Alla veneranda età di 91 anni, Clint Eastwood torna al cinema con Cry Macho – Ritorno a casa, dirigendo e interpretando quello che per un qualsiasi altro regista sarebbe immediatamente classificato come il canto del cigno di una straordinaria carriera, ma che nel caso di questo monumento vivente della settima arte diventa invece l’ennesima tappa di un percorso non per forza concluso. Già nel 2008 avevamo infatti accolto Gran Torino come l’ideale chiusura del cerchio del Clint Eastwood attore, salvo poi ricrederci 3 anni fa con Il corriere – The Mule. Due sublimi testimonianze della vitalità di un’artista inafferrabile e sempre sorprendente, con più di un punto di contatto con Cry Macho – Ritorno a casa, incluso il comune sceneggiatore Nick Schenk.
Come ne Il corriere – The Mule, il protagonista del racconto è un uomo anziano a cui viene assegnata una semplice missione: prelevare qualcosa e portarla a destinazione. A differenza del protagonista del precedente film, l’ex stella del rodeo Mike Milo non deve consegnare un carico di droga ma una persona, cioè il 13enne Rafo, figlio del suo precedente capo, affidato alla madre emotivamente instabile. Sulla scia di Gran Torino, Mike si trova a confrontarsi con un ragazzo di origine straniera, in un viaggio nell’esplosivo Messico del 1979. Nasce così un rapporto intenso e profondo, che va oltre le classiche dinamiche fra mentore e allievo, toccando l’amore, il machismo e il modo di approcciarsi alla vita.
Cry Macho – Ritorno a casa: un Clint Eastwood crepuscolare ma ancora vitale
«Sei in ritardo», dice a Mike il suo capo. «In ritardo per cosa?», risponde senza indugio l’uomo. Una presentazione del protagonista tanto semplice quanto efficace, che ci introduce immediatamente il punto di vista sul mondo e sull’esistenza di un uomo logoro ma tutt’altro che vinto, che si aggira come uno spettro fra i resti di una società in cui non si riconosce più. Del suo passato non sappiamo quasi nulla, ma dai pochi indizi che Eastwood ci concede possiamo intuire che la vita di Mike non sia stata sempre serena e gioiosa. Cry Macho – Ritorno a casa si gioca tutto sul contrasto fra questo personaggio criptico e il mito dello stesso Clint Eastwood, che al contrario è un libro aperto capace di raccontare anche le storie non ancora scritte.
Certo, non tutto in Cry Macho – Ritorno a casa è all’altezza della carriera di questa leggenda della settima arte. Diversi dialoghi sono stucchevoli ed eccessivamente retorici, e molti personaggi secondari affiorano solo in parte (il giovane Rafo) o senza il giusto equilibrio (la madre del ragazzo). Ma più ci si addentra in quella che all’apparenza è una storia lineare e cristallina (dal punto A al punto B, con ritorno al punto A), più si ha la sensazione che la trama sia poco più di un mero pretesto per Eastwood per mettere in scena il suo personale sguardo sul mondo, senile ma non retrogrado, conservatore ma allo stesso tempo capace di trasformare il cambiamento in epica e in poesia.
Una visione che trova il proprio apice nei momenti in cui è lo stesso Eastwood, emblema della virilità e dell’eroismo, a smontare il machismo, definendolo senza mezzi termini sopravvalutato e invitando Rafo a scegliere liberamente come vivere la sua vita.
Abbiamo ancora bisogno di Clint Eastwood
Anche quando Cry Macho – Ritorno a casa mette in scena momenti potenzialmente ridicoli, come il gallo che accompagna i protagonisti (chiamato non a caso Macho) utilizzato come arma di difesa o un’immancabile scazzottata, Clint Eastwood si riprende immediatamente la scena, trasformando una sguardo in racconto, un tramonto in dichiarazione artistica e uno splendido scenario naturale in esplicito richiamo ai western che hanno segnato una vita interamente dedicata al cinema. Un viaggio che non accenna a concludersi, nel corso del quale c’è tempo ancora per un ballo, per l’amore e soprattutto per uno spiazzante epilogo, che è al tempo stesso manifesto artistico e politico e sberleffo nei confronti di chi crede di poter tirare per la giacchetta verso la propria fazione uno degli artisti più liberi e inafferrabili che la settima arte ci abbia mai regalato.
Cry Macho – Ritorno a casa è nelle sale italiane dal 2 dicembre, grazie a Warner Bros.
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