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La recensione di Dustborn: un viaggio on the road tra rock, robot e amicizia (in fuga dalla Giustizia)

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In fuga dalla giustizia, in un viaggio di musica, robot e amicizia. Scopriamo subito le carte in tavola: questa recensione è entusiasta perchè Dustborn è entusiasmante.

Se fosse un film, il nuovo videogioco sviluppato da Red Thread Games e pubblicato da Spotlight by Quantic Dream, sarebbe un vero e proprio road movie, di quelli indipendenti, con una forte componente narrativa e con personaggi in grado di entrare in empatia con lo spettatore. 

Dustborn uscirà ufficialmente solo il 20 agosto, ma nel frattempo godetevi la nostra recensione in anteprima.

Una band punk-rock in viaggio (o in fuga)?

Dustborn ci trasporta nell’anno 2030 di un universo parallelo. Una realtà in cui un misterioso evento chiamato Broadcast ha cambiato per sempre il mondo, dividendo gli Stati Uniti in tre diverse repubbliche. Un evento che ha fornito, ad un ristretto gruppo di persone, le Vox (dei poteri vocali unici). Questi individui, chiamati Anomali, sono quindi perseguitati dai poteri di 2 dei 3 Stati, in quanto visti come pericolosi per lo status quo delle cose.

La narrazione si dipana magistralmente, e con la giusta lentezza, attraverso il personaggio di Pax, interpretata dal giocatore stesso. Questa, e il suo gruppo di amici Anomali, si ritrova in fuga da Pacifica (governata dai Puritani, un gruppo di cultori della tecnologia) con lo scopo di arrivare in Nuova Scozia per consegnare una misteriosa chiavetta USB. Nuova Scozia, inoltre, promette asilo politico agli Anomali, che possono così vivere in libertà.

Per riuscire nella missione, il gruppo dovrà attraversare l’opprimente Repubblica (gestita dalla Giustizia, un governo fascista nato nel mito di Kennedy). Ufficialmente il gruppo – inizialmente composto dalla stessa Pax, dall’apprensiva Sai, dal nonbinary Noam e da Theo (unico della banda a non essere Anomalo) – è una band punk-rock in tour per gli Stati (dis)Uniti. Il nome della band? Dustborn, ovviamente.

Ben presto però il gruppo si allarga, accogliendo CT (un robot-autista dal passato ambiguo come educatore di bambini), Zee (sorella di Pax) e altri Anomali, grandi e piccoli, accolti dal gruppo, che si sposta a bordo di un tour-bus degli anni ‘70. Una menzione speciale va inoltre alle musiche del gioco: letteralmente spettacolari.

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Il nostro Fumetto

Ma non è finita qui. Il mondo presentatoci da Dustborn è estremamente variegato, e assolutamente irresistibile. Interagendo con ciascuno dei personaggi, non solo è si può scoprire la verità sul Broadcast, ma soprattutto, è possibile tessere, mantenere o distruggere le relazioni interprersonali del gruppo. Ogni scelta di Pax influenza il corso della storia, la quale viene divisa in capitoli, riassunti in un’apposita sezione chiamata Fumetto

Le pagine del nostro fumetto non solo ci ricapitolano quanto avvenuto, ma ci evidenziano anche le scelte effettuate (mostrandoci in che percentuale gli altri giocatori hanno optato per le medesime soluzioni). Un aspetto, quest’ultimo, che ci ha inevitabilmente ricordato la spettacolare avventura narrativa di As Dusk Falls (che non a caso è stato sviluppato da ex membri del team di Quantic Dream). Il livello di rigiocabilità è quindi elevatissimo.

La recensione di Dustborn: un gioco che emoziona (nonostante l’ossessione per Marilyn Monroe e JFK)

Si commetterebbe un grande errore nel credere che Dustborn sia un gioco luttuoso e serioso. Ciò che ci ha colpito maggiormente è proprio la capacità del titolo di farci provare una svariata gamma di emozioni. Se siete particolarmente emotivi piangerete in  determinati momenti (vi evitiamo gli spoiler). Riderete, molto, in alcune conversazioni assolutamente nonsense, che quasi abbattono la quarta parete videoludica.

