Un’idea cullata per tantissimo tempo, nutrita anno dopo anno e finalmente diventata realtà. Questo è in poche parole Rebel Moon, nuovo progetto di Zack Snyder che in questi giorni ha debuttato in streaming su Netflix con la sua prima parte. Magari ne avete sentito parlare in questi giorni o semplicemente lo avete visto nella classica esplorazione della piattaforma per scegliere cosa vedere. E allora scopriamo insieme cosa c’è da sapere su quest’opera ambiziosa…
Rebel Moon, dai quaderni universitari allo streaming
Ci troviamo in una galassia lontana lontana, guidata per secoli da una dinastia di regnanti che hanno sempre più allargato i confini dei propri domini. Ma qualcosa è cambiato: il Re e la Regina sono stati assassinati e il controllo del Mondo Madre è passato nelle mani di un Reggente, ancora più focalizzato sulla conquista dell’universo.
Su un pianeta lontano chiamato Veldt vive Kora. È una donna dal passato misterioso, che ha lasciato alle spalle per riscoprire una vita più tranquilla, tra i campi di una piccola comunità agricola. Ma il destino è sempre in agguato ed è pronto a venire a richiamarla per lanciarla in una missione di reclutamento per affrontare apertamente il Mondo Madre.
Descritto per moltissimo tempo come “lo Star Wars di Zack Snyder“, questo progetto è sulla carta parecchio ambizioso. L’idea è quella di lanciare un vero e proprio maxi-franchise, un universo narrativo ampio tanto quanto quello di Lucas che lo ha ispirato (per usare un eufemismo). Tant’è che questo è solamente un primo accenno di quello che c’è nella mente del visionario regista americano.
Già perché il Rebel Moon che è arrivato in streaming in questi giorni è solo la prima parte di un’opera più ampia, che proseguirà in aprile con la seconda, già girata. E questo senza contare l’immancabile versione director’s cut (ormai un must per Snyder), un terzo capitolo e tutti gli spin-off e seguiti che per ora sono solo nella fantasia dell’autore. Ma viene da pensare che ci resteranno, a giudicare dall’accoglienza vista finora.
Il limite della creatività
Quello che è evidente è quanto Zack Snyder abbia cullato questo progetto. Rebel Moon nasce più di vent’anni fa, in un’esercitazione universitaria, per poi diventare un pitch vero e proprio per l’universo di Star Wars, tornare in un cassetto quando quella porta si è definitivamente chiusa e infine riemergere grazie allo streaming e a Netflix. Che ancora una volta si mostrano fin troppo deferenti agli autori.
Sia chiaro, il mito del produttore invadente che chiede continue correzioni tarpando le ali all’artista visionario non è affatto un mito. Ci sono tonnellate di esempi di questo tipo e proprio Snyder è “vittima” di uno dei più significativi della storia. Ma la risposta non può essere esagerare dall’altra parte con carta bianca totale, senza offrire una sponda, un sostegno, un bilanciamento all’esplosione creativa. Una pratica che le piattaforme di streaming, nel tentativo di conquistarsi autori celebri per il catalogo, stanno invece attuando troppo spesso.
Perché il grosso problema di questo Rebel Moon è che il potenziale c’è eccome. La potenza visiva di Snyder è come sempre impressionante, anche quando il budget la frena. Le storie di ribellione al potere poi sono straordinariamente efficaci, facendo accendere sempre il nostro animo.
Ma sarebbe servita una mano che guidasse meglio quella di Snyder, che lo aiutasse a dare forma a questa massa creativa imbizzarrita. Così ci troviamo davanti a un’opera sconnessa, con sequenze debolmente legate fra loro e un debito nei confronti di altre opere (in primis Star Wars e ancora di più I sette samurai di Kurosawa) troppo, troppo marcato.
La prima parte di Rebel Moon è in streaming su Netflix
Indubbiamente Snyder con Rebel Moon ha voluto fare qualcosa dalla prospettiva amplissima. È la sua creeatura, sviluppata per anni con amore e sempre più arricchita di influenze e idee, espandendone i confini come fosse uno dei regnanti del Mondo Madre. Ma è mancata una fase di riorganizzazione di tutto questo, per dargli una forma e un equilibrio.
Ne esce un prodotto che è quasi letteralmente I sette samurai nello spazio, anche molto di più di quanto lo fosse Star Wars. E nel raccontare questa avventura alterna sequenze debolmente collegate fra loro e in grandissima necessità di espansione oltre il breve accenno che si vede a momenti dove lo stile esagerato del regista sfugge di mano, flirtando con la parodia.
E giunti alla fine, una domanda aleggia sullo spettatore. Non si tratta però di “E adesso come andrà lo scontro tra Ribelli e Mondo Madre? Non vedo l’ora che esca la seconda parte!“. La domanda che davvero dovremmo porci è “Ma se questo è lo Snyder che è ‘venuto a patti con Netflix’, cosa ci aspetta quando arriverà in streaming la Director’s Cut di Rebel Moon?“.
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