Questa settimana, con il racconto di quel pomeriggio di aprile del 2005 in cui abbiamo fotografato i Coldplay, torniamo in ambito musicale.
Ma non fateci l’abitudine, perché in realtà con l’universo della musica non abbiamo mai lavorato molto. Neppure la collaborazione con Rolling Stone, che per la maggior parte delle volte ci ha chiamato in causa soprattutto per fare foto a personaggi estranei al mondo musicale, ci ha mai aiutati a espanderci in quella direzione. Chissà perché. Ma non divaghiamo.
Coldplay: foto ed emozioni
E torniamo a quel pomeriggio di aprile del 2005, quando abbiamo ricevuto una chiamata dell’allora co-direttore di Rolling Stone, Carlo Antonelli (sulla questione della co-direzione vi rimandiamo al nostro pezzo su Valentino Rossi e Luciano Pavarotti, sempre qui su #celebstories).
Appena lo abbiamo sentito dire, anzi strillare: “I Coldplay! Abbiamo i Coldplay!” non nascondiamo di aver provato un’emozione a metà tra l’orgoglio e un certo senso di agitazione.
Allora eravamo ancora nei primissimi anni della nostra carriera, e non ci eravamo mai confrontati con personaggi di quel calibro. Mentre nel 2005 i Coldplay erano già delle vere e proprie star internazionali!
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E come se non bastasse, veniamo preallertati con un avviso minimo: il giorno successivo alla telefonata ci sarebbe stato lo shooting! Avremmo fatto le foto ai Coldplay subito dopo la presentazione stampa al Westin Palace di Milano del loro terzo album, dall’enigmatico titolo X&Y.
Ovviamente ci siamo preparati per ore: ci sentivamo pronti a tutto. O quasi, visto che l’idea del direttore era quanto di più incredibile potessimo sentire: “Fotografateli mentre mangiano un piatto di pasta!”
Grazie al cielo le mediazioni di altre figure interne alla rivista (direttori, art director e photo editor) avrebbe poi portato a un più semplice: “Allestiamo un fondo neutro”, montato in una sala stampa adiacente, vuota e a nostra completa disposizione.
Stop: tiriamo un attimo il fiato.
I Coldplay: breve storia di una band di culto
Gruppo nato a Londra nel 1997 e ancora in attività, i Coldplay sono quattro ragazzi che da oltre vent’anni portano in giro per il mondo le loro soffici sonorità britpop.
Già l’album d’esordio – Parachutes, considerato da molti il loro capolavoro – conteneva Yellow, una hit rimbalzata per i quattro angoli del pianeta. E con il terzo album – Viva la vida, uscito nel 2008 e prodotto dal grande Brian Eno – i quattro ragazzacci sono arrivati a vendere qualcosa come più di 10 milioni di copie, aggiudicandosi anche tre Grammy Award.
Insomma: qualche brivido da parte nostra era pur lecito!
I “nostri” Coldplay: foto, professionalità e feeling
Torniamo ai nostri scatti ai Coldplay. Quando Chris Martin e gli altri della band si sono presentati sul set, eravamo già pronti a pregare per rosicchiare un paio di minuti in più, o ad aspettare per secoli che si preparassero allo shooting.
Quel pomeriggio con i Coldplay, invece, ci ha insegnato una grandissima verità del mestiere: se hai a che fare con personaggi mostruosamente grandi, puoi stare certo di una cosa: se vi dicono “Vi diamo trenta minuti”, sarà esattamente così.
Non uno di più, certo: ma non uno di meno. Artisti di quella levatura rispettano sempre i patti, compresi orario di arrivo e di partenza. Insomma: la professionalità allo stato più puro.
Cominciamo a scattare le nostre foto ai Coldplay, valutando bene ogni dettaglio e non agendo come forsennati, perché non è nella nostra indole. E così cominciamo a portarci a casa qualche bel “ritrattone” singolo di contorno.
Ci dedichiamo poi alla cover. Tra tutto il materiale prodotto, la foto scelta da Rolling Stone sarebbe ricaduta su questa foto che vedete qui sotto:
Fondo neutro, chiaro, con ampio margine per la testata e soprattutto ottima per titolo e strilli. Insomma, i soliti paletti imposti delle riviste, ai quali ormai abbiamo fatto il callo.
Inaspettatamente, poi, riusciamo a convincere i Coldplay a trasferirci nella suite a loro riservata, per altri scatti ambientati. Ed ecco che riusciamo a fare la foto che vedete nella copertina di questo articolo.
Tutto fila liscio, senza il minimo intoppo, e alla fine dello shooting riusciamo a fare anche qualche foto del frontman Chris Martin da solo. Sono scatti un po’ più anomali, perché il bisogno di cercare qualcosa di più intimo, nei ritratti fotografici, è fondamentale. Bisogna in qualche modo testimoniare che tra il fotografo e il soggetto c’è stato un incontro, seppur breve. Un incontro e un feeling.
E poi, diciamoci la verità, quando mai ci ricapiterà un’occasione simile?
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