Con il nuovo Dpcm del 6 novembre 2020, la Lombardia è diventata zona rossa. Per questo motivo è stato indetto un lockdown 2.0 molto simile a quello della scorsa primavera. Ristoranti e negozi sono chiusi, ma i milanesi non si fanno scoraggiare. Hanno a portata di click qualsiasi cosa essi vogliano, che sia del sushi per cena o il tappetino per fare yoga. È quindi possibile la sopravvivenza online nella metropoli? Il delivery system tiene o ci sono dei ritardi di consegna?
Lockdown 2.0: i delivery food
Il 6 novembre 2020 è entrato in vigore il nuovo dpcm relativo alla situazione Covid-19 in Italia. Le regioni italiane sono state suddivise nei tre colori rosso, arancione e giallo, in base alla gravità della situazione e al numero di contagi. Nelle regioni rosse, tra cui la Lombardia, i ristoranti sono aperti, ma solo per il servizio di take away e di delivery food. I negozi, invece, sono del tutto chiusi, quindi ci si deve affidare ad Amazon e ad altri sistemi di consegna, come Bartolini e Poste Italiane.
Per le strade meneghine i rider sfrecciano in bici o in moto con i loro zaini sulle spalle. Deliveroo, Just Eat, UberEats e Glovo sono servizi di cibo a domicilio oramai ben conosciuti. Negli ultimi giorni è di nuovo emersa la questione dello sfruttamento. Dopo lo sciopero del 30 ottobre, il collettivo dei rider Milanesi Deliverance ha sollevato una serie di proteste dovute all’abbassamento delle tariffe da parte delle società delivery. Oggi più che mai fanno sentire la loro voce per i diritti di lavoratori.
A dispetto di quanto si creda, durante il primo lockdown le società di food delivery riferiscono come l’impatto della chiusura totale abbia determinato un generale calo degli ordini a livello nazionale. Mai come in quel periodo, gli italiani hanno avuto frigo e dispense pieni. Anche perché avevano molto più tempo per cucinare e per sperimentare. Questo ha penalizzato le consegne a domicilio. Un altro motivo è che nessuno voleva rischiare di entrare a contatto con qualcuno che non facesse parte del nucleo familiare.
D’altro canto, a fare un resoconto su questo tipo di servizio è stato l’Osservatorio di Just Eat, attivo dal 2016 sui temi del digital food delivery. Emerge che sono molti i nuovi clienti che si sono avvicinati al servizio durante la fase più acuta dell’emergenza. In molti hanno dichiarato di non aver mai ordinato dalle app di food delivery prima (il 34% su un campione di 2.000 nuovi utenti).
Tra di essi, il 60% aveva affermato di non averne mai sentito l’esigenza prima del lockdown. Il 44% del campione aveva l’abitudine di ordinare su digitale, il 31% dichiara di utilizzare le app per la mancata voglia di cucinare, il 29% lo faceva con l’idea di consumare un pasto diverso dal solito e infine il 22% ricorreva al food delivery per togliersi qualche sfizio. Ad oggi, le persone che utilizzano le app per la consegna di cibo a domicilio sono il 77% di consumatori. È un dato che posiziona l’Italia come primo Paese tra i tredici in cui è presente Just Eat.
Altro strumento innovativo del mondo della ristorazione è la possibilità di ordinare direttamente su Instagram. Andando sulla pagina del ristorante, si trova un link che rimanda al menù. In questo modo, il ristorante non dovrà versare la solita percentuale alle società di delivery food. Questa modalità rende sempre più veloce e immediato l’ordinazione su Internet.
Lockdown 2.0: la parola a Deliveroo
Matteo Sarzana è il General Manager di Deliveroo Italy. È stato interessante porgli delle domande per capire come Deliveroo si stia muovendo in vista della seconda ondata. La pandemia e il lockdown sono stati una sfida che ha richiesto a tutte le piattaforme una capacità di adattamento. Deliveroo ha compreso l’importanza di continuare a garantire il servizio di consegna porta a porta ai consumatori e ai ristoranti. Il tutto realizzato senza contatto e nel rispetto delle norme di distanziamento per i rider, i ristoratori e i clienti.
Sarzana sottolinea il fatto che per i lavoratori di Deliveroo sono stati distribuiti dispositivi di protezione individuale. È stata concessa loro un’assicurazione aggiuntiva in caso di positività al Covid-19. I ristoranti usano il servizio di pick-up, ovvero l’asporto su piattaforma. Deliveroo e FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), in quanto componenti di Assodelivery, hanno definito le linee guida per garantire la massima sicurezza nelle fasi di preparazione, confezionamento e consegna del cibo.
Altro elemento che il General Manager porta all’attenzione è il servizio di consegna di prodotti alimentari da supermercati. L’obiettivo finale è quello di tutelare chi lavora per il food delivery, sostenere il settore della ristorazione e continuare ad offrire un servizio efficiente ai clienti.
Soffermandoci sulla situazione a Milano, così come nel resto d’Italia, Matteo Sarzana afferma che le consegne continuano ad avvenire “senza contatto” e con tutte le precauzioni possibili. Atteggiamento adottato fin dall’inizio della pandemia. «Lo facciamo perché operiamo in modo responsabile, al fine di erogare un servizio che, adesso più che mai, ha dimostrato di essere essenziale», sono le parole di Sarzana.
Inoltre, il servizio di Deliveroo ha registrato numeri di ordini molto alti, addirittura raddoppiando nell’ultimo periodo. Questo dimostra quanto Deliveroo sia un’ancora di salvezza per il settore della ristorazione.
