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Apple trolla Google con una pubblicità al CES di Las Vegas

Las Vegas (USA) – Qui a Las Vegas – più precisamente al CES 2019 – non si parla di altro: Apple trolla Google con un cartellone pubblicitario gigante che recita “quello che succede sul tuo iPhone rimane sul tuo iPhone” proprio di fronte a una delle immense insegna dedicate a Google Assistant.

Apple trolla Google qui a Las Vegas

In questi giorni di CES, Google ha tappezzato la città di sue pubblicità, quasi tutte dedicate a Google Assistant. Dal convention center di Las Vegas, passando per la monorotaia fino ad arrivare alla centralissima Strip, sede dei più grandi alberghi e casinò della città del peccato.

Foto: Fjona Cakalli

Peccato che di punto in bianco, vicino al convention center, il primo giorno di conferenze sia apparso un cartellone gigantesco targato Apple che recita “quello che succede sul tuo iPhone, rimane sul tuo iPhone” rifacendosi alla celebre frase che ben descrive la città di Las Vegas: “quello che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas”.

Il contenuto del cartellone pubblicitario targato Apple si chiude con il link apple.com/privacy, pagina in cui si possono consultare le policy dedicate alla privacy degli utenti Apple

Perché tutto questo? A causa dei recenti problemi di privacy riscontrati sia da Google che da Amazon.

Problemi di privacy… non per Apple (più o meno)

Apple ne fa una questione di etica. I dati che hai sul tuo iPhone rimangono sul tuo iPhone. Ci sta, è lecito. Apple vende hardware mentre Google vende pubblicità; pubblicità che può essere targhettizzata solo tramite il riconoscimento dei gusti e delle abitudini degli utenti e questo può avvenire solo attraverso lo sfruttamento dei dati a fini commerciali.

Apple non ha del tutto torto visti i precedenti di Alexa che ha reso pubbliche oltre 1700 registrazioni vocali di utenti.

Apple però non è al sicuro da tutto questo: i suoi utenti cinesi sono decisamente meno protetti da quelli americani o europei. Insomma non c’è un buono e un cattivo in tutta questa storia. Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio. Di certo è che questa cosa fa sorridere e somiglia un po’ alle scaramucce che ci facevamo quando eravamo bambini con un annesso “gne, gne!”.

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