I riferimenti culturali sono tutti da cogliere, come l’ossessione del gioco per Marilyn Monroe, che nell’universo di Dustborn è ancora viva. Troverete bizzarro, ad esempio, dover cantare “Happy Birthday to you” ad un procione chiamato Mr President. Quindi si: canterete “Happy Birthday Mr. President” proprio come la vera Marilyn fece con JFK (altro personaggio storico frequentemente citato).

Insomma, Dustborn è un videogioco tridimensionale, perchè gli stessi personaggi sono tali. Questi svilupperanno e amplieranno il loro carattere, a seconda di come interagirete con loro. Se lasciate l’apprensiva Sai in preda alle sue ansie, probabilmente diventerà ingestibile e irritabile. Nel mezzo c’è tutto il resto: la vecchia fiamma dell’amore tra Pax e Noam che potrebbe divampare in un incendio; un robot che potrebbe conquistare o tradire la vostra fiducia; le gelosie e le amicizie. Una band in tour che deve restare unita per sopravvivere. 

Il gameplay: dialogare, combattere, catturare Echi e suonare il grande rock

Il gameplay di Dustborn è anch’esso decisamente variegato. Il titolo può essere sommariamente diviso in quattro macro-strutture. C’è la componente narrativa (che si dipana attraverso le scelte di Pax, attraverso le conversazioni). Ci sono i combattimenti, divertenti e frenetici, armati di mazza da baseball potenziabile. Altra componente è quella dei concerti e della scrittura delle canzoni, che avvengono nel più classico stile rhythm game (con tasti da premere col giusto tempismo).

Infine c’è l’esplorazione. Quest’ultima, sebbene limitata da muri invisibili, è comunque soddisfacente grazie al sistema di ricerca degli Echi attraverso il MeMe.

Gli echi sono agglomerati di disinformazione pura, che dall’evento Broadcast hanno infettato le menti degli esseri umani, inducendoli a paure e divisioni (favorendo così l’ascesa dei governi fascisti). Pax, attraverso un dispositivo chiamato MeMe, può letteralmente vedere di Echi e catturarli (con mini-game annesso). Catturare il giusto quantitativo di Echi permette a Pax di creare nuove Vox, parole che hanno poteri speciali e che solo gli Anomali possono padroneggiare. Le Vox saranno particolarmente utili sia in combattimento (ad esempio si possono mettere i nemici gli uni contro gli altri), sia per “manipolare” le conversazioni.

La recensione di Dustborn in poche righe

Nel rileggere questa nostra recensione di Dustborn, ci rendiamo conto che sono tante le cose non dette. Il microcosmo presentato dal gioco è talmente vasto, che è impossibile riassumere tutto. Vi basti sapere che la storia, che all’inizio può risultare confusionaria, è assolutamente accattivante. Questo perchè Dustborn si prende il suo tempo per raccontare tutto, proprio come quei bellissimi road movie citati all’inizio di questa recensione. 

Progressivamente, tutti i tasselli andranno al loro posto, e la stessa Pax scoprirà il suo futuro. Un futuro che sarà plasmato dalle scelte, le nostre. Sta sempre a noi, poi, stabilire il ritmo del nostro gameplay. Potremo scegliere di approfondire la narrazione, parlando con tutti i personaggi. Al contrario, se la componente narrativa ci interessa poco, potremo evitare i dialoghi e cimentarci nell’azione, tra combattimenti frenetici, poteri speciali e adrenalinici concerti dal vivo.

Insomma, è il vostro fumetto. E sta a voi scrivere la vostra avventura.

Dustborn, PS5
  • Dustborn è un gioco di azione e avventura per giocatore singolo, basato su una trama, sulla speranza, l'amore,...

Ultimo aggiornamento 2024-08-14 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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