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Dentro la Canzone – La rocambolesca genesi di Careless Whisper di George Michael

Se il suono di sax di Carless Whisper vi è sempre sembrato innaturale, in questo articolo scoprirete perchè.

Una canzone di tradimento che diventa una delle canzoni d’amore più popolari di sempre. Il sassofono più riconoscibile della storia del pop. Provare a spiegare il significato di Careless Whisper di George Michael non è proprio semplicissimo, ma raccontarne la storia è sicuramente entusiasmante, dato che la genesi e la produzione del brano nascondono aneddoti molto interessanti.

L’anno di uscita è il 1984, un anno prima del leggendario Live AID di Wembley e due anni prima del definitivo scioglimento dei Wham!. Difatti, sebbene sia erroneamente ricordato come un brano di George Michael solista, Careless Whisper è in realtà ancora una canzone dei Wham!, scelta come secondo singolo di Make It Big, secondo album del duo. Anzi, a dirla tutta è una delle primissime composizioni firmate George Michael e Andrew Ridgeley

La primissima registrazione di una demo di Careless Whisper risale al 1981, quando Michael e Ridgeley consegnano ai dirigenti della piccola Innervision Records una cassetta con tre brani: Wham Rap!, Club Tropicana e – appunto – Careless Whisper.

La label impazzisce: “questi sono da mettere sotto contratto subito”. Comincia così la storia discografica dei Wham!. Wham Rap! e Club Tropicana finiscono immediatamente nel primo disco del duo (Fantastic, 1983), mentre quel terzo brano resterà nel cassetto per almeno un altro anno. 

A proposito, la piccola Innervision tanto piccola poi non era. L’etichetta era una succursale della CBS (che poi diventerà ufficialmente Columbia Records) e i suoi artisti potevano beneficare della distribuzione della Epic (in Europa) e Columbia (negli USA).

La genesi di Careless Whisper: George Michael la compose a soli 16 anni

Per raccontarvi la genesi della canzone dobbiamo fare un ulteriore salto indietro nel tempo, di almeno 4 anni rispetto al debutto discografico dei Wham!. È il 1979, e un giovanissimo George Michael, appena sedicenne, è solito comporre musica – almeno nella sua testa – quando è in viaggio. Automobili, autobus, treni, metropolitane. Ogni volta che si siede in un mezzo il giovane George immagina musica. Ed è proprio in autobus che George comincia ad immaginare questo poderoso riff di sassofono

L’idea è forte, anzi fortissima, e il cantante propone subito l’idea a Andrew Ridgeley, che pone le basi armoniche del brano. Ne nasce la prima versione demo. Per la parte di sassofono i due chiamano un amico di George, un sassofonista amatoriale che si dilettava a suonare nei pub. Niente di professionale, anzi, l’esecuzione è anche parecchio anti-accademica. Mettete da parte questo dettaglio, ci torneremo tra poco. 

Quando c’è da mettere mano al materiale per il secondo album dei Wham! – che nel frattempo avevano riscosso non poco successo tra i teenager – la canzone rispunta fuori. E non solo quell: comincia ad affiorare in Michael la voglia di affrancarsi dall’immagine di cantante per ragazzini. Il duo si scioglierà ufficialmente solo due anni dopo, ma già nel 1984 l’artista aveva ben chiaro quello che sarebbe stato il suo futuro.

La rocambolesca produzione del brano: in studio con le leggende

George Michael non ha dubbi: Careless Whisper deve avere un impianto vocale – e non solo – di spiccato approccio soul. Il cantante affida quindi la produzione a una leggenda vivente del genere: Jerry Wexler, l’uomo che coniò il termine Rhythm and blues. Per chi di voi non sapesse di chi stiamo parlando, beh vi basti sapere che Wexler è l’uomo dietro al successo dei più importanti pionieri del mondo R&B, da Aretha Franklin a Ray Charles.

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Wexler porta Michael nel tempio della musica soul: i Muscle Shoals Sound Studio, in Alabama. I lavori proseguono senza particolari intoppi, almeno fino al giorno in cui c’è da registrare il sassofono. Per il sax Wexler ha ingaggiato nientepocodimenoché Tom Scott, all’epoca considerato il miglior sassofonista di tutta Los Angeles (e scusate se è poco). Scott avrebbe dovuto arrivare in studio alle 11:00, registrare la sua parte (sulla carta molto semplice), e tornarsene a casa alle 12:00. Le cose andarono diversamente: alle 14:00 il sassofonista era ancora alle prese col riff, dato che a George Michael la sua interpretazione non piaceva. È il classico ed eterno discorso del “non è cosa suoni, ma come lo suoni”.

