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I colossi del tech firmano il codice UE contro l’odio online, ma negli USA la storia è diversa

Le principali piattaforme social hanno accettato la sfida dell’Unione Europea per combattere l’hate speech sulle loro piattaforme. Facebook, Instagram, YouTube, TikTok e X hanno aderito al nuovo Code of Conduct on Countering Illegal Hate Speech Online Plus, per limitare l’odio online.

Le big tech si impegnano contro l’odio online

I giganti del web si sono impegnati a essere più trasparenti su come individuano e riducono i discorsi d’odio. Hanno promesso di esaminare “almeno due terzi delle segnalazioni” entro 24 ore. Questo impegno mira a garantire una risposta più rapida ed efficace a un fenomeno sempre più diffuso sui social. Il commissario UE Michael McGrath ha sottolineato che l’hate speech “minaccia i valori e i diritti fondamentali dell’UE e la stabilità delle nostre democrazie” (via The Verge)

Sebbene il codice di condotta sia volontario e non preveda sanzioni per chi non lo rispetta, l’integrazione nel Digital Services Act (DSA) introduce una novità significativa. Aderire al codice aiuterà le piattaforme a dimostrare di rispettare gli obblighi del DSA sulla moderazione dei contenuti illegali. Questo potrebbe influenzare il modo in cui i regolatori applicheranno il DSA.

L’hate speech online rappresenta un problema sempre più pressante. Come ha dichiarato McGrath, “l’odio e la polarizzazione sono minacce per i valori e i diritti fondamentali dell’UE e minano la stabilità delle nostre democrazie. Internet sta amplificando gli effetti negativi dell’incitamento all’odio”. L’UE spera che questo codice di condotta aggiornato contribuisca a garantire una risposta robusta.

Ma negli Stati Uniti muore il fact-checking

Nel frattempo, negli Stati Uniti, si sembra voler andare in direzione diversa. Elon Musk e Donald Trump continuano a soffiare sul fuoco della rabbia sociale social, nel nome di una libertà di espressione che confina sempre più con libertà di disinformazione.

 Google ha informato l’Unione Europea che non integrerà il lavoro delle organizzazioni di fact-checking nei suoi servizi di ricerca o su YouTube, nell’ambito delle leggi UE sulla disinformazione previste dal DSA. Kent Walker, presidente degli affari globali di Google, ha dichiarato che tali misure non sono adatte ai servizi di Google.

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Source
The Verge

Autore

  • Marco Brunasso

    Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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