Il food delivery è ormai parte della vita di tutti i giorni degli italiani. Prima della pandemia, il sistema di consegna e la ristorazione tradizionale erano offerte complementari, ricorda Matteo Sarzana. La combinazione dei due aggiungeva valore al business senza che ci fosse alcuna sovrapposizione.
Ma è proprio durante la pandemia che il sistema di consegna di cibo a domicilio è diventato un servizio essenziale. Questo ha permesso a molti ristoranti di non chiudere e anzi di farsi conoscere a un pubblico più vasto. Conclude il General Manager: «torneremo a frequentare i nostri ristoranti preferiti e continueremo a ordinare cibo a domicilio su Deliveroo».
Lockdown 2.0: Amazon e altri delivery system
È proprio quella di Amazon la pubblicità natalizia più amata del momento. The Show Must go on è il titolo del video, ma anche della celebre canzone dei Queen. Racconta la storia di una ballerina che, come tutti gli artisti in questo periodo, si è vista cancellare lo spettacolo di danza per cui si stava preparando, causa emergenza pandemia. Grazie all’aiuto della famiglia e del vicinato, la ragazza è riuscita lo stesso a esibirsi, tra gli applausi della gente dai balconi. Scena che tutti noi conosciamo bene.
Quello che Amazon vuole dare è un messaggio di speranza. Lo spettacolo, così come la vita, devono andare avanti. Il colosso dell’e-commerce è una delle realtà aziendali che più ha beneficiato della pandemia. La costrizione di rimanere a casa ha portato le persone a ricorrere all’utilizzo dei sistemi di delivery.
Quanto riuscirà Amazon a gestire gli ordini dei suoi utenti in questo secondo lockdown? È una domanda che sorge spontanea, visto il rallentamento subìto nella scorsa primavera. Rallentamento dovuto a una decisione ben precisa: quella di consegnare solo i beni di prima necessità. Infatti, da marzo a maggio era possibile ordinare solo la spesa alimentare, i prodotti per bambini e per la salute della persona, forniture industriali, scientifiche e per gli animali domestici, a Milano così come in tutta Italia.
In seguito la situazione si è sbloccata, ma durante questo lockdown 2.0 le consegne sono nuovamente rallentate. Il consiglio che da’ il direttore finanziario di Amazon, Brian Olsavsky, è quello di ordinare i regali di Natale con largo anticipo. Infatti, il volume degli affari previsto per le prossime settimane, unito al distanziamento imposto dalle norme anti Covid-19, avrà un notevole impatto sui tempi di consegna nei prossimi mesi.
Questa frenesia ha sollevato delle critiche da parte dei dipendenti di Amazon. I ritmi di lavoro nello smistamento e nella spedizione dei prodotti sono incrementati, poiché sono aumentati il distanziamento all’interno dei magazzini e le misure anti contagio.
Lockdown 2.0: la parola a Decathlon
La prima ondata ha determinato la chiusura di quasi tutti gli esercizi, tra cui le palestre. Infatti, quelle di Decathlon erano tra le spedizioni più frequenti. Le persone si sono improvvisate personal trainer di se stessi o hanno fatto attività fisica seguendo i tutorial su YouTube. E per fare questo, hanno avuto bisogno degli attrezzi giusti. Decathlon è stato uno dei negozi con più richieste di spedizione.
Alessandro Magni è l’e-commerce payment & delivery project manager di Decathlon. Ho avuto il piacere di porgli delle domande riguardo all’organizzazione del delivery system del negozio. Magni ha sottolineato come il primo lockdown li abbia colti impreparati, così come è successo a tutti. L’aumento improvviso delle vendite sul sito ha messo a dura prova l’organizzazione logistica, in particolare modo quella di Basiano (MI). Così come quella dei corrieri, che hanno dovuto far fronte a una domanda altissima di articoli sportivi. Queste difficoltà, continua Magni, li ha costretti a limitare il numero massimo di ordini giornalieri e aumentare i tempi di consegna.
In che modo Decathlon sta affrontando il lockdown 2.0? Prima di tutto, ha diversificato l’organizzazione logistica. Poi, a essere meno vulnerabili in caso di chiusura forzata di un sito e distribuendo il carico di lavoro sui quattro centro logistici Decathlon su territorio nazionale. Inoltre, fin dalla prima chiusura, è stata attuata una modalità di consegna che integra alcuni dei loro negozi come punti di spedizione a supporto della logistica. Sin dalle prime fasi di parziale riapertura, Decathlon ha messo al servizio dei clienti DecaDrive: la possibilità di ritiro senza contatto in negozio.
Per quanto riguarda il territorio di Milano, Alessandro Magni spiega che le spedizioni sono garantite senza limiti quantitativi sugli ordini. La consegna varia da un’ora se il ritiro è in negozio o entro quattro giorni per gli articoli disponibili in deposito e in negozio. Conclude il manager di Decathlon ipotizzando che queste nuove abitudini di acquisto potranno essere adottate anche in futuro. Per questo motivo, il più grande negozio di articoli sportivi investirà per garantire una migliore ed efficiente esperienza di acquisto su più canali.
Non sarà solo Decathlon a seguire questa strada, ma anche tutti gli altri siti di e-commerce operanti in Italia. Il delivery system durante il lockdown è essenziale per i consumatori milanesi e non solo. Per questo motivo, i sistemi di consegna di cibo e di oggettistica verranno incrementati.
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