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Guerra dei chip, gli Stati Uniti impongono nuovi ban alla Cina

La Cina avrà gravi ripercussioni nei prossimi mesi

Nell’ultima settimana gli Stati Uniti hanno inferto l’ennesimo colpo all’industria dei microprocessori della Cina, annunciando un nuovo ban che avrà effetti molto importanti sull’economia della nazione. La relazione, già tesa, tra USA e Cina quindi è destinata a diventare sempre più delicata e la Cina, con questo ban, sembra avrà la peggio sulla crisi dei chip.

Usa vs Cina: la crisi dei chip prosegue con ulteriori ban

L’amministrazione Biden ha annunciato nuove restrizioni alla vendita di semiconduttori e apparecchiature per la produzione degli stessi alla Cina, in un importante sforzo per compromettere le capacità militari e tecnologiche di Pechino, secondo il Wall Street Journal.

crisi dei chip

Le nuove rigide regole richiedono a produttori come Intel e Micron, di ricevere una licenza dal Dipartimento del Commercio per esportare semiconduttori e apparecchiature alle aziende cinesi. Inoltre, l’amministrazione ha emesso altri divieti, impedendo ad esempio alle società internazionali di esportare chip costruiti con tecnologia statunitense.

La decisione non è arrivata certo come un fulmine a ciel sereno. Infatti negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno effettuato grandi investimenti nella produzione domestica di semiconduttori. Ad agosto, il presidente Joe Biden ha firmato il “CHIPS and Science Act” da 280 miliardi di dollari, fornendo 52 miliardi di dollari di sussidi per incoraggiare le aziende che scelgono di costruire impianti di produzione di chip negli Stati Uniti. La misura fa parte delle varie mosse ideate nel tentativo di aumentare la competitività degli Stati Uniti contro la Cina nel settore tecnologico.

Infatti i semiconduttori sono utilizzati in moltissimi settori, dalla produzione di schede grafiche ai progetti di intelligenza artificiale e sistemi militari. L’obiettivo è quello di impedire alla Cina di sfruttare la tecnologia americana per crescere ancora di più dal punto di vista tech e militare.

La Cina reagisce, ma le sanzioni degli Stati Uniti minano i suoi programmi

Ovviamente la Cina non è rimasta a guardare. Negli ultimi giorni ha affermato che accelererà i suoi sforzi per costruire una legione di talenti e vincere la battaglia per lo sviluppo di tecnologie nostrane. Il problema è che i nuovi divieti dell’amministrazione Biden stanno già mettendo in crisi questi piani.

Tra le sanzioni ci sono infatti delle restrizioni alle cosiddette persone statunitensi che supportano lo sviluppo, la produzione o l’uso di circuiti integrati in alcuni impianti di chip situati in Cina. A partire dal 12 ottobre, le sanzioni comprendono i titolari di green card statunitensi, nonché i residenti negli Stati Uniti e i cittadini americani, catturando un’ampia fascia di dirigenti senior delle società di semiconduttori cinesi.

Crisi dei chip in Cina: gran parte dei dirigenti sono americani

Designer e ingegneri nati all’estero, insieme a cinesi con passaporti o residenza stranieri, hanno a lungo svolto un ruolo determinante nello sviluppo tecnologico della nazione. Nel settore dell’elettronica di consumo, Huawei Technologies Co. ha accelerato i suoi sforzi per raggiungere Apple assumendo un ex direttore creativo dell’azienda di Cupertino, Abigail Brody, come capo designer nel 2015.

Sei dei sette dirigenti chiave di ricerca e sviluppo del principale produttore cinese di apparecchiature per semiconduttori, Piotech Inc., sono cittadini americani. Anche molti dei vertici di Piotech, inclusi il presidente e il direttore generale, sono americani. Proprio per questo la Cina avrà grossi problemi nel vincere la battaglia tech che si sta svolgendo in questi mesi.

Aziende come il produttore olandese di apparecchiature per chip ASML Holding NV hanno ora vietato al personale americano di supportare i clienti cinesi.

LEGGI ANCHE: Apple non potrà più acquistare chip dalla cinese YMTC

I ban degli Stati Uniti sono un ulteriore ostacolo per il tentativo della Cina di raggiungere l’autosufficienza tecnologica. Le misure non solo riducono l’accesso del Paese ai chip avanzati utilizzati nei supercomputer e nella ricerca sull’intelligenza artificiale, ma impediscono anche l’arrivo di ricercatori e ingegneri in grado di progettare tali sistemi all’interno dei suoi confini.

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Source
BloombergThe Verge

Sara Grigolin

Amo le serie tv, i libri, la musica e sono malata di tecnologia. Soprattutto se è dotata di led RGB.

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