Fino a poco tempo fa il fotovoltaico con accumulo non era nemmeno considerato. I costi per gli impianti erano piuttosto alti, la durata delle batterie era troppo breve e il rientro dell’investimento iniziale non era garantito. Oggi però il quadro generale sta cambiando e il merito – o la colpa, se preferite – è del rincaro bollette e del bonus ristrutturazione 2022.
Oggi quindi sono tantissimi gli italiani che stanno pensando di adottare questi sistemi ma, esattamente, come funzionano? Cosa cambia rispetto ad un impianto fotovoltaico classico? Quanto mi costa? E che vantaggi offre il fotovoltaico con accumulo?
Fotovoltaico con accumulo: che cos’è e come funziona
Gli impanti fotovoltaici esistono ormai da anni. Siamo abituati a vederli sui tetti delle case, delle aziende e persino in mezzo ad immensi prati, collegati a centrali che poi si occupano di gestire l’energia prodotta. Perché è questo che fanno: usano le celle fotovoltaiche, che compongono i singoli pannelli, per produrre elettricità.
L’idea, come dicevamo poco sopra, non è di certo recente. A pensarci fu lo scienziato Edmond Becquerel nel 1839.
Nel corso del tempo abbiamo affinato la tecnica per riuscire a rendere gli impianti fotovoltaici un po’ più abbordabili. Questo perché, ad un certo punto, è diventato indispensabile affidarsi alle energie rinnovabili per cercare di preservare il pianeta, senza ovviamente rinunciare ad interessi un po’ più egoistici, come risparmio o, addirittura, possibilità di guadagno.
Oggi il fotovoltaico è in crescita, seppur abbia un evidente limite: un impianto classico permette di consumare l’energia che viene prodotta in tempo reale. Questo significa che tutto ciò che viene prodotto in eccesso non viene normalmente stoccato da qualche parte ma restituito alla rete elettrica.
Normalmente il proprietario di un impianto consuma il 30% di quello che produce mentre il 70% viene messo a disposizione delle altre persone.
Quindi io produco energia e altri la usano gratis? Non esattamente.
Ogni 6 mesi Gse (Gestore dei servizi energetici) vi versa circa 0,10 € per ogni kWh che avete donato alla rete.
Questo però non significa guadagnare dei soldi. Dovete infatti considerare che, quando il vostro impianto non funziona – ad esempio di notte -, dovete prelevare energia dalla rete, pagandola più di 0,20€/kWh.
Il fotovoltaico con accumulo vi aiuta a superare, almeno in parte, il limite degli impianti solari. Questi sistemi infatti integrano una batteria che consente di immagazzinare l’energia elettrica prodotta in eccesso, così potete utilizzarla in un secondo momento.
Tutto questo vi aiuta a sfruttare meglio il vostro impianto, riuscendo a consumare circa il 50% dell’energia effettivamente prodotta.
Facciamo un esempio pratico.
Supponiamo dobbiate uare la lavatrice.
Se lo fate durante il giorno, quando l’impianto classico è operativo, sfruttate automaticamente l’energia solare convertita dai pannelli.
La sera però, senza una batteria ad accompagnare l’impianto fotovoltaico, il discorso cambia: dovrete usare e pagare l’elettricità fornita dal vostro fornitore.
Il fotovoltaico con accumulo vi permette di far partire la lavatrice la sera senza appoggiarvi al fornitore, andando ad utilizzare l’energia immagazzinata nel corso della giornata.
Fotovoltaico con accumulo: quanto costa?
Una volta compreso il funzionamento, è bene capire quali siano i prezzi del fotovoltaico con accumulo. In media un impianto fotovoltaico costa tra i 2.000 e i 2.500 € al kW, a cui dovete sommare i costi del sistema di accumulo. Considerando una tradizionale batteria al litio, ci aggiriamo sui 1.000/1.500 €/kWh.
Tradotto significa che un impianto da 3 kW di fotovoltaico con 5 kWh di accumulo parte da circa 11.000 €.
Se state pensando “sicuramente si ripaga da solo“, beh… si e no.
Calcolate che le batterie da accumulo presenti ora sul mercato sono garantite 10 anni e non è detto che in questo lasso di tempo riusciate effettivamente a rientrare dell’investimento. Secondo un’indagine svolta da AltroConsumo nel 2020, considerando un costo totale di 14.000 € (6.000 € per l’impianto e 8.000 € per una batteria da 6 kWh), il tempo necessario per il pareggio costi-risparmio è di 15 anni, 5 anni in più della durata effettiva della batteria.
Quindi lascio perdere? Eh no.
In realtà questo è un ottimo momento per valutare il fotovoltaico con accumulo. Il Bonus Ristrutturazione infatti è stato prorogato fino al 2024.
Il Bonus Ristrutturazione 2022
La Legge di Bilancio 2022 ha esteo il Bonus Ristrutturazione fino al 31 dicembre 2024. A partire quindi dal 1° gennaio 2022, i cittadini italiani possono detrarre il 50% di quanto speso per la ristrutturazione di un immobile abitativo fino a un massimo di 96.000 €.
