Nel 2025, l’Italia potrebbe trovarsi di fronte a cambiamenti significativi nella struttura dei prezzi dei carburanti, in particolare per quanto riguarda le accise su benzina e diesel. Il governo ha infatti inserito nel Piano strutturale di bilancio per il periodo 2025-2029 l’obiettivo di riallineare le accise sui due carburanti, nell’ambito di un più ampio riordino delle agevolazioni fiscali. Ma cosa cambia con l’eventuale allineamento delle accise su benzina e diesel nel 2025?
L’ipotesi del riallineamento: la questione diesel
Le misure ipotizzate dal governo e presentate, parzialmente, nel Decreto accise fiscali 2025 il 15 ottobre 2024 erano già state accennate nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) e spinte dagli obblighi europei legati al Pnrr. Un obiettivo ambizioso, ma che rischia di colpire in modo sostanziale milioni di automobilisti e autotrasportatori italiani.
Il cuore della questione per quanto riguarda il mondo auto risiede nell’ipotesi di un allineamento delle accise tra benzina e diesel. Attualmente, le accise sul diesel sono leggermente inferiori rispetto a quelle della benzina: 0,617 euro per litro di diesel contro 0,728 euro per litro di benzina. L’intenzione del governo, come confermato nel Piano strutturale di bilancio, sarebbe quella di equiparare gradualmente le accise sui due carburanti, con un aumento per il diesel e una corrispondente diminuzione per la benzina.
L’intervento si inserisce in una strategia di lungo termine che mira ad accelerare la transizione ecologica, favorendo la riduzione dei carburanti fossili, come il gasolio, e incentivando l’adozione di veicoli più sostenibili. Tuttavia, questa misura non è priva di rischi, soprattutto per gli automobilisti e camionisti che utilizzano veicoli alimentati a diesel, una delle categorie più colpite dalla possibile stangata.
Il ruolo del governo e le politiche fiscali
La decisione di intervenire sulle accise nasce da esigenze di bilancio e dalla necessità di rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea nell’ambito del Pnrr. Secondo il governo, la razionalizzazione delle spese fiscali rappresenta una leva strategica non solo per incrementare l’efficienza del sistema fiscale, ma anche per sostenere la transizione ecologica, in linea con le direttive europee.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha cercato di rassicurare i cittadini, dichiarando che l’aumento delle accise sul diesel sarà graduale e limitato, con incrementi di un centesimo al litro all’anno per cinque anni. In parallelo, ci sarà una riduzione delle accise sulla benzina, con l’obiettivo di riequilibrare il carico fiscale sui due carburanti entro il 2030.
Questo intervento dovrebbe garantire, secondo il governo, un impatto minimo sugli autotrasportatori, i quali continueranno a beneficiare di agevolazioni specifiche per mitigare l’aumento del costo del diesel.
Tuttavia, le rassicurazioni del governo non hanno convinto tutti. Il Codacons ha criticato apertamente la posizione di Giorgetti, sottolineando come l’aumento delle accise, anche se graduale, rappresenterà comunque un aggravio di spesa per milioni di famiglie. Nel 2024 circolano infatti in Italia circa 16,7 milioni di auto diesel, pari al 41,5% del totale delle vetture private.
Un aumento delle accise anche di un solo centesimo potrebbe costare agli automobilisti italiani complessivamente 245,6 milioni di euro l’anno, cifra che potrebbe superare 1,23 miliardi di euro se l’aumento fosse di un centesimo all’anno per cinque anni.
Accise benzina e diesel 2025: quanto aumenterebbe il prezzo?
Se l’accisa sul diesel fosse portata al livello di quella della benzina, il prezzo subirebbe un incremento significativo. Le associazioni dei consumatori, in particolare Assoutenti, si oppongono fermamente all’ipotesi di un riallineamento delle accise tra diesel e benzina, definendola una “stangata” per gli automobilisti italiani.
Secondo l’associazione, un eventuale aumento delle accise sul diesel per portarle al livello di quelle della benzina comporterebbe un rincaro significativo: circa 5,5 euro in più per ogni pieno di carburante, traducendosi in un esborso annuale aggiuntivo di circa 160 euro euro per chi effettua due pieni al mese. Se i consumi di diesel dovessero rimanere invariati rispetto al 2023, questo si tradurrebbe in un aumento complessivo pari a 3,1 miliardi di euro all’anno per i cittadini.
Attualmente, le accise sulla benzina sono pari a 0,728 euro al litro, mentre quelle sul diesel ammontano a 0,617 euro al litro. Tuttavia, non è solo la differenza di accise a pesare sulle tasche degli italiani: Assoutenti denuncia che la tassazione complessiva (accise più IVA) sul diesel rappresenta il 56,1% del prezzo finale, pari a 0,91 euro al litro, mentre per la benzina la situazione è ancora più gravosa, con il 59,8% del costo finale che se ne va in tasse, ossia 1,04 euro per ogni litro.
Il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, ha messo in evidenza l’onere fiscale già estremamente elevato che grava sugli automobilisti italiani. Nel 2023, la tassazione sui carburanti ha portato nelle casse dello Stato 38 miliardi di euro.
Il peso delle accise in Italia e in Europa
L’Italia è già uno dei Paesi europei dove la tassazione sui carburanti è tra le più elevate. Secondo i dati della Commissione europea, le accise sul diesel ammontano a un valore superiore rispetto a Paesi come Belgio (0,904 euro), Irlanda (0,903 euro), Francia (0,895 euro) e Germania (0,848 euro).
A questi importi, vanno poi aggiunti Iva e altri tributi, che fanno lievitare il prezzo finale al consumatore, piazzando l’Italia ai vertici della classifica europea per i costi dei carburanti. Questa pressione fiscale incide notevolmente sui consumi, sui costi dei trasporti e, in ultima analisi, sul potere d’acquisto dei cittadini.
Nonostante la pressione fiscale, il governo italiano ha deciso di non procedere immediatamente con l’allineamento delle accise. Con il Decreto sulle accise 2025, tuttavia, l’esecutivo non ha menzionato ulteriori interventi specifici sulle aliquote di benzina e diesel. Il che potrebbe essere interpretato come un tentativo di prendere tempo, vista l’elevata sensibilità del tema e le inevitabili conseguenze sul mondo dei trasporti.
Accise benzina e diesel 2025: cosa succede da gennaio
Nulla è ancora certo, quindi, sull’allineamento delle accise su benzina e diesel nel 2025. La scelta del governo italiano di procedere con cautela è comprensibile, vista la portata del provvedimento e le sue implicazioni economiche e sociali. Tuttavia, la necessità di rispettare gli impegni europei in materia di transizione ecologica e riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi rende quasi inevitabile un futuro intervento.
Il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, ha sottolineato come l’obiettivo sia quello di trovare una via mediana: un centesimo in più di accisa sul diesel ogni anno, compensato da un centesimo in meno sulla benzina, in un’operazione a “somma zero”.
Questo, secondo il governo, permetterà di raggiungere l’obiettivo di neutralità fiscale entro il 2030, senza però aumentare drasticamente il costo dei carburanti.
Di fatto, mentre il 2025 potrebbe non portare aumenti drastici nelle accise su diesel e benzina, il cammino verso un allineamento fiscale è tracciato. La sfida per il governo sarà bilanciare le esigenze di bilancio con quelle dei cittadini, evitando di gravare ulteriormente sulle tasche degli automobilisti, già messe alla prova dall’aumento del costo della vita e dall’incertezza economica.
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