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Intelligenza artificiale e lavoro: entro il 2030 cambieranno 9 professioni su 23

Lo dice uno studio di ManpowerGroup-EY-Sanoma

Uno degli spauracchi legati all’intelligenza artificiale, e più precisamente all’IA generativa, riguarda il suo impatto sul mondo del lavoro nel futuro prossimo.

C’è chi ha visioni apocalittiche, e reputa i chatbot conversazionali prossimi a sottrarci tutti gli impieghi. E c’è al contrario chi, smodatamente ottimista, ritiene che l’intelligenza artificiale migliorerà il mondo del lavoro, rendendolo più agevole e rapido.

Anche i molti report usciti in questi mesi portano risultati spesso in palese contraddizione tra loro, tra stime catastrofiche e altre di gran lunga più ottimistiche.

È appena stato pubblicato uno studio di ManpowerGroup, EY e Sanoma, che indaga i possibili cambiamenti che l’intelligenza artificiale porterà nel mondo del lavoro in Italia da qui al 2030. Vediamo quali sono gli esiti dello studio.

intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale e lavoro: lo studio

Nella giornata di mercoledì 8 novembre è stato pubblicato un comunicato stampa sul sito di EY, dalla cui pagina è possibile scaricare il report completo.

Si tratta di uno studio predittivo, dall’emblematico titolo Il futuro delle competenze nell’era dell’intelligenza artificiale. È stato realizzato da EY, leader mondiale nei servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, assistenza fiscale e legale, transaction e consulenza, ManpowerGroup, multinazionale guida nel settore delle innovative workforce solutions e Sanoma Italia, leader europeo nel settore dell’editoria scolastica.

Scopo dello studio è “costruire un modello predittivo della domanda di professioni e competenze in Italia da qui al 2030, con l’obiettivo di fornire a decisori pubblici, aziende e operatori dell’istruzione e della formazione gli strumenti utili a mettere in campo i giusti investimenti per affrontare al meglio opportunità e rischi che si presenteranno entro la fine del decennio.”

I risultati dello studio

Se dovessimo sintetizzare al massimo l’esito dello studio e, allo stesso tempo, tranquillizzare i lettori, partiremmo da una frase del comunicato. Ossia che “non si assiste ad un effetto di sostituzione del lavoro umano con l’intelligenza artificiale.”

Infatti nel nostro Paese si stima che la domanda di lavoro continuerà a crescere nei prossimi anni, ma con un primo blando rallentamento nel 2024 e uno più significativo dal 2027. Perché sarà allora che si prevede una più massiccia adozione di “soluzioni di IA generativa e robotica avanzata nelle aziende. L’IA avrà un impatto negativo sulla domanda, in particolare, di profili professionali a livello di qualifica media: tecnici, conduttori d’impianti, lavoratori della logistica, chi svolge mansioni d’ufficio che hanno a che fare con la gestione dei dati.”

In crescita 9 settori di attività su 23

Lo studio ci dice che, grazie all’intelligenza artificiale, il mercato del lavoro cambierà (e la domanda aumenterà) per 9 professioni su 23.

L’IA modificherà alcune professioni legate alla tecnologia (telecomunicazioni, public utilities, chimica), ma anche alla trasformazione dei servizi e delle competenze (servizi di cura, servizi di educazione, formazione e lavoro).

Diminuirà invece la domanda in settori come banche e assicurazioni, “che hanno da tempo intrapreso un percorso di ristrutturazione legato all’uso delle tecnologie dei dati”.

Applicando il modello predittivo a singole professioni, la crescita della domanda legata all’IA riguarderà profili molto eterogenei: ingegneri e fisici (+7%), analisti di mercato e psicologi del lavoro e della formazione (+3%). In crescita la domanda di profili ad alto contenuto creativo (architetti, progettisti, pianificatori) e di professioni legate al marketing e alle vendite (+5%). Aumenterà anche la domanda di professioni manageriali, come i direttori di amministrazione e finanze e gli specialisti di organizzazione (+3%).

Le green skills

Nel futuro mondo del lavoro sarà sempre più centrale la sostenibilità.

Ci sarà quindi una crescita dei cosiddetti green jobs, posizioni che richiedono competenze specifiche rispetto ai diversi settori della sostenibilità e padronanza di un’ampia varietà di green skills specializzate. Tra le professioni verdi del futuro ci sono sia figure tecniche (ingegneri di fonti di energia rinnovabili e della mobilità elettrica) sia manager (chief sustainability officer e manager dei rischi ambientali).

Sulle competenze sulla sostenibilità si prevede che dovrà formarsi oltre il 60% dell’attuale forza lavoro.

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Le dichiarazioni

Donato Ferri, managing partner EY Consulting Europe West, ha detto: “I risultati emersi dallo studio confermano come, in generale, la domanda di lavoro si sposterà sempre di più verso profili a qualifica alta e molto alta, in molti casi con skillset ibridi tecnologici e di settore, ad esempio nella ricerca e sviluppo, nel marketing, nell’ambito della sostenibilità energetica.”

E Anna Gionfriddo, AD di ManpowerGroup Italia: “Così come è necessario intensificare le azioni di upskilling e reskilling a breve termine, anche attraverso gli strumenti e i fondi a disposizione, per fornire le competenze per le migliaia di posizioni vacanti per raggiungere gli obiettivi del PNRR, allo stesso modo è fondamentale che il nostro Paese non si faccia trovare impreparato per i cambiamenti che ancora ci aspettano a medio e lungo termine, come anticipa questo studio.”

Infine Mario Mariani, AD di Sanoma Italia: “Lo studio mette bene in luce come, per formare giovani in grado di inserirsi positivamente nel mondo del lavoro, la scuola giochi un ruolo essenziale, sotto diversi aspetti: da un lato, fornendo le skills sociali, cognitive ed emotive che permetteranno loro di entrare e di adattarsi ad un mercato del lavoro in continua e veloce trasformazione. Anche la formazione di competenze legate al digitale e all’intelligenza artificiale sarà molto importante”. 

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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