Guardando Chiamami aquila oggi, si ha quasi la sensazione di essere di fronte a un racconto preistorico, totalmente slegato dalla realtà contemporanea. Quest’opera di Michael Apted, basata su un soggetto e su una sceneggiatura di Lawrence Kasdan, ci mostra infatti la parabola di Ernie Souchak, editorialista del Sun-Times di Chicago interpretato da John Belushi che viene omaggiato e stimato per i suoi acuti articoli, letti quotidianamente e con passione dai suoi concittadini. Dopo che le sue inchieste provocano una reazione aspra e violenta da parte dell’assessore corrotto Yablonowiz, Souchak viene spedito sulle Montagne Rocciose per scrivere un articolo sull’attività di Nell Porter (Blair Brown), giovane ornitologa impegnata nello studio di una specie di aquila in via d’estinzione.
Una presentazione per certi versi spiazzante, dal momento che probabilmente oggi lo status sociale dei due protagonisti sarebbe ribaltato: l’irriverente giornalista del quotidiano cartaceo sarebbe semisconosciuto e irrilevante, mentre l’ornitologa sarebbe con ogni probabilità nota dentro e fuori dai social per le sue attività di divulgazione e per il suo attivismo. Nonostante il tempo passato e i repentini mutamenti sociali e culturali, Chiamami aquila è però un’opera che merita di essere riscoperta e rivalutata, anche per la sorprendente prova del suo compianto protagonista. Dopo le esilaranti prove fornite in Animal House, 1941 – Allarme a Hollywood e The Blues Brothers, a cui abbiamo dedicato il precedente appuntamento con la nostra rubrica cinematografica Il filo nascosto, John Belushi regala infatti una performance intensa e struggente, lasciando intravedere notevoli doti da attore drammatico spazzate via dalla sua prematura scomparsa nel 1982, appena un anno dopo l’uscita di Chiamami aquila.
Chiamami aquila: John Belushi in una toccante commedia romantica a sfondo ambientalista
Al suo penultimo film, John Belushi è l’indiscussa punta di diamante di un progetto passato anche dalle mani di Steven Spielberg, che inizialmente avrebbe dovuto dirigerlo salvo poi accontentarsi del ruolo di produttore esecutivo dopo l’insuccesso commerciale del già citato 1941 – Allarme a Hollywood. Michael Apted non fa però rimpiangere il suo più celebrato collega, dando vita a un solido omaggio alla screwball comedy del cinema narrativo classico americano, talmente voluto e palese da portare al ruolo da co-protagonista Blair Brown soprattutto per la sua somiglianza con la giovane Katharine Hepburn. Ne nasce un classico scontro fra personaggi distanti per mentalità e classe sociale, che fra confronti verbali e momenti di comicità slapstick trovano lentamente un punto di incontro morale e sentimentale.
Il risultato è una commedia romantica a sfondo ambientalista, prevedibile nell’esito ma tutt’altro che scontata nelle dinamiche, grazie soprattutto alla raffinata scrittura di Lawrence Kasdan. Come avverrà due anni più tardi per il personaggio di Jeff Goldblum ne Il grande freddo, la reale esperienza da giornalista dello sceneggiatore è fondamentale per cesellare la personalità di un uomo cinico e disincantato, capace di toccare picchi di irresistibile comicità ma anche di regalare momenti inaspettatamente riflessivi. Un mix potenzialmente indigesto per gli spettatori in cerca del John Belushi più demenziale e sguaiato, che infatti condannarono Chiamami aquila a un insuccesso commerciale senza appello, dovuto anche al continuo lievitare dei costi per le complesse riprese delle aquile nel loro habitat naturale.
I compromessi dell’amore
La comicità fisica di John Belushi è comunque dominante nella prima parte del racconto, quando il suo Ernie Souchak passa dalle comodità della vita di metropoli alle ristrettezze della vita di montagna, che lo portano a un’attività fisica senza precedenti e alla necessità di centellinare le sue amate sigarette. È l’inizio di una serie di situazioni paradossali, come lo scontro fra il giornalista e un pericolosissimo puma, che ne mette a repentaglio la vita ma sancisce il definitivo avvicinamento fra Ernie e Nell. Uno scontato lieto fine? Non proprio, perché proprio quando ogni divergenza sembra appianata Chiamami aquila sterza bruscamente, mettendo in luce le difficoltà della vita e dell’amore.
Fra gag e risate, rischiano di passare inosservate sia le prepotenti intrusioni della politica e del malaffare nei media, sia il cammino irto di ostacoli che Ernie e Nell devono intraprendere per mantenere in vita il loro sentimento. Dopo una lunga pausa di riflessione, il primo deve tornare al suo lavoro nella frenetica vita di metropoli, ma allo stesso tempo non può essere felice lontano dal suo amore; la seconda invece deve necessariamente rimanere a contatto con le aquile che deve studiare, immortalate in tutta la loro maestosità da suggestive inquadrature. Ed è proprio sul complicato compromesso fra esigenze così divergenti che si concentra l’epilogo dell’opera di Michael Apted.
Il finale di Chiamami aquila
La scrittura di Lawrence Kasdan e la perizia del regista trovano un perfetto connubio in due riuscite metafore. La prima si concentra proprio sulle aquile e sul loro accoppiamento, in un brillante parallelo con la storia di Ernie e Nell. Durante i loro rituali amorosi, i rapaci si inseguono e si girano intorno, per poi congiungersi unendo i loro artigli; uniti volano poi velocemente verso il terreno, separandosi appena prima dello schianto e riprendendo infine separati il loro volo. La descrizione perfetta di ciò che abbiamo appena visto, ovvero un sentimento cementato sulla comune voglia di libertà e di individualità, e non sulla riduzione a una singola entità di due diverse anime.
Due anime che non possono però neanche separarsi definitivamente, come simboleggiato da un lunghissimo viaggio in treno e dalla discesa continuamente rimandata da parte di Ernie. Una situazione apparentemente inestricabile, che trova una soluzione in uno dei finali più dolci e allo stesso tempo sgangherati mai visti in una commedia romantica: un matrimonio improvvisato a due passi dai binari e una conseguente relazione a distanza. Un finale imperfetto come la vita, mai del tutto appagante come l’amore, naturale conclusione di una rom-com tenera e malinconica, leggera e volubile. Un’opera stretta e oscurata da altre più roboanti e riuscite, fulgida testimonianza del talento di un interprete strappato troppo presto al cinema e alla vita.
Il filo nascosto nasce con l’intento di ripercorrere la storia del cinema nel modo più libero e semplice possibile. Ogni settimana un film diverso di qualsiasi genere, epoca e nazionalità, collegato al precedente da un dettaglio. Tematiche, anno di distribuzione, regista, protagonista, ambientazione: l’unico limite è la fantasia, il faro che ci guida è l’amore per il cinema. I film si parlano, noi ascoltiamo i loro dialoghi.
- Attori: John Belushi, Blair Brown, Allen Goorwitz, Carlin Glynn, Tony Ganios, Val Avery, Liam Russell, Everett Smith
- Regista: Michael Apted
- Blair Brown, John Belushi, Allen Goorwitz (Attori)
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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