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Recensione Hero Express, eroi tristi e fortissimi fattorini

Il Fantastico Studio romano ha colpito un'altra volta con le sue avventure al doppio gusto pixel e amarcord

Fantastico Studio non annoia mai, come ha già dimostrato nei due titoli lanciati nel corso degli ultimi anni, ossia Landflix Odissey e Black Paradox. Arrivato al terzo titolo, il team romano si dimostra sempre più senza freni, proprio come il gioco in questione, proseguendo la produzione all’insegna dell’ironia e della semplicità di linguaggio, senza dimenticarsi di una buona dose di strizzatine d’occhio alla cultura pop americana. Queste sono le linee essenziali di Hero Express, gioco di guida a scorrimento orizzontale uscito per la portatile Nintendo Switch lo scorso 5 luglio, in seguito alla disponibilità su Steam e Xbox One.

Un eroe a metà e il sapore della sconfitta

In questo colorato mondo bidimensionale vivremo una storia il cui incipit è davvero breve e chiaro: i mostri hanno invaso il pianeta Terra e solo il nostro eroe potrà salvarla, grazie ai suoi numerosi strumenti infallibili e al suo amico fattorino, il suo braccio destro nei momenti peggiori. Il nostro eroe infatti è ben lontano dagli imbattibili personaggi che abbiamo in mente. Già per come è stato battezzato, Sadly Hero, l’avventura si preannuncia davvero tutta un programma. Privato delle sue potenti armi è perduto: saremo noi a doverlo aiutare, mettendoci al volante del camioncino di Delivery Guy, il corriere che velocemente e evitando qualsiasi ostacolo porta a destinazione preziosi carichi, gli strumenti necessari per salvare il mondo.

Ci imbattiamo in una serie di percorsi lungo i quali il team ribadisce i due comuni denominatori dei giochi da esso finora sviluppati: stile retrò e difficoltà del gameplay. Viene così riproposto il classico stilema “easy to learn, hard to master” già riscontrato nelle precedenti produzioni di Fantastico Studio, per non farci mancare di farci assaggiare l’amaro gusto della sconfitta perenne (o quasi) anche in Hero Express. Infatti, per quanto sia facile imparare a guidare il nostro veicolo, ben altra cosa è arrivare illesi al traguardo di ogni livello, segnalato in alto dalla barra di avanzamento nel percorso. Un viaggio difficile e che farà saltare facilmente i nervi, ma chi è già aduso alla produzione dello studio, sa bene che i loro giochi non conoscono il concetto di “semplicità”.

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Guidare: facile a dirsi, difficile a farsi

Sempre parlando di veicoli, ne guideremo uno sempre diverso in ogni livello, così come cambieranno i panorami e i boss finali da sfidare, per nulla facili da sconfiggere, ma non del tutto imbattibili. 11 veicoli per 11 livelli: il numero perfetto, non eccessivo né ridotto all’osso per vivere ogni partita con il giusto equilibrio tra accelerazione e frenata. La soluzione infatti non sarà andare sempre a tutta velocità, poiché il rischio di ribaltarsi ed esplodere è dietro l’angolo (o meglio, dietro una duna). Ogni livello infatti non solo ci pone di fronte a una serie di ostacoli imprevedibili e a un percorso irregolare e periglioso, ma anche al rischio di non arrivare in tempo al traguardo per via della benzina che si esaurirà lungo la strada, determinando così una sorta di conto alla rovescia che non ci darà tregua.

Ogni livello è un mondo a sé, con sue caratteristiche ben definite. All’inizio di ognuno di questi è possibile migliorare le statistiche del proprio veicolo, ma solo dopo aver guadagnato qualche mazzetto di verdoni in giro per le strade piene di perigli, per rendere il nostro bolide più potente e scattante, che sia un taxi o il classico pullmino hippie da viaggio on the road. Per guidare questi veicoli dovremo imparare alcuni semplici comandi, divisi e intercambiabili tra due combinazioni, anche se di fatto le variazioni sono davvero minime. Anche le varianti di difficoltà del gameplay sono due, “normale” e “difficile”, selezionabili all’inizio di ogni sfida e limitando di molto la possibilità di vivere le varie corse a modalità differenti. L’adrenalina non può mancare di sicuro, ma nemmeno la difficoltà nel tentativo di controllare a fatica i nostri veicoli.

Viaggio nel passato tra pixel e musiche a 8 bit

Queste limitazioni sono però affiancate da una libertà non indifferente, ma che rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio. Infatti un altro aspetto di Hero Express è la possibilità di scegliere liberamente quale livello affrontare, senza dover sbloccare sulla mappa l’uno o l’altro a seconda dei progressi fatti fino a quel momento. Se da una parte questo fatto permette al giocatore di vagare liberamente da un panorama all’altro, finisce presto però l’effetto sorpresa e il gusto di conquista che si potrebbe assaporare sbloccando i livelli a seconda dei punti accumulati. Una decisione che va sì incontro al giocatore desideroso di sentirsi libero di esplorare tutto quanto il gioco ha da offrire, ma forse un po’ meno accattivante per chi fosse alla ricerca di una sfida più tradizionale.

Analizzando invece la cifra stilistica di Hero Express balza all’occhio la sua pixel art che unisce modernità e un impatto visivo e sonoro che ci riporta indietro di almeno due decenni, se non di più addirittura. Gli spazi visivi sono riempiti da grandi forme geometriche, blocchi di colori con poche sfumature e tonalità e poco altro, all’insegna della semplicità, e per quanto sarebbe stato apprezzabile un maggior livello di dettaglio il colpo d’occhio è piacevole.

La colonna sonora è composta da brani semplici, note ed effetti sonori che sanno anche un po’ di nostalgia e che ci accompagnano durante un viaggio compiuto su una console della quale si sfruttano tante peculiarità, tranne il touch screen. Infine la versione su schermo tv non è da meno: regge bene il confronto con lo schermo più ridotto della console e non perde la risposta ai comandi del nostro controller, né si sgrana troppo l’immagine. Un buon punto portato a casa anche questa volta dal team.

Hero Express

Pro Pros Icon
  • Tanti pixel e ottima atmosfera nostalgica
  • Libertà di esplorare i percorsi
  • Comandi facili da imparare
Contro Cons Icon
  • Poco ingaggio e stimolo dovuto proprio alla libertà di vagare per ogni livello
  • Difficoltà talvolta eccessiva
  • Poche possibilità di personalizzazione

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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