“Invece, dopo due ore, era ancora lì mentre tutti in studio tremavano per l’imbarazzo. Non riusciva a suonare il riff di apertura come voleva George, come era nel demo. Ma quello era stato fatto due anni prima da un amico di George che viveva dietro l’angolo e suonava il sax per divertimento al pub”.

Simon Napier-Bell, manager dei Wham!, ricorda la sessione di registrazione con Tom Scott

Nell’imbarazzo più totale dei presenti, un giovanissimo George Michael stava spiegando a uno dei più grandi sassofonisti dell’epoca come doveva suonare il suo strumento. George vuole che Scott suoni come nel demo, quello registrato da quel sassofonista amatoriale che suonava per diletto nei pub, ma Scott non ci riesce. Questo, unito al fatto che l’intero arrangiamento di Wexler suonava demodè alle orecchie di George Michael, porterà il cantante ad una coraggiosa scelta: “grazie Jerry, ma me lo produco da solo”

Di seguito potete ascoltare la versione prodotta da Jerry Wexler.

“Grazie Jerry, ma me lo produco da solo”

C’è voluto del coraggio, certo. A 21 anni appena compiuti, e senza alcuna esperienza nella produzione di un disco, George Michael saluta e ringrazia la leggenda di Jerry Wexler e decide di fare tutto da solo. Tornato a Londra, Michael si rintana presso i Sarm East Studios di  Jill Sinclair e Trevor Horn, dove inizia a lavorare alla sua produzione.

Rimesse in ordine le parti, e dato un nuovo arrangiamento al pezzo, Michael è ora pronto a (ri)affrontare la questione più spinosa: registrare il sassofono. Dai Sarm East Studios passano ben 8 sassofonisti: George Michael li rimanda a casa tutti, in quanto nessuno è in grado di suonare come nella demo. Ormai esasperato, affida tutte le sue speranze nel sassofono di Steve Gregory, sassofonista jazz molto apprezzato. Avete presente il sax di Honky Tonk Women dei Rolling Stones? Ecco, quello è il sax di Steve Gregory.

Niente da fare. Neanche Steve Gregory riesce a suonare la parte come vuole George Michael.

In questo caso il problema è la tonalità. Il vecchio sax tenore Selmer di Steve Gregory non riesce a raggiungere una determinata nota, manca di un tasto (è un sax del 1954). E allora si opta per una soluzione tanto folle quanto rivoluzionaria: si decide di rallentare il brano.

Non ha senso, vero? Del resto il problema è la tonalità, non la velocità.

Consideriamo che siamo in epoca di registrazione analogica, su nastro. Non c’è MIDI (anche se tale la tecnologia era già nata), non c’è transposing. Insomma non c’è possibilità di abbassare digitalmente il pitch. Si decide quindi di rallentare la traccia, ottenendo un detune forzato del brano di circa mezzotono. Steve Gregory può ora registrare la parte di sassofono, molto lentamente. Parte che verrà poi velocizzata in post-produzione. 

Se il suono di sax di Carless Whisper vi è sempre sembrato innaturale, ora sapete perchè. E ora, finalmente, ascoltiamo la versione definitiva che è finita su disco.

È interessante anche leggere la storia raccontata dallo stesso Steve Gregory. Nel corso di un’intervista con DJ Danny Sun il sassofonista ha ricordato così l’aneddoto:

“Quando arrivai in studio era circa mezzanotte, e c’era un altro sassofonista lì, Ray Warleigh, che conoscevo abbastanza bene, e mi disse: ‘Cosa ci fai qui?’. George Michael non si era ancora presentato e Ray era un po’ stufo. Disse: ‘Beh, io me ne vado, tu puoi farlo. Ne ho abbastanza di aspettare’. Così se ne andò e restammo solo io e il produttore discografico Chris Porter. Allora gli ho detto: ‘Ho avuto una giornata abbastanza lunga, farò un lavoro migliore ora che alle 3 del mattino, quindi possiamo provare a fare qualcosa?’. Così andammo in sala mixer e Porter mi spiegò che George aveva già registrato il brano a Los Angeles con Jerry Wexler alla produzione e Tom Scott che suonava la linea di sassofono. Mi disse: ‘Questo è quello che devi fare’ e mi fece ascoltare. Io gli dissi: ‘Ma è fantastico, perché mai lo vuole rifare? Io non riuscirei a suonarla così bene!’. E Porter mi rispose: ‘Oh, è una nuova versione, ha fatto la sua produzione. Così andai in studio e provai a farla, ma il mio sassofono era un vecchio Selmer del 1954 o giù di lì e non avevo quella nota superiore. Non avevo una nota vera e propria sul mio sassofono, avevo bisogno quella che chiamiamo una diteggiatura falsa per poterla suonarla. Quindi non suonava così bene.

