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Dentro i podcast: intervista a Francesco Baschieri, CEO di Spreaker

Chiacchierata in esclusiva con uno dei fondatori dell’hosting per podcast

Dopo l’intervista di qualche giorno fa alla branded podcast producer Rossella Pivanti, proseguiamo con le nostre incursioni nell’universo del podcasting.

Stavolta abbiamo chiacchierato con Francesco Baschieri, nientemeno che il CEO di Spreaker, ovvero uno dei principali hosting per podcast.

Che cos’è un hosting? Diciamo che si tratta, semplificando al massimo, di un luogo virtuale in cui caricare i file audio delle puntate di un podcast, che da lì vengono poi distribuite alle varie piattaforme. Ma Spreaker è anche molto altro: permette di monetizzare con i podcast, seguirne le statistiche, oltre che ascoltare contenuti audio. E, con Spreaker Studio, dà anche la possibilità di crearli, i contenuti.

Dispensato Francesco Baschieri dal fornirci lui questa definizione, non lo solleviamo però dal farci una rapida cronistoria di Spreaker dalle origini a oggi.

Francesco Baschieri

Spreaker: un po’ di storia

L’idea di fondare Spreaker, ci racconta Francesco, gli è venuta alla fine del 2008, assieme ad altri soci di una precedente azienda. Il progetto originario era quello di un prodotto radiofonico, che poi però ha rapidamente abbandonato la sponda musicale per approdare a quella dei contenuti.

Ecco che nel 2009 si definisce l’idea di Spreaker come una web radio il cui palinsesto fosse assemblabile tramite i contenuti creati dagli utenti. La piattaforma avrebbe risolto tre problemi, fornendo gli strumenti per creare i contenuti, occupandosi dei diritti sulla musica utilizzata, e badando alla produzione.

La versione beta di Spreaker è partita a gennaio del 2010, e subito Francesco Baschieri si è trasferito a San Francisco per studiare l’ambiente, cercare finanziatori e… incassare rifiuti. La radio? “Non se ne parla nemmeno”. Il podcast? “Morto nel 2005”.

In breve, se nei primi anni Spreaker è riuscito a crescere è stato grazie a piccoli investitori italiani. L’azienda nel 2014 inizia a mutare da piattaforma di audio live a tool per podcaster. E l’anno successivo – in sorprendente anticipo sui tempi – lo staff comincia a lavorare da remoto.

Spreaker oggi. E domani?

I numeri crescono e Francesco, dopo un’esperienza berlinese dal 2013 al 2015, nel 2017 si trasferisce a New York. Dove l’anno successivo, dalla fusione tra Spreaker e BlogTalkRadio, nasce Voxnest. Che nel 2020 viene acquisita da iHeartMedia, principale audio company degli Stati Uniti.

Inevitabile, a questo punto, la nostra domanda su quale potrebbe essere il futuro prossimo di Spreaker. Francesco Baschieri ci risponde che la previsione, o più che altro il desiderio, è quello che Spreaker torni a rendere centrale il suo spirito originario di piattaforma, che aiuti a distribuire con successo i contenuti audio. Un punto d’incontro, insomma, tra creatori e fruitori.

Come riuscirci? Chi lo sa, dice Francesco con una risata. Sarà l’impegno per i prossimi due-tre anni.

logo spreaker from iheart positive

Italia e Stati Uniti

Altrettanto irrinunciabile, essendo Francesco un italiano di stanza negli Usa ormai da anni, la domanda sulle differenze tra i due Paesi per quanto riguarda l’universo del podcast.

Siamo in forte ritardo? La risposta è un “sì ma”. Il ritardo è più che altro palpabile nel business. Intanto per quanto riguarda le somme investite: le aziende americane, per il branded podcast (che di solito è solo uno degli strumenti di articolate strategie pubblicitarie), investono somme a oggi imparagonabili con quelle delle nostre realtà. Si parla, per intenderci, di milioni di dollari contro – quando va bene – qualche decina di migliaia di euro. A cambiare è poi l’approccio: è ad esempio impensabile, negli Usa, accedere a contenuti audio a pagamento. Francesco cita il New York Times: è il giornale a richiedere una piccola somma per la fruizione, mentre l’audio è disponibile gratis. Si tratta evidentemente di un format ormai entrato, negli Stati Uniti, nella quotidianità degli utenti.

I contenuti, sempre

La successiva domanda (piccola ossessione dell’estensore di queste righe) somiglia a quella fatta a Rossella Pivanti: nella moltitudine dei podcast disponibili, non c’è un’eccessiva attenzione alla confezione, a discapito della forza e originalità dei contenuti? Perché il podcast non punta sulla sua natura primitiva di mezzo elementare, che veicola un contenuto attraverso la nudità della voce?

Sì, dice Francesco, c’è magari una certa tendenza a uniformarsi a certi contenitori di successo. Ma una cosa è certa, e lascia piuttosto tranquillo il CEO di Spreaker: la fame di contenuti non è placabile. Per cui, chi è capace di innovare e di portare all’ascolto del pubblico storie forti, vere e originali, avrà sempre ottime possibilità di successo.

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La domanda tabù

La curiosità è troppa: chiediamo quali podcast, ultimamente, Francesco Baschieri abbia ascoltato e apprezzato.

La risposta è inevitabilmente vaga. Ma solo dopo averla posta ci sovviene l’indelicatezza della domanda: la stragrande maggioranza dei contenuti audio passa da Spreaker prima di essere distribuita nelle varie piattaforme. Sarebbe stato come chiedere a una madre a quale dei propri figli vuole più bene.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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