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Coronavirus e ricetta medica elettronica via email o WhatsApp

La ricetta medica da Venerdì 20 marzo 2020 si può presentare in farmacia anche in formato digitale: via email o WhatApp.

Nell’ordinanza n. 3803, firmata dal capo della protezione civile Angelo Borrelli, si specifica in maniera chiara che il medico curante deve fornire soltanto il numero della ricetta medica elettronica che può essere dettato o su richiesta del paziente mandato tramite un promemoria  in formato digitale.
Al farmacista basterà quindi presentare il numero della ricetta elettronica e il codice fiscale, dopodiché, tramite il servizio telematico,  sarà possibile la lista degli eventuali farmaci prescritti dal medico di base.

Questa ordinanza serve a l’imitare al minimo gli spostamenti verso gli studi medici e a ridurre la possibilità di contagio da COVID-19.

Tra l’altro questa rappresenta una vera e propria rivoluzione tecnologica per il nostro Paese, abituato da sempre a lunghe, interminabili code negli ambulatori dei medici di base. Chi non ha mai passato mezza giornata nella sala d’attesa del medico di famiglia per una semplice ricetta o un certificato medico?
Che sia il primo passo per una sanità più efficace, snella e smart? Spero proprio di si.

Ricetta medica elettronica come ricevere il promemoria

La ricetta medica elettronica o meglio il promemoria del numero della ricetta medica è possibile riceverla tramite:

  1. una mail Pec o un mail tradizionale;
  2. i cari e vecchi sms per agevolare le persone più anziane e meno inclini alla tecnologia;
  3. i sistemi di messaggistica avanzata come WhatsApp;
  4. a voce, semplicemente facendosi dettare il numero della ricetta.

La regione Emilia-Romagna, dove è attivo, in via sperimentale, il servizio Fse (Fascicolo Sanitario Elettronico), fa sapere che per usufruire della ricetta medica elettronica NON è obbligatorio avere  anche il fascicolo elettronico attivo.

Oltre ad una semplificazione e ad una diminuzione delle persone negli ambulatori questa nuova ordinanza permetterà di risparmiare carta e tempo.

Allora la domanda sorge spontanea, perché nessuno ci ha pensato prima? Abbiamo dovuto aspettare una pandemia per svecchiare un servizio che bloccava la sanità  pubblica?

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