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Come è cambiato: il gioco

Breve storia dell’attività ludica dalle origini (dell’uomo) a oggi

Oggi, cari lettori, ci siamo proprio scelti una bella gatta da pelare.

Perché vi daremo contro di come è cambiato il gioco, ossia l’azione di giocare, attitudine connaturata all’uomo. Che dunque è nata con lui e con lui – auguriamoci il più tardi possibile – morirà.

Ma procediamo, come di consueto per questa rubrica, dando una definizione dell’argomento di cui parleremo.

Che cos’è il gioco

Il gioco, in una definizione sintetica, è un’attività (quasi sempre divertente) di intrattenimento volontaria svolta da adulti, bambini o anche animali, a scopo puramente ricreativo. Ed ecco che occorre una prima precisazione, ricordando che alcuni giochi possono essere svolti anche per finalità di guadagno (economico, di prestigio eccetera).

Con gioco si intende anche ogni specifica attività ricreativa di tipo competitivo, con regole e obiettivi specifici. Ed è qui che si abbandona la dimensione di puro divertimento.

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L’origine del gioco

Se già la definizione di gioco ci fa intuire quanto sia vasto l’ambito, la sua origine non ci semplifica la vita. Perché l’attitudine allo svago nasce con la comparsa dell’uomo, è una delle sue caratteristiche intrinseche.

Lo testimoniano pitture rupestri, affreschi e mosaici conservati nei musei di tutto il mondo. Non c’è dunque un luogo o un tempo in cui il gioco è nato. O meglio: se li sapessimo individuare, avremmo scoperto quando e dove è sorta l’umanità.

Una curiosità: assieme al gioco nasce il gioco d’azzardo. Trarrete voi, se vorrete, eventuali conclusioni sulla natura umana.

Come è cambiato il gioco: i primi manufatti

È senza dubbio più semplice citare alcuni dei più antichi giochi giunti sino a noi.

Primissimo reperto in ordine cronologico è una scacchiera corredata di dadi e pedine, che risale circa al 2500 a.C., rinvenuta tra i resti della città di Ur, in Mesopotamia.

Ma la prima produzione artistica raffigurante un gioco è di molto precedente. Nella tomba reale di Merknera, vissuto in un periodo databile tra il 3300 e il 2700 a.C., è raffigurato il Senet, una specie di antenato del backgammon.

Come giocavano gli antichi

Per scoprire come è cambiato il gioco occorre procedere per rapidi balzi temporali. La cosa straordinaria è che alcune attività ludiche, nella loro semplicità e perfezione, sono giunte tali e quali sino a noi. E probabilmente non smetteranno mai di divertire grandi e piccini.

Nell’antichità, ad esempio, esistevano già le bambole. Ed erano stati sviluppati giochi come il salto con la corda, il girotondo, l’altalena, il tiro alla fune, le trottole e gli yo-yo.

Nell’antichità greco-romana si sono sviluppati moltissimi giochi di origine sportiva, dalla corsa alla lotta, oltre ai giochi con la palla.

Come è cambiato il gioco: il Medioevo

Svariati i giochi che nascono in una determinata epoca o latitudine, magari scomparsi, ma di cui abbiamo testimonianza.

Nell’epoca medievale continuano e si sviluppano i giochi con la palla (sarà perfezionato quello che oggi viene celebrato come il calcio storico fiorentino).

Inoltre, nella stessa epoca nascono il golf, i birilli, addirittura il biliardo.

Dal Medioevo all’Ottocento

Nel Quattrocento in Germania sorgono le prime fabbriche di bambole, e proseguono tante attività ludiche all’aperto, arrivate sino a noi: dal nascondino alla corsa nei sacchi, l’elenco sarebbe sterminato.

Il vero sviluppo dei giochi che potremmo definire indoor avviene intorno alla metà del Settecento, grazie all’impulso della rivoluzione industriale: si producono in grandissima quantità tombole, carte, giochi dell’oca, abbecedari, lanterne magiche…

Nell’Ottocento appaiono i primi giochi meccanici, e quella ludica è ormai diventata una vera e propria industria: già all’inizio del secolo alcuni negozianti avevano cataloghi con più di 12.000 giochi.

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Il Novecento

Altrettanto arduo, se non procedendo per grandi approssimazioni, darvi conto di come è cambiato il gioco nel Novecento.

Nei primi decenni si sviluppano giochi elettrici, come i trenini, e si iniziano ad affermare su scala globale i giochi da tavolo.

Negli anni Settanta ecco la rivoluzione: i videogiochi, che in realtà esistevano già da una ventina d’anni, entrano nelle case con le console Atari. La storia recente la conosciamo tutti: i videogiochi sono sempre più sofisticati e realistici, con tutto il fascino e tutti i rischi di dipendenza che ciò comporta.

E se fino a qualche anno fa miravano a mimare quanto più possibile la realtà, oggi sta capitando qualcos’altro.

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I giochi di oggi e di domani

Oggi, con i visori di realtà virtuale, si entra in realtà parallele, dotate di una loro autonomia. Chissà quali opportunità saranno offerte nel futuro prossimo da una tecnologia già capace di tradurre i pensieri in azioni. L’intelligenza artificiale sarà indubbiamente in grado di mettere sul mercato giochi in cui calarsi in modo sempre più immersivo e personalizzato.

Ma l’attitudine al gioco è innata nell’uomo, e continueremo sempre a essere attratti da alcuni antichi e semplici gesti: inseguire un pallone, dondolarci sull’altalena o maledire l’amico seduto di fronte se farà scopa prima di noi.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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