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Calo di utenti per ChatGPT: e se fosse “colpa” degli studenti in vacanza?

Per la prima volta si è registrata una flessione

ChatGPT sta portando con sé una rivoluzione culturale – e non solo – i cui effetti non sono ancora del tutto immaginabili.

Basterebbe pensare alla grandissima quantità di articoli che noi, come altre testate di settore e non, abbiamo dedicato a questo chatbot conversazionale, per farsi una prima idea. Si va, sostanzialmente, da chi ha avuto atteggiamenti acriticamente entusiastici ad altri che, al contrario, hanno bollato ChatGPT come il male assoluto, e lo hanno limitato o bannato. Tornando, nei migliori dei casi, sui propri passi.

In mezzo c’è un po’ di tutto: utilizzi intelligenti, virtuosi e creativi del chatbot, e altri del tutto ingenui. Come quello dell’avvocato americano che si è affidato supinamente a ChatGPT, salvo poi ricevere in cambio risposte giuridicamente insensate.

E chi tra noi non ha conversato almeno per qualche minuto con il software prodotto da OpenAI?

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ChatGPT in calo

Un’irruzione così dirompente da parte di ChatGPT non poteva che essere premiata da numeri in vertiginosa crescita.

Così è stato dal mese della sua comparsa, novembre 2022, sino al marzo del 2023. Quando si è balzati sino a oltre 1.600.000.000 visite globali mensili. Dopo di che, pur aumentando in modo meno netto, nei due mesi successivi i numeri sono ancora cresciuti, e a maggio si è arrivati a lambire l’impressionante cifra di 2 miliardi di visite mensili.

Finché, ecco la sorpresa, nel mese di giugno si è fatto registrare il primo calo di utenti del chatbot conversazionale più famoso. Si è scesi sotto i livelli di aprile, e anche il tempo medio di ogni conversazione è diminuito.

I visitatori unici sono infatti diminuiti del 5,7%, e il tempo trascorso in chat è sceso dell’8,5% in un solo mese.

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Inoltre, il traffico complessivo da mobile e desktop verso il sito web di ChatGPT da maggio a giugno è diminuito, secondo i dati di Similarbweb, del 9,7%.

Quali potrebbero essere i motivi? Verrebbe da pensare che, dopo gli entusiasmi iniziali, una flessione è fisiologica. Anche perché, come vedremo, ChatGPT sta andando incontro ad alcuni problemi.

Eppure c’è chi individua una causa specifica negli studenti andati in vacanza.

Tutta “colpa” degli studenti?

Secondo Business Insider il calo di utenti di ChatGPT a giugno è da addebitare in larga parte agli studenti (degli istituti superiori e universitari) di moltissimi Paesi. Che una volta chiusa la stagione degli esami – o terminato l’anno scolastico – sono andati in vacanza, con buona pace dei chatbot conversazionali.

Questo dato, se visto dall’ottica inversa, testimonierebbe semmai come il successo di ChatGPT sia merito soprattutto degli studenti. E quanto il software di OpenAI, a dispetto di tutti i timori, sia utilizzato per motivi di studio, e quindi in modo non superficiale.

E ciò è curioso per almeno due motivi. Il primo è che ChatGPT non è certo esente da errori. Il secondo è che il software è addestrato con dati e documenti che si fermano al 2021.

D’altra parte il chatbot non fornisce solo informazioni ma è anche in grado di sintetizzare testi.

Altre ipotesi

Tra le altre ipotetiche cause del momentaneo calo di utenti di ChatGPT c’è anche il divieto di utilizzo da parte di aziende, tra cui Samsung, che hanno messo il veto ai dipendenti per paura di fughe di dati.

E va considerata indubbiamente anche la già citata possibilità di un piccolo calo dell’interesse dopo i fasti iniziali. A cui avrebbero potuto contribuire alcuni problemi che il software di OpenAI sta patendo in queste ultime settimane.

I problemi di ChatGPT

Una recente accusa è stata mossa a ChatGPT da alcuni autori statunitensi.

Sarah Silverman, Christopher Golden e Richard Kadrey hanno citato in giudizio OpenAI (ma anche Meta) per presunta violazione del diritto d’autore.

I chatbot delle due aziende sarebbero stati addestrati anche con i loro libri, senza però che agli autori sia stato corrisposto alcun diritto.

C’è di più. Nel mese di giugno il Congresso americano ha deciso per un utilizzo limitato di ChatGPT da parte del suo staff. Il software si potrà usare solo per “ricerca e valutazione” ma non potrà utilizzarlo continuativamente nel lavoro quotidiano, e non potranno essere inseriti dati sensibili. Anche qui il timore è quello di una fuga di dati.

Inoltre, ed è notizia recentissima, la Federal Trade Commission statunitense (l’agenzia governativa che tutela i consumatori da pratiche commerciali anticoncorrenziali) ha addirittura aperto un’inchiesta su ChatGPT.

Due i motivi dell’indagine: il chatbot conversazionale “metterebbe a rischio i dati personali e la reputazione dei singoli individui.”

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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