A più di due anni di distanza dallo scioglimento dei Daft Punk, Thomas Bangalter è tornato a parlare della sofferta decisione di mettere fine al progetto, citando l’intelligenza artificiale (AI) come uno dei fattori determinanti.
Intervistato dalla BBC, Bangalter ha ricordato come il progetto sia nato tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90, dal sodalizio artistico con Homem-Christo e Guy-Manuel.
“Era progetto che ha sbiadito il confine tra realtà e finzione, con questi personaggi robot”, ha spiegato Bangalter. “È stata un’esplorazione. Siamo partiti dalle macchine e poi ce ne siamo allontanati. Amo la tecnologia come strumento ma sono in qualche modo terrorizzato dal rapporto tra uomo e macchina”.
Nel corso dell’intervista l’ex Daft Punk ha citato anche HAL 9000, il computer di 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick. Un’intelligenza artificiale che, nella pellicola, prende il sopravvento sugli umani in modo decisamente inquietante.
“È uno dei miei film preferiti di sempre, anche perché Kubrick ha sollevato domande che oggi sono importantissime”, ha detto Bangalter, dicendosi preoccupato per come “l’utilizzo dell’intelligenza artificiale vada oltre la sua applicazione nella creazione musicale”.
I Daft Punk, la tecnologia, l’AI e lo scioglimento programmato
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Dal punto di vista musicale i Daft Punk hanno sempre vissuto in simbiosi con la tecnologia, tanto nella composizione quanto nella narrazione. Brani come Robot Rock, ad esempio, sono il manifesto di un’espressione artistica dedita all’utilizzo della macchina. È anche vero però che nel 2005 il progetto ha rilasciato un album chiamato Human After All, come a voler ribadire che sotto quei caschi ci sono pur sempre degli esseri umani.
“Abbiamo cercato di utilizzare la tecnologia per esprimere qualcosa di estremamente commovente che una macchina non può sentire, ma un essere umano si”, ha continuato il musicista. “Tuttavia siamo sempre stati dalla parte dell’umanità e non dalla parte della tecnologia”.
In chiusura Bangalter ha parlato dello scioglimento del progetto, annunciato con un commovente video chiamato Epilogue, nel quale i due caschi si dicono addio prima di attivare una sequenza di autodistruzione. Era il 2021, ed erano trascorsi ben 8 anni dall’ultimo album (Random Access Memories è uscito nel 2012).
Bangalter ha spiegato che la decisione è stata dettata anche delle applicazioni tecnologiche contemporanee. Un mondo costellato da robot che fanno musica, quando nel 1990 i robot che facevano musica erano solo due, erano francesi e indossavano gli iconici caschi.
“Per quanto ami questo personaggio, l’ultima cosa che vorrei essere, nel mondo in cui viviamo, nel 2023, è un robot”.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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