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Censura Usa: oltre 1.600 libri banditi dalle scuole

Il motivo? Parlano di razzismo e tematiche LGBTQ+

Quando si parla di censura di libri, si parla inevitabilmente di un Paese che ha qualche problema nei confronti della libertà (e dunque della propria identità). Certo, occorre verificare che cosa si sta censurando. Ma di solito a essere messi al bando sono volumi capaci di affrontare la complessità del mondo magari con un taglio inedito, o – peggio ancora – provenienti da aree geografiche osteggiate tout court.

Per esempio in Italia, qualche mese fa, l’appoggio incondizionato alla popolazione ucraina assediata ha fatto perdere la lucidità a troppe persone.

Sino a far prendere decisioni che, se non palesassero gravi approssimazioni e una visione grossolana del mondo, sarebbero da derubricare come episodi di umorismo involontario. Ci riferiamo soprattutto al fatto che a Paolo Nori era stato proibito di tenere un ciclo di lezioni all’Università Bicocca su uno dei maggiori romanzieri di tutti i tempi, Fëdor Dostoevskij. L’ateneo era poi tornato sui propri passi, ma nel frattempo Nori aveva interrotto ogni ipotesi di collaborazione.

Negli Stati Uniti, ahinoi, pare che (da anni) stia succedendo qualcosa di più grave e sistematico. Scopriamo in che modo la censura degli Usa si sta accanendo contro i libri.

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La censura Usa e i libri al bando: il report di Pen America

A fotografare la desolante situazione della censura Usa sui libri è stata Pen America, organizzazione no-profit con sede a New York, che quest’anno compie cento anni. Pen America si occupa di difendere la libertà di espressione negli Stati Uniti e nel mondo attraverso la promozione della letteratura e dei diritti umani.

Quello che ci viene mostrato è un Paese sorprendentemente incapace di aprirsi alla diversità, alla modernità, alla pluralità. Vediamo in che senso.

Più di 1.600 libri banditi dalle scuole

I numeri sulla censura Usa riferiti alle scuole sono davvero impietosi.

Pen America ci dice che più di 5.000 scuole degli Stati Uniti hanno bandito un totale di 1.648 titoli, coinvolgendo nella massiccia azione censoria (attuata da 32 Stati) 1261 autori, 290 illustratori e 18 traduttori.

I motivi principali sono da individuare nel fatto che i volumi in questione trattano di temi come il razzismo e il mondo Lgbtq.

Inutile trarre le conclusioni indicando il grado di arretratezza di un Paese che ancora non solo non si interroga, ma addirittura rifiuta ogni contraddittorio su argomenti così attuali.

Gli Stati capofila della censura

Va quasi da sé che siano soprattutto gli Stati più conservatori ad aver ingaggiato questa battaglia così tristemente démodé contro alcuni, anzi molti, libri.

A distinguersi in questo senso è il Texas, che già si era segnalato nelle scorse settimane per un episodio riprovevole. Al Keller Independent School District è stata vietata la diffusione di una graphic novel che ha adattato il Diario di Anna Frank. Il motivo? Alcuni contenuti considerati sessualmente troppo espliciti.

Altrettanto scalpore aveva fatto, a gennaio, un episodio censorio forse ancor più clamoroso: un distretto scolastico del Tennessee ha vietato Maus, il capolavoro del premio Pulitzer Art Spiegelman, agli studenti di terza media. Perché l’opera contiene qualche parolaccia e nudità.

Restando comunque sui numeri, il triste primato censorio va al Texas, che ha vietato circa 1.000 libri. Seguono Florida e Tennessee, con circa 750 volumi banditi ciascuno.

I titoli censurati

Nel Wisconsin, ad esempio, è stato bandito When the Emperor was divine di Julie Otsuka, romanzo storico che parla della vita degli internati giapponesi-americani durante la Seconda guerra mondiale.

In South Carolina Herny McMaster, governatore repubblicano, ha preteso il ritiro di Gender Queer: A Memoir di Maia Kobabe, accusato di pornografia. Si tratta di una graphic novel in cui l’autrice narra la propria esperienza di adolescente dall’identità sessuale fluida. Il volume è stato tenuto fuori da ben 41 distretti scolastici.

Ma non finisce certo qui, anzi: l’ottusa censura Usa è arrivata anche ad Haruki Murakami, JD Salinger, Carmen Maria Machado e soprattutto a scrittori come il premio Nobel Toni Morrison e a capolavori come Il buio oltre la siepe di Harper Lee, Mattatoio N° 5 di Kurt Vonnegut e 1984 di George Orwell.

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Lo studio dell’American Library Association

Al report di Pen America si affianca quello dell’American Library Association, che non porta dati più incoraggianti.

La ricerca dell’American Library Association ci dice che la censura Usa ha iniziato a dilagare dal 2015, quando i libri vietati sono passati da 1-2 all’anno a 5-6.

E si sono ampliate anche le tematiche osteggiate: se prima erano quasi soltanto legate all’educazione sessuale o alla religione, dal 2015 in poi la censura Usa si è abbattuta anche sui temi del gender e della razza.

L’American Library Association ha calcolato che tra il primo gennaio e il 31 agosto di quest’anno ci sono stati ben 681 tentativi di bandire l’utilizzo di determinati libri.

Il 41% dei volumi banditi includevano persone afroamericane tra i protagonisti o i personaggi secondari di spicco. Il 33% affrontavano tematiche LGBTQ+ e il 22% questioni di razza e razzismo.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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