E così, essendo nel giro da un po’ di tempo, e avendo fatto un po’ di esperienza, gli ho suggerito di abbassare tutto di un semitono, una quantità molto piccola, per avere tutte le note corrette sul mio sassofono e vedere come suonava. E così ha fatto, ha fatto i suoi calcoli e l’ha abbassata di un semitono, così sono uscito di nuovo e l’ho suonata in una tonalità più bassa e quando l’ho finita sono tornato nella sala di controllo e lui l’ha riascoltata e l’ha riportata alla velocità corretta. Mentre la stavamo riascoltando George è entrato nello studio e ha detto: ‘Oh, credo che ci siamo!’. Poi mi indicò e disse: ‘Sei il numero 9!’”.

Vale la pena di riportare anche le parole di Jerry Wexler che – interpellato in merito alla disputa sul sassofono nel brano – risponderà così:

Ho già visto cose del genere. C’è qualche piccola sfumatura che il sassofonista non riesce a cogliere. Anche se io e voi non riusciamo a sentirla, potrebbe essere proprio quella che renderà il disco un successo. Il successo dei dischi pop è così effimero, così incredibilmente imprevedibile, che non possiamo correre il rischio di essere impazienti.

Il significato di Careless Whisper di George Michael

Veniamo ora al significato del testo di Careless Whisper. Come detto in apertura di articolo, è essenzialmente un brano che parla di tradimenti. A farci comprendere il vero significato del brano è lo stesso George Michael, che nella sua autobiografia dal titolo Bare racconterà:


“Quando avevo dodici, tredici anni, dovevo accompagnare mia sorella, che aveva due anni in più, in una pista di pattinaggio sul ghiaccio a Queensway, a Londra. C’era una ragazza con lunghi capelli biondi che si chiamava Jane. Io ero un ragazzo grasso con gli occhiali e avevo una grande cotta per lei, anche se non avevo alcuna possibilità. Mia sorella se ne andava a fare quello che voleva quando arrivavamo alla pista di pattinaggio e io passavo il pomeriggio a svenire per questa ragazza, Jane. Qualche anno dopo, a sedici anni, ebbi la mia prima relazione con una ragazza di nome Helen”

Volendo essere brutali, la situazione è quindi questa: Michael ha perso la testa per Jane, che non se lo fila neanche di striscio. Si accontenta quindi di Helen. Ma non è finita qui.

“Nel frattempo Jane si era trasferita proprio dietro l’angolo della mia scuola. Lei non sapeva che fossi io, era passato qualche anno e avevo un aspetto molto diverso. Poi partecipammo a una discoteca scolastica e lei mi vide cantare e decise che le piacevo. Iniziammo a frequentarci. Uscii con lei per un paio di mesi, ma non smisi di vedere Helen. Pensavo di essere stato furbo: ero passato dall’essere un perdente totale all’essere un doppiogiochista.”

Un piede in due scarpe. Anzi…tre

“L’idea di Careless Whisper era che la prima ragazza scoprisse la seconda, cosa che non avvenne mai. Ma ho iniziato un’altra relazione con una terza ragazza di nome Alexis senza finire quella con Jane. Tutto è diventato un po’ complicato. Jane la scoprì e si liberò di me. Alla fine mi sentivo in colpa per la prima ragazza e l’idea della canzone riguardava proprio lei. Careless Whisper era noi che ballavamo, perché ballavamo molto, e l’idea era: stiamo ballando… ma lei lo sa… ed è finita”

Careless Whisper: il significato del testo

La canzone è interamente ambientata durante un ballo tra due amanti. Un ballo che potrebbe anche essere una metafora del sesso. Lui l’ha tradita, e lei, probabilmente, lo sa. L’intero testo è raccontato dal punto di vista dell’uomo, che vive con estremo disagio il segreto del tradimento.

