fbpx
NewsSoftwareTech

CNET e le notizie scritte dai robot: cosa sta succedendo?

Un modo per aiutare i giornalisti o per licenziarli?

Ogni mattina la testata americana CNET, un nome importante nel giornalismo tecnologico, pubblica diversi articoli. Quasi tutti su temi tech: smartphone, computer, cloud, intelligenza artificiale. Ma in alcune delle notizie di CNET l’intelligenza artficiale, invece di essere l’oggetto di discussione, è l’autore: diversti articoli della sezione “CNET Money” sono stati redatti usando l’AI. Anche se, leggendo l’articolo, sembra sia stato scritto da una persona in carne e ossa.

CNET e le notizie scritte con l’intelligenza artificiale

Nella sessione CNET Money, ogni giorno alle 9 del mattino con orario della East Coast, escono due notizie riguardo i tassi di interesse sui mutui e sui tassi di rifinanziamento. Appena sotto il titolo, trovate il riquadro “Written by: Justin Jaffe”, il redattore capo della sezione finanza del sito. Ma non compaiono sulla sua pagina autore, bensì su quella di CNET Money.

Nella bio di questo account, leggiamo: “Questo articolo è stato assistito da un motore di intelligenza artificiale e rivisto, verificato e modificato dalla nostra redazione“.

Futurism ha riportato settimana scorsa che il sito internet ha iniziato a produrre articoli interi scritti dall’intelligenza artificiale, a partire da novembre scorso. Ma solamente con qualche click extra gli utenti possono capire che queste notizie non sono scritte dal caporedattore Jaffe, esperto del settore finanziario, ma da un bot che ogni giorno cambia la formulazione di qualche frase ma presenta lo stesso articolo.

microsoft san raffaele sanità futuro ai

Questa notizia non ha solo confuso i lettori, ma anche parte dello staff editoriale di CNET, che ha The Verge racconta che da quando la compagnia di equity privato Red Ventures ha comprato il sito e iniziato a testare l’AI generativo per creare contenuti, non sanno per certo se le notizie sia scritte da un collega o da un bot.

Per i lettori o per la SEO?

Se da un po’ di tempo non visitate CNET, potrebbe stupirvi sapere che scrive di tassi di interesse. La testata ha costruito il suo nome facendo recensioni di MacBook e scrivendo di notizie dalla Silicon Valley. Con un successo enorme, tanto che nel 2008 CBS la comprò per l’esorbitante cifra di 1,8 miliardi di dollari. Ma dopo i cambiamenti degli ultimi anni, nel 2020 CBS vendette la società a Red Ventures per meno di un terzo: 500 milioni di dollari.

Red Ventures ha un modello di business chiaro: pubblica contenuti progettati per posizionarsi in alto nella ricerca di Google (ottimizzando gli articoli per Google con la SEO) e monetizza quel traffico con link di affiliazione redditizi. Nello specifico, Red Ventures ha trovato un’importante nicchia nelle carte di credito e in altri prodotti finanziari. Un settore che conosce anche per altri siti proprietari: BankrateCreditCards.com, per esempio.

Tutte queste testate hanno utilizza l’intelligenza artificiale per scrivere articoli come quelli apparsi su CNET. Se un utente clicca su un link affiliato e sottoscrive una carta di credito, il sito riceve cifre che sembra si aggirino attorno ai 250 dollari. Secondo quanto riporta il New York Times, la cifra per Red Ventures arriverebbe addirittura a 900 dollari.

Il caso CNET: l’intelligenza artificiale aiuta i giornalisti o aumentare solo i profitti?

Dopo il report di Futurism, la capo redattrice di CNET Connie Guglielmo ha scritto un articolo per spiegare nel dettaglio l’approccio della testa riguardo le notizie generate con l’intelligenza artificiale. Guglielmo ha innanzittutto detto che si tratta di un esperimento, asserendo che “Per oltre due decenni, CNET ha costruito la propria reputazione testando nuove tecnologie e separando l’hype dalla realtà, dagli assistenti vocali alla realtà aumentata al metaverso“.

ue intelligenza artificiale

Con questo spirito ‘pioneristico’, spiega che “da novembre, il nostro team editoriale di CNET Money ha iniziato a provare la tecnologia per valutare se esiste un caso d’uso pragmatico per un assistente AI per spiegazioni basilari su argomenti di servizi finanziari. Come ‘Cos’è l’interesse composto?’ e ‘Come incassare un assegno senza un conto bancario’. Finora abbiamo pubblicato circa 75 di questi articoli“.

La capo redattrice spiega che utilizza il termine “assistente AI” perché tutti gli articoli sono controllati da un editor umano (presumiamo Jaffe, la cui firma compare sotto il titolo) prima della pubblicazione. E specifica che l’obiettivo è “vedere se la tecnologia può aiutare il nostro impegnato staff di giornalisti ed editori a coprire argomenti da una prospettiva a 360 gradi“.

In altre parole, l’AI dovrebbe servire per togliere gli articoli più ‘noiosi’ dalle agende dei giornalisti, permettendo così di lavorare su approfondimenti più interessanti. Ma le fonti di The Verge riportano diversi licenziamenti a partire da novembre, con il morale nella redazione di CNET che sembra abbassarsi ogni giorno di più.

La trasparenza fa la differenza

CNET non è la prima testata a utilizzare l’intelligenza artificiale per pubblicare notizie che non richiedono molto lavoro editoriale. Anche la Associated Press, agenzia stampa internazionale, utilizza il tool Wordsmith dal 2014 (lo stesso utilizzato da CNET, sembra). AP ha iniziato a utilizzare per scrivere dei report trimestrali delle grandi aziende, per poi ampliare nel 2016 con i risultati sportivi. Ad oggi collabora con Data Skrive per creare articoli generati con l’AI per questi contenuti e anche per le scommesse.

Soprattutto su temi così tecnici e brevi, distinguere fra un articolo scritto da una persona e da un’intelligenza artificiale come WordSmith o ChatGPT diventa difficile. Per questo motivo AP scrive che “L’Associated Press ha creato questa storia utilizzando la tecnologia fornita da Data Skrive”. Qualcuno potrebbe obiettare che ‘tecnologia’ non è chiaro quanto scrivere ‘generato con l’AI’. Ma è sicuramente più trasparente di riportare il nome di un autore che si limita a controllare che non ci siano errori.

Anche in questo ambito, sembra che servano delle regole più chiare su come distinguere fra un tipo di contenuto e l’altro. Fra un autore robotico e uno in carne e ossa, fra una ricerca automatica su Google e un lavoro attento sulle fonti. In modo da lasciare ai lettori più informazioni su chi ha scritto la notizia e come l’ha redatta.

I giornalisti di CNET, tuttavia, sembrano meno spaventati dall’intelligenza artificiale che dalla compagnia per cui lavorano, stando a quanto riporta The Verge. “Non temono l’intelligenza artificiale più di quanto temono i numerosi licenziamenti su cui Red Ventures ha insistito. Tutti in CNET hanno più paura delle Red Ventures che dell’IA”.

Offerta

Da non perdere questa settimana su Techprincess

🌍 Giornata della Terra: ciascuno può dare il suo piccolo contributo per salvaguardarla
 
🍿Fallout: tutte le domande irrisolte alle quali la Stagione 2 dovrà rispondere
 
🛞Come scegliere gli pneumatici estivi per l’estate? I fattori da considerare
🤯Google licenzia 28 dipendenti per proteste contro il progetto Nimbus in Israele
 
✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
 
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
 
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
 
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
 
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
 
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Source
The VergeCNET

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

Ti potrebbero interessare anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button