L’industria automobilistica non rimane a guardare. I produttori di autovetture hanno sospeso le consegne in Russia o fermato la produzione. Una scelta, quest’ultima, che in qualche caso è risultata obbligata visto che alcuni componenti vengono prodotti in Ucraina, dove tutto è bloccato a causa dell’insensata invasione ordinata dal Presidente Putin.
Le ripercussioni economiche per i big dell’automotive potrebbero essere piuttosto dolorose. In fondo stiamo parlando dell’ottavo mercato al mondo, un mercato dove lo scorso anno sono state acquistare 1.666.780 auto. Più che in Francia, Canada e Regno Unito.
Ma chi sono le aziende che hanno deciso di agire o che sono state influenzate dai recenti avvenimenti?
General Motors
General Motors ha interrotto le esportazioni delle proprie autovetture, dichiarando: “I nostri pensieri in questo momento vanno al popolo dell’Ucraina. La perdita di vite è una tragedia e la nostra primaria preoccupazione è la sicurezza delle persone in quella regione”.
Hyundai
Hyundai ha interrotto la produzione nella fabbrica di San Pietroburgo per 5 giorni. La ragione? Apparentemente la mancanza di semiconduttori. L’azienda corena ha infatti dichiarato che la decisione “non ha niente a che fare con la Russia e l’Ucraina.”
Il Korean Herald segnala anche l’interruzione delle consegne ai concessionari locali.
Jaguar Land Rover
Esportazioni interrotte per Jaguar Land Rover.
La priorità, ha spiegato la casa automobilistica, è “Il benessere della nostra forza lavoro e delle loro famiglie, così come di coloro che fanno parte della nostra rete”.
Il gruppo ha inoltre aggiunto: “L’attuale situazione globale presenta una serie di sfide dal punto di vista commerciale, quindi abbiamo deciso di interrompere le consegne dei veicoli nel mercato russo e di continuare a monitorare la situazione per conto dei nostri clienti, sparsi in tutto il mondo”.
Considerate inoltre che le sanzioni imposte dall’Europa, gli Stati Uniti e il Regno Unito rendono la vendita di veicoli ancora più difficile.
Mercedes-Benz
Mercedes-Benz donerà 1 milione di euro a supporto di coloro che sono stati colpiti dal conflitto in Ucraina. Ad annunciarlo il CEO Ola Kallenius.
Mitsubishi
Mitsubishi sembra intenzionata a sospendere vendita e produzione a causa di possibili problemi con il reperimento dei materiali.
Non sembra però esserci ancora una posizione definitiva. Probabilmente l’azienda giapponese sta valutando le conseguenze della decisione considerando che ha ben 141 concessionari nel Paese.
Renault
Le azioni di Renault sono scese del 6,4% lunedì a causa delle sanzioni imposte dall’Occidente.
Confusi? E’ normale. L’azienda è francese ma possiede Avtovaz, società di produzione automobilistica russa che ha dovuto stoppare la catena di montaggio per un’intera giornata a causa della mancanza di componenti.
In più Renault ha chiuso la sua fabbrica di Mosca, che si occupa dell’assemblaggio di Arkana e Captur, proprio per carenza di materiali.
Torsus
Torsus, società ceca che si occupa della produzione di camion, ha un intero team distaccato a Kiev: “I nostri dipendenti e le loro famiglie sono al sicuro. Abbiamo chiesto loro di prendere tutte le precauzioni possibili, seguendo quanto indicato dal governo ucraino. Per favore non abbandonati i rifiugi anti-bomba finché non sarà sicuro farlo”
“Torsus si schiera dalla parte dell’Ucraina e del popolo ucraino nella lotta per il loro Paese e per la pace in tutta Europa”, ha dichiarato Yuliya Khomych, Director of Corporate Strategy.
Stellantis
“Seguiamo le regole, le leggi e le normative in tempo di pace e seguiamo le sanzioni in tempo di guerra”, ha dichiarato Carlos Tavares, CEO di Stellantis.
La scorsa settimana la società ha dato vita ad una task force a cui ha affidato il compito di monitorare i suoi 71 dipendenti ucraini. Hanno inoltre dato vita ad una squadra che si occupa di tradurre le sanzioni in decisioni operative.
“E’ importante focalizzarsi sulle persone – ha aggiunto Tavares – Rappresentiamo 170 cittadinanze diverse. Siamo il produttore di auto con più diversità al mondo.”
Toyota
Toyota ha perso 13.000 auto in un attacco cibernetico che ha colpito i suoi fornitori di plastica e componenti elettronici. L’azienda non ha dato la colpa ai russi ma “l’incidente” è avvenuto subito dopo la decisione del Giappone di unirsi all’Occidente per imporre sanzioni allo Stato guidato da Putin, inclusa l’esclusione dal sistema Swift.
Volkswagen
Il Gruppo Volkswagen donerà 1 milione di euro all’associazione Unoflucht che si occupa dei rifugiati.
Ad annunciarlo un post sui social media nel quale VW condanna le azioni della Russia e si augura un imminente “cessate il fuoco”.
Il produttore tedesco ha inoltre annunciato la sospensione delle consegne in Russia e spiegato che la produzione in Germania verrà interrotta per l’assenza di parti che vengono prodotte in Ucraina.
Skoda
Skoda ha 600 dipendenti in Ucraina, a cui ha offerto aiuto per il trasferimento a Praga. Si parla quindi di un sostegno burocratico ma anche per l’alloggio, i corsi di lingua, il lavoro e l’educazione.
In più l’azienda donerà 400.000 € all’associazione People in Need.
Skoda ha inoltre ridotto la produzione a causa della mancanza di componenti, mancanza che risulta essere una diretta conseguenza dell’invasione.
L’azienda però non ha ancora sospeso la produzione nelle due fabbriche che ha in Russia.
Volvo
Concludiamo, almeno temporaneamente, con Volvo che è stata la prima casa automobilistica ad interrompere le spedizioni in Russia a seguito dell’invasione. Una decisione presa “per i potenziali rischi associati al commercio di materiali con la Russia e per le sanzioni imposte da Europa e USA.”
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