of sand

Un attimo prima avevo il comando
Quello dopo le mura si chiudevano intorno a me
E ho scoperto che i miei castelli
Erano costruiti su pilastri di sale e sabbia

Dal comando di un impero al ritrovarsi accerchiato dai nemici il passo è breve. In questa strofa troviamo un altro interessantissimo riferimento bìblico alla Casa Costruita sulla Roccia. Quest’ultima è una parabola in cui Gesù, parlando allo stolto, gli fa notare che la sua casa è costruita su sabbia e sale, mentre il saggio edifica sulla pietra.

I hear Jerusalem bells a-ringin’
Roman cavalry choirs are singin’
Be my mirror, my sword and shield
My missionaries in a foreign field

Sento suonare le campane di Gerusalemme
I cori della cavalleria romana stanno cantando
Siate il mio specchio, la mia spada e il mio scudo
I miei missionari in campo straniero

Il Re sembra quasi paragonarsi a Gesù, crocifisso mentre i romani cantavano. Che sia un riferimento a Luigi XVI ghigliottinato in pubblica piazza tra l’ovazione dei francesi? Ad ogni modo anche qui troviamo un altro riferimento ai testi sacri, in particolare alla Lettera di San Paolo agli Efesini del Nuovo Testamento, in cui si parla di “Spada dello spirito” e “Scudo della Fede”

For some reason, I can’t explain
Once you’d gone, there was never
Never an honest word
And that was when I ruled the world

Per qualche motivo che non riesco a spiegare
Una volta che te ne sei andato, non c’è mai stata
Mai una parola onesta
Ed è stato allora che ho governato il mondo

Questa parte del ritornello è probabilmente la sezione più emblematica del testo. A chi si riferisce quando dice “da quando te ne sei andato”? Ci viene in soccorso la storia proprio di Luigi XVI (che a questo punto assume sempre di più i connotati del protagonista storico di Viva la Vida.

La persona che “se n’è andata” potrebbe essere suo nonno, Re Luigi XV. Difatti, con la morte di suo nonno, se ne andò anche l’ultima persona che gli parlò veramente in modo onesto, l’unico che mai cercò di ingannarlo per ottenere il potere. Luigi XVI ereditò il regno giovanissimo, totalmente inadatto alla vita monarchica, e si sforzava di compiacere il popolo (come verrà spiegato più avanti nel corso della canzone).

It was a wicked and wild wind
Blew down the doors to let me in
Shattered windows and the sound of drums
People couldn’t believe what I’d become

Era un vento malvagio e selvaggio
Abbatté le porte per farmi entrare
Finestre in frantumi e il suono dei tamburi
La gente non poteva credere a ciò che ero diventato

Il “vento malvagio e selvaggio” altro non è che il vento della rivoluzione, che portò il Re al cospetto del Club dei Giacobini. Un vento così forte che spazzò via le finestre, metafora dei palazzi del potere che iniziano a vacillare. Di colpo il Re, convinto di essere amato dal popolo, si scoprì essere nemico numero uno dei francesi.

Revolutionaries wait
For my head on a silver plate
Just a puppet on a lonely string

I rivoluzionari aspettano
La mia testa su un piatto d’argento
Solo una marionetta su un filo solitario

I rivoluzionari vogliono la testa del Re (letteralmente, dato che Luigi XVI venne ghigliottinato). Anche in questo caso troviamo un riferimento ai testi sacri: la principessa Salomè chiede la testa di Giovanni Battista su un piatto d’argento (Vangeli Sinottici).

Aw, who would ever wanna be king?

Chi mai vorrebbe essere re?

Nella sua semplicità, questo verso è proprio quello che ci dice di più. Chris Martin sembra quasi empatizzare con Luigi XVI, che passerà alla storia come l’uomo sbagliato al momento sbagliato. Luigi XVI non aveva alcuna voglia di fare il Re, e difatti ne era totalmente incapace. Un caso emblematico emerge dai suoi diari. L’8 luglio 1789, giorno della presa della Bastiglia (che diede il via alla Rivoluzione Francese), il Re scrisse “rien“, cioè “nulla. Era talmente distaccato dalla vita del popolo da non accorgersi che il suo mondo, quello della monarchia assoluta che egli rappresentava, stava cadendo in pezzi.

I hear Jerusalem bells a-ringin’
Roman cavalry choirs are singin’
Be my mirror, my sword and shield
My missionaries in a foreign field
For some reason, I can’t explain
I know Saint Peter won’t call my name
Never an honest word
But that was when I ruled the world

Sento suonare le campane di Gerusalemme
I cori della cavalleria romana stanno cantando
Siate il mio specchio, la mia spada e il mio scudo
I miei missionari in campo straniero
Per qualche ragione che non so spiegare
So che San Pietro non chiamerà il mio nome
Mai una parola onesta
Ma era quando governavo il mondo

L’ultimo ritornello si differenzia dai primi solo per un verso: “So che San Pietro non chiamerà il mio nome”. Una frase piccola, che però racchiude molto. Il Re è cosciente che le porte del Paradiso non si apriranno per lui. L’uomo che in Terra ha avuto il mondo nelle sue mani, non avrà nulla dopo la morte. È il trionfo di Dio sul despota. Il trionfo del potere divino su quello della miseria umana. È l’ennesima riflessione sull’incapacità di ottenere e preservare la felicità nella fugacità della vita terrena.

Le accuse di plagio e le cover

Viva la Vida ebbe un incredibile successo commerciale, confermando i Coldplay come band assolutamente infallibile. Tuttavia non mancarono controversie, in particolare per un’accusa di plagio mossa dal celebre chitarrista americano Joe Satriani. Secondo Satriani la melodia cantata da Chris Martin sarebbe un plagio della sua If I Could Fly, pubblicata 4 anni prima. La causa si è poi risolta nel 2009 con un accordo privato tra la band londinese e il chitarrista americano.

Potete ascoltare la parte incriminata al minuto 00:49 del video di seguito.

Sempre nel 2009 anche Cat Stevens a.k.a. Yusuf Islam rivendicò la paternità di parte di Viva la Vida. Sebbene non mosse mai causa alla band britannica in quanto ritenne che il plagio fosse casuale e involontario, Yusuf fece notare la somiglianza tra la canzone dei Coldplay e la sua Foreigner Suite (1973).

Infine segnaliamo la cover di Viva la Vida realizzata dai Pet Shop Boys nel 2009 per l’EP natalizio Christmas.

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Autore

  • Marco Brunasso

    Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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