Time can never mend
The careless whispers
Of a good friend

Careless Whisper, che può essere tradotto come “sussurri imprudenti”, si riferisce ad un amico che ti informa del tradimento del tuo partner. In questo caso è l’amico della ragazza che mette in guardia lei dal doppiogioco del suo partner.

To the heart and mind
Ignorance is kind
There’s no comfort in the truth
Pain is all you’ll find
Should’ve known better, yeah

La scusa tipica di chi tradisce in segreto: dirglielo la farebbe solo stare male. L’ignoranza è gentile, quindi non rivelo il mio tradimento solo per non farla soffrire.

I feel so unsure
As I take your hand
And lead you to the dance floor

Lui le porge la mano per ballare, ma si sente in colpa per averla tradita. L’intera canzone si svolge durante un ballo durante il quale i due si guardano con reciproco sospetto. Del resto lui non è sicuro che lei sappia dei tradimenti. C’è del disagio, palpabile, mentre la musica continua a suonare.

As the music dies
Something in your eyes
Calls to mind a silver screen
And all its sad goodbyes

La musica è finita, e quindi anche il ballo. È ora di affrontare la verità dei tradimenti. George Michael ci disegna un’immagine bellissima: “qualcosa nei tuoi occhi mi ricorda un grande schermo argentato con un’unica scritta che recita ‘addio'”. Il riferimento al grande schermo potrebbe essere al cinema, dato che Michael scrisse la canzone quando ancora lavorava come maschera in un cinema.

I’m never gonna dance again
Guilty feet have got no rhythm

“I piedi colpevoli non hanno ritmo” è un’immagine bellissima. Afflitto dai sensi di colpa, lui non riesce a ballare bene con lei. Al punto che afferma che “non ballerà mai più”. Anche in questo caso, lo ribadiamo, la danza è una metafora sia della relazione sentimentale che del sesso fisico tra i due partner.

Though it’s easy to pretend
I know you’re not a fool
Should’ve known better than to cheat a friend
And waste a chance that I’ve been given
So I’m never gonna dance again
The way I danced with you, oh

Lui sa che lei non è stupida, quindi sa anche che continuare a fingere è abbastanza inutile. È altresì cosciente di aver rotto quel legame di fiducia che li legava, pentendosi del tradimento. Come spesso accade, volendo citare una frase tanto cringe quanto vera, ti accorgi del valore delle cose solo quando le perdi. E quindi Michael afferma: “non ballerò mai più come ho ballato con te”

Tonight, the music seems so loud
I wish that we could lose this crowd
Maybe it’s better this way
We’d hurt each other with the things we want to say

Le emozioni del protagonista, fino a questo punto molto sommesse e sussurrate, espolodono nel potentissimo bridge. Qui George Michael frantuma il velo della finzione, rappresentato dall’interpretazione delicata, e si sfoga. È quasi come se non sopportasse più il peso della situazione e delle bugie, e quindi trova insopportabile anche la musica stessa, che “questa sera è ad un volume così alto”. Meglio quindi andare via, lontano dal chiasso e dalla gente, prima che i due comincino ad urlarsi in faccia.

We could have been so good together
We could have lived this dance forever
But now, who’s gonna dance with me?
Please stay

Riaffiorano i sensi di colpa. Tutto al condizionale, è tutto un “se”. Poi la domanda egoriferita (perchè il tradimento cos’è se non un atto di egoismo?): “e ora chi ballerà con me?”. Infine l’ultimo disperato tentativo di recuperare: “per favore, resta”.

(Now that you’re gone)
Now that you’re gone
(Now that you’re gone)
Was what I did so wrong, so wrong
That you had to leave me alone?

Il brano si chiude con una fase che sembra quasi di autoanalisi dell’accaduto. Lei è andata via e lui prova a rimettere in ordine i pezzi per capire come si è arrivati a quel punto. C’è però un ultimo elemento da non sottovalutare: lui continua a chiedersi se ciò che ha fatto non fosse davvero meritevole di essere perdonato.

Come abbiamo visto dal significato del testo, Careless Whisper non è una canzone romantica, ma un brano che parla di sensi di colpa dopo un tradimento. Il nostro consiglio è quindi di smettere di dedicarla alla persona che amate. Sapete quale altro brano è spesso considerato un pezzo d’amore e non lo è affatto (anzi)? Every Breath You Take dei Police. Perchè? Scopritelo nel nostro episodio di Dentro la Canzone dedicato.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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