A richiedere il bonus possono essere:
- il proprietario dell’immobile:
- il nudo proprietario;
- chi detiene un diritto di godimento sull’immobile;
- l’inquilino;
- il comodatario;
- i soci delle cooperative o delle società semplici;
- gli imprenditori individuali, limitatamente agli immobili abitativi.
Il Bonus Ristrutturazione 2022 copre 3 macro-categorie: la manutenzione straordinaria, il ristauro e risanamento conservativo e la ristrutturazione edilizia. Questo include anche l’installazione di impianti per l’uso delle energie rinnovabili.
Il contribuente che vuole usufruire nel Bonus potrà scegliere una tra queste modalità:
- pagare il totale al fornitore e poi detrarre il 50% di quanto speso in dieci anni;
- cedere il credito a un istituto finanziario, così da ottenere liquidità immediata a fronte però del pagamento di una piccola percentuale;
- chiedere lo sconto in fattura, dopodiché il fornitore sarà libero di optare per una delle due modalità descritte sopra.
Vi segnaliamo due cose importanti. La prima è che per ottenere il Bonus ristrutturazione dovrete effettuare il pagamento attraverso un bonifico parlante, bancario o postale. La seconda è che la Legge di Bilancio 2022 include il Decreto anti-frode che rende obbligari il visto di conformità (quindi una dichiarazione del professionista che installa l’impianto che conferma che avete diritto al bonus) e l’attestazione di congruità delle spese, redatta da un tecnico abilitato che dovrà verificare se sono stati rispettati tutti i limiti fissati della normativa per ogni intervento fatto.
Conviene davvero?
Qualcuno potrebbe dirvi che, con questo sistema, potrete azzerrare la bolletta.
È falso.
Prima di tutto perché la bolletta non è composta solo dalla materia prima. Ci sono anche le spese per il trasporto, la gestione del contatore e gli oneri di sistema.
In secondo luogo difficilmente arrivate a coprire il 100% del vostro fabbisogno.
Il fotovoltaico con accumulo però potrebbe aiutarvi a coprire il 75-80% dei consumi, il che darebbe comunque un bel taglio alla bolletta della luce. Se poi sostituite le vecchie caldaie a gas con le pompe di calore, potreste dare un taglio anche alla bolletta del gas, risparmiando così su entrambi i fronti.
Quale “batteria” scelgo?
Se avete deciso di puntare sul fotovoltaico con accumulo, lo step fondamentale è rivolgersi ad un professionista. A lui spetterà il compito di consigliarvi la soluzione migliore tenendo presente tutti i fattori necessari come dimensioni dell’impianto, capacità, potenza, modularità, durata e molto altro ancora.
Questo però non significa non dobbiate arrivare preparati.
Prima di tutto dovete sapere che esistono vari tipi di batteria. Nello specifico abbiamo quelle al piombo-acido, al litio, al gel, stazionarie e AGM. Allo stato attuale quelle al litio e a gel sono le più diffuse poiché hanno una vita media più lunga rispetto alle altre, non richiedono manutenzione e sono più leggere.
I parametri base da considerare sono 3:
- capacità: quanta energia elettrica può stoccare la batteria;
- potenza: la velocità con cui la batteria immagazzina l’energia;
- durata: ossia l’arco di vita della batteria, che normalmente viene misurata in numeri di cicli di carica e scarica. Come dicevamo la media è circa 10 anni, ma una batteria può durarne anche 15 anni.
A consigliarvi l’accumulatore giusto, tenendo conto di questi elementi, sarà l’installatore ma nel frattempo ve ne suggeriamo 3.
LG Chem RESU
RESU è la soluzione residenziale di LG Chem che assicura una capacità dell’80% dopo 10 anni di utilizzo.
È monofase, ha una capacità che può essere di 3,3, 6,5 o 9,8 kW ed la potenza va dai 3 ai 5 kWh.
Due i tipi di installazione prevista: a parete o a pavimento, sia in ambienti interni che esterni.
Occhio però alle temperature: dovrebbe stare in ambienti tra i 15° i 30°C e sopporta variazioni da 0° a 40°C. Questo significa che se abitate in posti con temperature basse e inverne molto rigidi non potete assolutamente installare fuori questo accumulatore.
Tesla Powerwall
Non solo auto per Tesla. Qualche anno fa l’azienda di Elon Musk ha iniziato a produrre anche gli accumulatori per il fotovoltaico, dando vita ad un prodotto particolarmente interessante. Powerwall non solo è esteticamente curato ma funziona con temperature dai -20° ai 50°. La capacità è di 13,5 kWh con possibilità di unire fino a 10 Powerwall per un totale di 135 KWh, mentre la potenza è di 7 kW di picco e di 5 kW effettiva continua.
Varta Pulse
Concludiamo con Varta e la sua Pulse da 3,3 o 6,5 kWh, con la possibilità di affiancare un massimo di 5 unità.
Qui la potenza va da 1,6 a 2,5 kW, l’installazione è solo a parete e la temperatura sopportata va dai 5° ai 30°C.
Sulla carta quindi è meno interessante della concorrenza ma compensa con un prezzo più contenuto.
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