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Le aziende cinesi bannate per recensioni false denunciano Amazon

Le aziende accusano Amazon di aver "illegalmente trattenuto fondi" che spettavano a loro

Diverse aziende cinesi hanno sporto denuncia nei confronti di Amazon, dopo che lo store online le aveva bannate per aver comprato recensioni false sulla piattaforma. Nell’ultimo anno, Amazon ha bandito dal marketplace ben seicento aziende cinesi che compensavano gli utenti per avere recensioni positive. Le aziende però hanno firmato una class-action, sostenendo che Amazon stia “trattenendo illegalmente dei fondi” che spetterebbero a loro.

Le aziende cinesi bannate per recensioni false chiamano Amazon in causa

Sopownic, Slaouwo, Deyixun, Cstech, Recoo Direct, Angelbliss e Tudi sono alcune delle aziende bannate dal sito di ecommerce più grande al mondo. Amazon ha rimosso questi account perché avrebbero compensato con buoni acquisto o sconti i clienti perché mettessero recensioni da cinque stelle su Amazon. Ma ora queste aziende hanno lanciato una class-action nei confronti della piattaforma.

Cercano di recuperare fondi che sono illegalmente e impropriamente trattenuti da Amazon“. E vogliono “fermare ogni ulteriore appropriazione indebita di fondi che sono legalmente e per diritto dovuti a migliaia di venditori su Amazon”.

Amazon ha istituito nel 2016 delle policy contro “l’incentivazione delle recensioni” da parte dei venditori. Le aziende cinese che chiamano in causa Amazon non negano di aver commesso un illecito. Tuttavia, sostengono che Amazon stia trattenendo “da centinaia a centinaia di migliaia di dollari” di profitti che sarebbero loro dovuti.

La clausola per la scissione dei contratti di Amazon (che potete leggere qui) prevede che Amazon possa unilateralmente trattenere i fondi delle società che hanno violato le norme sulla piattaforma. Quindi sembra difficile abbiano spazio per protestare in tribunale. Ma le aziende cinesi sostengono che Amazon si occupa della gestione dei buoni sconti, quindi sarebbe dovuta essere a conoscenza del modo in cui assegnavano gift cards in cambio di recensioni positive.

Troviamo difficile che un’argomentazione simile possa prendere piede: anche ammesso che sia vero, il fatto che Amazon non sia stata fiscale prima non le impedisce di esserlo adesso. Tuttavia vi terremo aggiornati sulla vicenda, nel caso le aziende cinesi riescano a ottenere risultati inaspettati.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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